20. Maledetto protocollo

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Cal's pov

Mad mi stava preoccupando davvero. Volevo credere che ciò che aveva detto fosse stato dettato dal rancore e dalla rabbia, ma era molto di più.

Non la conoscevo da così tanto da poter capire di cosa fosse capace. Voleva davvero uccidere tutti i Lyghart?

Ne era davvero capace?

E la sua accusa verso di loro...era poi tanto ingiusta?

Probabilmente no, ma quello non significava che avremmo dovuto comportarci come i nostri nemici.
Non potevamo diventare ciò che detestavamo.

E Mia?

Era la seconda volta che la incontravamo sulla scena del crimine. Eppure più ci pensavo, più mi convincevo che fosse innocente.

La sua mano tremava quando aveva tentato di consolare Luke, ed era evidentemente ferita dall'accusa del fratello.

Se c'era una cosa che avevo imparato di Mia, era che tenesse molto al fratello, anche se non sembrava.

Inoltre, credevo che fosse molto più furba di così. Se avesse fatto qualcosa, non si sarebbe fatta scoprire, figuriamoci più di una volta.

Tox, incaricato di osservare le sue mosse non aveva mai trovato nulla di sospetto e io mi fidavo di lui, anche se la sua opinione poteva benissimo essere influenzata dal loro rapporto. 

E poi rimaneva la questione sui miei genitori.
Sospettavo che potessero essere morti, ma saperlo per certo era tutta un'altra cosa.
Mio padre era uno dei deceivers più potenti di Stenix e conosceva praticamente tutti.

Tutti tranne me.

Nessuno mi chiamava più Calipso Hill da quando si era scoperta la verità e non ero sicura che mi piacesse.

Era come se fossi una persona diversa ai loro occhi. Era come se la vecchia me fosse...morta.

Simmons non mi si addiceva, era un cognome sconosciuto con cui non riuscivo a relazionarmi o identificarmi.

Simmons...

I ragazzi del Prometheus continuavano a raccontarmi le gesta eroiche dei miei genitori e mi ricordavano di quanto poco sapessi effettivamente di loro.

Mia madre era morta durante la guerra salvando Ty. Si era posta davanti a lui nel momento in cui un pugnale piccolo, ma letale, stava per colpirlo dritto al cuore. Ty l'aveva vista morire sul colpo. Dopo essersi ripreso dallo shock, si mosse a salvare quella che poi avrei scoperto fosse Jade.

Mio padre si era sacrificato per salvare Nora. La ragazza ci disse che era stata una battaglia lunga e straziante quella tra Noah ed il professore.
Aveva rischiato tutto per i Prometheus e senza esitazione.

Nessuno aveva salvato loro.

Una vita dedicata a salvare gli altri per poi non riuscire a salvare se stessi.

Per tutti questi anni mi ero convinta che non mi importasse di loro e ora scoprivo l'esatto contrario.

Non mi avevano mai cercata eppure erano vivi fino a qualche anno fa.

Avrei voluto raccontare io i loro sacrifici. Avrei voluto ricordarli con nostalgia e orgoglio.

Perché non mi avevano voluta vedere?

Poi una rivelazione, un flashback.

-Cal, scendi giù. Abbiamo ospiti-
Lascio la mia matita azzurra, il mio disegno incompiuto. Mi sistemo i capelli davanti allo specchio e poi scendo. Ho una strana sensazione e sento l'ansia impossessarsi del mio corpo.
Nessuno ci viene mai a trovare. Nei miei 7 anni di vita, non ho mai sentito la frase "abbiamo ospiti". Le visite da parte degli amici di mamma e colleghi di papà, erano velocissime, il tempo di un saluto. Ora sento che è diverso.
Scendo le scale frettolosa, rischiando di inciampare in un gradino. Quando mi ristabilizzo e alzo lo sguardo, vedo due figure: un uomo e una donna. Lei è molto bella, occhi scuri e capelli biondi. Ha qualche lentiggine cosparsa per le guance e un'espressione determinata. Lui è molto alto, occhi verdi e capelli castani. Mi rivolge un sorriso caloroso, e qualcosa di quel gesto mi fa rabbrividire. Mi sembra di averli già visti, ma è impossibile.
Mi fermo di colpo. Cosa dovrei fare? Come dovrei comportarmi?
Tutto ciò che desidero è fare amicizia e stare a contatto con la gente, ma nessuno mi ha mai detto che bisogna imparare a farlo.
-Sel..-inizia la donna, ma l'uomo accanto a lei la zittisce con un sussurro. Si siede sul divano come se conoscesse questo posto da sempre. Mi fa cenno di sedermi accanto a lui.
-Allora Calipso, ti ricordi di noi?- mi chiede. Quella che presumo sia sua moglie, assume un'espressione speranzosa. So che vorrebbe ricevere una risposta positiva, ma per quanto mi sforzi, non riesco a riconoscerli.
-Ovvio che no- dice a bassa voce verso il marito, ma non abbastanza bassa da non sentirla.
-Beh, avevi solo 5 anni l'ultima volta che ci siamo visti. È normale che tu non ci riconosca- mi rassicura. -Io sono Noah, mentre lei si chiama Crystal-
Finalmente papà mi si avvicina, prendendomi per mano.
-Pensavo foste in missione. È successo qualcosa?- chiede preoccupato, guardando prima lei e poi lui. Noah sospira.
-La missione è stata completata con successo, ma non ci permetteranno di aiutarli ancora a lungo- si sistema i capelli mentre racconta i dettagli della sua ultima missione.
-Ci guardano come se fossimo parassiti. Combattiamo e moriamo al loro fianco, ma ai loro occhi non saremo mai come loro- sento una nota di rancore e tristezza nel tono di Crystal.
Non capisco di cosa stiano parlando. Niente di quello che stanno dicendo ha senso per me.
Noah sembra accorgersi della mia confusione e vedo il suo corpo rilassarsi, i suoi occhi addolcirsi mentre rivolge tutta la sua attenzione su di me.
-Tutte queste conversazioni da adulti ti stanno annoiando. Non è così, Cal?-mi chiede.
-Affatto!- esclamo offesa. Odio quando mamma e papà cercando di escludermi da certi discorsi perché "sono troppo piccola". Lui però mi trova buffa mentre metto il broncio. Mi scompiglia i capelli e chiede alla moglie di portargli una borsa colorata.
-Allora immagino che tu non voglia vedere i regali che ti abbiamo portato- replica lui, dandomi le spalle. Quasi gli salto addosso dalla gioia.
-Certo che si. Voglio vederli subito. Ora!-

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