CAPITOLO 33

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Quel lunedì sera avevamo provato a ricucire quella prima vera ferita, quella prima crepa che si era formata tra di noi. È normale litigare, è normale che quel vaso, colmo dei nostri sentimenti, si fosse incrinato. Una crepa forse un po' più grande di altre. Le cose non dette, quelle frasi pronunciate senza pensare che avevano ferito l'altro in più di un'occasione, ma che erano sempre state taciute. Quel vaso si era a mano a mano riempito di piccole imperfezioni, ma alla fine sono proprio i difetti che lo abbelliscono e lo rendono unico. Perché una cosa perfetta è finta. Non esiste la perfezione assoluta, ma esiste quella che si crea insieme, quella imperfezione così bella da essere in realtà perfetta. E io volevo quella con Taehyung. Non volevo una relazione come quelle passate, volevo viverla veramente, sentirla in ogni parte di me. Volevo amarlo come non avevo mai fatto con nessun altro. Volevo che quel vaso fosse pieno di crepe e volevo ripararlo con lui ogni volta che se ne formava una nuova. Però anche il vaso più bello e perfetto, se spinto al limite, può rompersi. E raccogliere i cocci non è sempre così facile. Mi restava solo la fiducia, oltre che l'amore.

Dopo quella sera mi era sembrato che Tae stesse meglio, o almeno era quello che aveva voluto farmi credere. Si comportava come se non fosse successo nulla, come se quel qualcosa che lo aveva torturato fino a quel momento non esistesse più. Mi sorrideva come prima, mi baciava come sempre, mi raccontava la sua giornata ed ascoltava la mia.

Quei giorni furono strani. Stava bene? Quel problema era veramente sparito nel nulla? Eppure quelle occhiaie violacee, coperte da uno strato di correttore, contornavano comunque quei occhi, ormai misteriosi come la prima volta che li avevo incontrati. Quando lo avevo conosciuto mi ero innamorato subito di quel suo sguardo tanto dolce quanto tagliente, tanto loquace quanto pieno di cose non dette. Più eravamo entranti in sintonia più lui aveva abbassato quel muro facendomi entrare nel suo cuore. Eppure ora quel muro sembrava essere tornato, più imponente di prima. Quei sorrisi e quelle risate calde che mi avvolgevano come un abbraccio ora erano soffocanti. Vederlo felice avrebbe dovuto rendermi meno ansioso, eppure quei sorrisi erano finti, perché no, ciò che lo turbava non se ne era andato, ma stava solo venendo ignorato.

Decisi di assecondarlo. Se lui voleva ignorare qualsiasi cosa gli stesse succedendo non potevo farci nulla. Giusto? O forse ero solo spaventato di scoprire la verità? Forse ero io che volevo rimandare quella "cosa" che ero sicuro avrebbe rotto in mille pezzi il mio cuore. Per il momento serviva ad entrambi evadere dalla realtà, goderci il nostro amore. L'unica cosa che volevo fare in quel momento era baciarlo fino a dimenticare tutto il resto, come se sapessi che il tempo che ci era rimasto a disposizione fosse poco.

Nonostante ciò una parte di me continuava a chiedersi se stessi facendo la cosa giusta. Forse avrei dovuto spingerlo a parlarmene. Stavo rispettando la sua volontà o stavo egoisticamente proteggendo me stesso?

Avevo provato a parlarne anche con Jimin, ma neanche lui era riuscito ad ottenere risposte da Taehyung, solo silenzio.

Quel pomeriggio però saremmo usciti tutti e tre insieme. Forse un po' di svago serviva a tutti. E forse, in due contro uno, saremmo riusciti a capire cosa tormentasse tanto Tae.

Uscii di casa e il vento primaverile mi scompigliò appena i capelli, racchiusi in un concio approssimativo. Era una bellissima giornata. Il cielo era azzurro, con pochissime nuvole a decorarlo. Sui rami degli alberi svettavano le piccole gemme rossastre e le prime foglioline verdi. Tutto di quella giornata sembrava essere promettente, ed io lo volli prendere come un segno. Quella giornata sarebbe stata perfetta. Mi avviai verso l'appartamento dei ragazzi con un tepore nel cuore, con un barlume di speranza.

Appena arrivato mi ritrovai catapultato in una scena che ormai non vedevo da troppi giorni. Taehyung stava ridendo. Quella risata profonda e sommessa che sfociava poi in un suono più acuto, ma sempre avvolgente e caldo. Mi era mancato sentirlo ridere così. Avrei voluto essere io la causa di quella sua apparente riacquistata serenità, ma alla fine poco importava, no? L'importante era che lui avesse finalmente riso di nuovo.

Cherry tea - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora