CAPITOLO 39

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Tre settimane.

Mancavano solo tre settimane alla partenza di Taehyung.

Avevamo iniziato a pranzare di nuovo assieme tutti i giorni e a passare insieme quei pomeriggi in cui non avevo lezioni. Lui in salotto, seduto sul suo divano blu, ed io nella sua piccola cucina. Era tutto come era sempre stato tra noi. Lui ed io. Nient'altro.

"Amore, facciamo una pausa?"

Mi fermai sul ciglio della porta della cucina ad osservare il mio ragazzo sdraiato scompostamente sul divano, con indosso solo una maglietta oversize color panna e dei boxer neri. I capelli erano spettinati e ciocche rosso chiaro erano intrappolate sotto agli occhiali che aveva in testa a mo' di cerchietto.

"Ancora venti minuti, voglio finire di correggere questo paragrafo" mi rispose senza togliere gli occhi dal suo portatile.

Mi avvicinai a lui, accucciandomi a lato del divano e lasciandogli un bacio sulla tempia prima di guardare lo schermo del computer.

"Ma questo non è il paragrafo che stavi correggendo due ore fa?"

"Mmh...no?"

"Tae..."

"..."

"Fammi vedere le mani" dissi porgendogli i palmi.

Ottenni in risposta uno sbuffo, un borbottio incomprensibile e le sue mani completamente sporche.

"Ah! Lo sapevo."

"Non è colpa mia, ho comprato del nuovo carboncino e dovevo testarlo. Sai, per vedere come si stendeva sulla carta" cercò di giustificarsi.

"Compri ogni mese la stessa marca Tae" dissi ridendo e sfregandogli con le dita i polpastrelli nerastri.

Rimasi in silenzio un po', le sue mani ancora tra le mie.

"Kook?" richiamò la mia attenzione lasciandomi le mani per spostare il portatile a terra e farmi spazio sul divano.

"È una delle prime cose che ho notato di te" dissi sedendomi a cavalcioni su di lui.

"Pensavo che la prima cosa che avessi notato di me fosse la mia bellezza ammaliante, non le mie mani" mi risposte ridendo piano, spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

"Ti assicuro che le tue mani sono uno dei tuoi punti forti" dissi prendendogli una mano ed appoggiandomela sulla vita.

"Ah sì? Buono a sapersi."

Ci mise una frazione di secondo a sfoggiare sul volto quel suo sorriso malizioso, iniziando a spostare la mano sotto alla mia maglietta, solleticandomi la schiena con il lento passare delle sue dita a fior di pelle.

Ci misi altrettanto poco a fiondarmi sulle sue labbra e a spingerlo di lato per farlo sdraiare, ancora meno a togliergli la maglietta.

"Amore cosa cavolo è questo?" chiesi cercando di non ridere indicando il ricamo celeste, con le lettere J.M seguite da una stellina gialla, che svettava sull'elastico dei boxer.

"Jimin mi ha obbligato a ricamare il suo nome su tutte le sue mutande così che smettessi di usare come scusa l'essere distratto quando le mettevo."

"E perché hai indosso i suoi boxer?"

"Non ha detto che dovevo smettere di usarli...quindi..."

A quella risposta non riuscii a non ridere, soprattutto perché l'immagine di lui raffreddato, con indosso il pigiama in pile verde chiaro di Jimin, riaffiorò nei miei pensieri. Era stata la prima volta che aveva messo piede in quell'appartamento, tanto in imbarazzo quanto confuso. E ora ero di nuovo in quell'appartamento, solo con il volto non esattamente a livello di quello di Taehyung.

Cherry tea - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora