Capitolo 20

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Una figura snella e alta.

Indossa un completo nero ed ottanio, chiaramente insolito dalle nostre parti. Una lunga chioma nera mi impedisce di vedere bene il volto, riesco però a scorgere vagamente una carnagione di un pallido impressionante. Nel complesso, Loki risalta perfettamente sullo sfondo niveo dell'ambiente circostante.

È sdraiato sul letto a pancia in su, impegnato a lanciare ripetutamente un oggettino in aria, per poi riprenderlo prima che gli cada in faccia. La mia fortuna è che da qui i vetri permettono di vedere perfettamente cosa sta succedendo all'interno, mentre per lui appare solo come uno specchio.

Sfruttando questo punto a mio favore, mi avvicino ulteriormente per esaminarlo.
Nonché, quando sono a meno di un metro dal vetro, Loki arresta i suoi movimenti rimanendo immobile.

Continua a guardare il soffitto, ma ora non lancia più l'oggetto in aria.
Passa un secondo, ne passano due, tre, quattro, cinque e sei. Ancora nulla, al che mi inizio a chiedere se stia bene o meno. Si è come bloccato.

Non compio nemmeno mezzo passo in più verso l'ingresso quando d'improvviso... volta scattosamente la testa nella mia direzione.

Mi sono spaventata, quasi pietrificata alla visione dei suoi occhi.
Mi ha percepita?
Se sono certa che non possa vedermi, allora perchè mi sento così osservata? O meglio, se prima ne ero così certa, perchè ora inizia ad emergermi qualche dubbio?
Ho come la sensazione che i suoi occhi mi stiano consumando silenziosamente l'anima, dall'interno, al solo apparente contatto visivo.
È risoluto che i nostri sguardi si siano in un qualche modo comunque concatenati, nonostante lui non mi possa vedere. Forse.

Un brivido mi percorre la schiena, provocandomi la pelle d'oca. Mi sento controllata. Eppure è lui quello dentro alla stanza. Perché?
Emana un'energia immensamente ipnotizzante e difficilmente controllabile.

Poi sposta lo sguardo, e solo allora riconnetto con ciò che mi circonda. Riprende a giocherellare, con un sorriso sulle labbra che cerca di nascondere.

Devo farlo, devo entrare.
Oramai non posso fare marcia indietro.
Il mio sesto senso mi porta proprio lì dentro, non so il come o il perchè, ma sento di doverlo assecondare.
Ho bisogno di parlare con lui, devo sapere cos'è successo per poter avere una visione completa delle ultime vicende.
Consapevolezza e lucidità devono essere le parole d'ordine per poter reggere anche solo psicologicamente la sua presenza.

Respiro profondamente tre volte e compio un paio di passi verso la porta d'ingresso.
Digito il codice di sicurezza sul tastierino, affinché mi venga concesso l'accesso.
Mi stanno sudando le mani, la sensibilità delle dita mi abbandona, a momenti non riconosco nemmeno il materiale di ciò che sto toccando.
Grave, parecchio.

Ok... devo essere pacata ma decisa. Non devo farmi confondere. Devo tenere i pensieri fissi sull'obbiettivo: capire qualcosa in più. Speriamo. Forza.

La apro ed entro.
Procedo a testa bassa, fino a quando giungo vicino al tavolo centrale. Allora alzo lo sguardo.

Lui non si ferma nel giocherellare, tantomeno prova a guardarmi. Adesso riesco a distinguere dei lineamenti del suo viso che prima non avrei potuto notare.
Sciupato, stanco e magro.

-Voi midgardiani non avete l'abitudine di bussare?- ha una voce calda e profonda, paradossalmente al suo aspetto. Ferma l'oggetto in una mano, mettendosi seduto -Ti sei persa, dolcezza? I supereroi dormono al penultimo piano- solleva lentamente il volto, intronducendosi nei miei occhi

Ora come ora mi sta sorgendo qualche ripensamento.
Forse sarebbe stato meglio rimanere a letto.

-Sono Morgan, e no, non mi sono persa. Abito qui- spero non traspaia la mia titubanza, sono ben consapevole dei rischi che corro.

More Complicated | Morgan StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora