CAPITOLO 35

891 84 33
                                    

Quella frase così innocente era scivolata fuori dalla bocca di Jin con una semplicità incredibile. La stessa semplicità con cui Jimin aveva fatto scivolare quel bicchiere. La stessa che mi aveva frantumato il cuore.

Ospedale.

Cosa ci faceva Taehyung in ospedale? Perché mi aveva mentito? Perché non me lo aveva detto? Cosa mi stava nascondendo?

L'attenzione dei ragazzi tornò presto su di me, aspettandosi una reazione da parte mia, una risposta, un'azione. La mia faccia però parlava abbastanza chiaramente. Non ne sapevo nulla. E anche gli altri se ne accorsero. I loro sguardi si cercarono per capire come comportarsi e se fosse il caso di dire qualcosa. Nessuno parlò. Quel silenzio mi stava soffocando, mille pensieri si stavano affollando nella mia testa, uno sull'altro, logorandomi.

Dovevo andarmene.

"Io vado, scusate, ci vediamo" e, detto ciò, uscii. Non corsi fuori, non feci grandi scenate. Salutai e me ne andai.

Mi sembrava tutto così irreale, come se stessi vivendo in un gioco di ruolo e avessi appena parlato ad un npc. Solo che, invece di sentirmi dire una qualsiasi frase inutile e totalmente priva di senso, quello che avevo ascoltato aveva appena cambiato totalmente le regole del gioco.

Io amavo lui, lui amava me. Eravamo sempre stati onesti l'uno con l'altro. Sinceri e diretti.

Ma ora lui mi aveva mentito, cancellando in questo modo ogni certezza che avevo riposto nella nostra relazione.

C'erano state altre bugie in passato? Ce ne sarebbero state altre in futuro? Ma soprattutto, ci sarebbe stato un futuro per noi?

Basta un solo errore per far crollare il più bello dei castelli di carta. Ma noi eravamo questo? Non era ciò che volevo che fossimo. Volevo costruirlo con lui il nostro castello, mattone dopo mattone. E mi ero sempre ripromesso di ricostruire insieme quel castello se mai fosse caduto. Perché ne valeva la pena. Per lui ne valeva la pena.

Ma ora? Ora che mi trovavo in mezzo a quelle macerie ne valeva ancora la pena?

Sentivo di star pensando troppo. Infondo non sapevo nulla. Sì, era vero, mi aveva mentito, aveva sbagliato, ma forse non era corretto dargli la colpa di tutto. Forse lo aveva fatto per un motivo. Certo, qualsiasi sarebbe stata la ragione, una menzogna è sempre sbagliata.

Dovevo parlarne con lui. Era la cosa più giusta da fare, no? No.

Lui mi aveva tenuto all'oscuro di tutto, mi aveva fatto soffrire. Non era l'unico che era stato male per questa situazione. Ero stanco anche io, facevo fatica a dormire, avevo perso l'appetito e non riuscivo a concentrarmi durante le lezioni. E questo perché lui aveva deciso di non parlarmene, perché evidentemente io non ero sufficiente. Evidentemente secondo lui noi non saremmo stati in grado di superare quella cosa.

La preoccupazione e la comprensione si tramutarono in rabbia.

Ero arrabbiato con lui. Perché se ora mi trovavo in quella situazione era solo colpa sua. Era così, vero? O era il risentimento a parlare? Non lo sapevo, non riuscivo a pensare lucidamente.

"Ho finito, ti raggiungo? - KTH"

Hai finito cosa? La riunione con il professore? Non sapevo che professore fosse un sinonimo di ospedale.

Ero furioso. Per quanto aveva intenzione di continuare a mentirmi? Chiusi la chat con rabbia e cercai il suo numero tra le chiamate recenti. Stavo sbagliando, lo sapevo, ma ciò non mi impedì comunque di premere quella cornetta verde.

"Ehi amore, ora arrivo, tutto bene?"

Come faceva a fingere così bene? Mi avrebbe detto la verità se lo avessi messo all'angolo?

Cherry tea - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora