Capitolo 8

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Quando finalmente riuscii ad addormentarmi feci un sogno orribile:

Era mezzanotte. Ero in una casa abbandonata, da sola. In lontananza vidi una figura nera, non riuscivo a capire chi fosse finché non arrivò ad un passo da me. Ero io. Sul mio volto spuntò un sorriso pauroso, psicopatico. La me pazza mi scrutò curiosa, poi mi diede le spalle e avanzò in avanti. Io, curiosa la seguii fino a che arrivammo davanti a due persone legate a delle sedie che pregavano di essere liberate, erano l'uomo è la donna che avevo ucciso. Sempre col sorriso, la me psicopatica prese una pistola, la puntò sulla testa dell'uomo e sparò. Poi fece lo stesso con la donna. Il loro sangue mi aveva sporcata. Non riuscivo a respirare, mi sentivo il cuore in gola.

Mi svegliai di colpo, urlando, ero tutta sudata.
Saya si svegliò di soprassalto e venne ad abbracciarmi. "Tranquilla Easy, va tutto bene, tranquilla" - disse accarezzandomi la testa - "ora torna a dormire era solo un brutto sogno-" - "no! Non era solo un sogno!" - dissi con le lacrime agli occhi - "è successo davvero! Io gli ho uccisi!" - "chi hai ucciso Easy?" - "l'amico di tuo zio... e un altra donna". Saya mi guardò stupita - "o mio dio, mi dispiace. E tutta colpa di quel coglione di mio zio!" - le scese una lacrima sul volto, che però riasciugò subito - "dai su, vatti a sciacquare il viso".

feci come mi aveva detto: Andai in bagno e mi sciacquai il viso con l'acqua fredda.

Quando uscii dal bagno andai a frugare nella scrivania in cerca di un pacchetto di sigarette, e come previsto ne trovai uno pieno.

Presi una sigaretta, la accesi e feci un tiro. Poi mi avvicinai alla portafinestra : "ti da noia se la apro?" - "no, no tranquilla". Aprii la portafinestra e mi appoggiai allo stipite ad osservare la strada deserta e illuminata.

Dopo una mezz'ora che stavo fumando immersa nei miei pensieri mi girai e vidi che Saya che stava dormendo. Così mi misi una felpa, le scarpe e andai al cimitero.

Arrivata lì mi appoggiai al muro e ricominciai a fumare.
Ad un certo punto lo vidi, era seduto sul bordo del muretto che ci separava ad un'altezza di più di tre metri. Marcus. Stava fumando anche lui.

Io feci finta di niente e guardai il cielo pensando agli affari miei. Ad un certo punto si avvicinò a me. "Ei, che ci fai qua?" - "niente, un incubo" - dissi senza guardarlo - "posso sapere di cosa si tratta?" - "no". Non avevo voglia di dirglielo. "Perché no? Dai Easy di me ti puoi fidare". Perché dovevo dirglielo? Erano affari miei, non suoi - "non sono affari tuoi Lopez, lasciami in pace" - "ma che ti prende in questi giorni? Sei strana" - "non sono strana. È solo un brutto periodo e voglio stare da sola. Quindi, o resti qui ma stai zitto, o te ne vai". Mi guardò sconvolto, non sapevo nemmeno io perché lo stessi facendo. Era l'unico momento in cui potevamo stare da soli e lo cacciavo. MA CHE MI STA SUCCEDENDO?

Quando se ne andò mi accasciai a terra e iniziai a piangere. Stava andando tutto di merda e non potevo farci niente.

Dopo un po' mi sdraiai e mi addormentai con ancore le lacrime fresche sulle guance.

Killer High School // Marcus LopezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora