5. Perspectives

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Mia's pov

La realtà è noiosa.

Più mi sforzavo di allontanare quel pensiero, più me ne convincevo. La realtà era noiosa ed era il motivo per cui mi rifugiavo spesso nelle ombre. Esse non ti giudicavano, ti rimanevano fedeli e cosa più importante: non erano noiose.

Avevo un disperato bisogno di trovarmi lì allora. Volevo nascondermi, volevo diventare un tutt'uno con loro, ma ormai era troppo tardi. 

Fissai la parete rivestita interamente di cuoio, dove vi erano poste decine di armi. Archi, balestre, pistole. Pezzi di legno e metallo assemblati dagli umani con lo scopo di difendersi. 

Eppure non avevano mostri da sconfiggere come noi. L'unico nemico che avevano erano loto stessi. Perciò non credevo che le armi fossero state create esclusivamente a scopo difensivo. C'era molto di più. 
C'era una verità nascosta dietro a quel mondo che voleva sembrare perfetto, ma era ben lontano dalla perfezione. Vi era una bugia che rendeva il tutto piatto all'apparenza. Per questo motivo, volevo sempre vivere nelle ombre, rifugiarmi nei posti più oscuri e imprevedibili. Erano gli unici a non fingere di essere ciò che non erano.

La porta si aprì con un cigolio che trovai melodico. La maniglia di legno bianco era ancora abbassata, ma non lo rimase per molto.

Mia madre entrò nella stanza con un silenzio inquisitore. I suoi capelli erano raccolti in un severo chignon e notai che aveva nascosto le ciocche di capelli bianchi dietro a quelle bionde.

-Sono fiera di te, Mia-
La sua voce era dolce rispetto alla solita freddezza, il che mi colpì profondamente. La guardai con paura come solo si poteva guardare una donna Thompson.

-Veramente non sono stata io, madre- dissi con timore. Avrei voluto esser stata io. Avrei voluto renderla fiera di sua figlia, ma qualcuno mi aveva preceduta. Strinsi i pugni cercando di infierirmi forza, ma ottenni solo i segni che le unghie avevano lasciato sulla mia pelle.

Il sorriso che aveva sul volto si ritirò immediatamente, lasciando la sua solita espressione dura. L'avevo delusa. Ancora.
-Scusami, io...-

-Non ho bisogno delle tue scuse Mia. Vorrà dire che se ne occuperà tuo fratello, come al solito-

Rimarcò l'ultima frase carica di veleno, ferendomi più della lama di un coltello. Ero sicura che quello fosse l'obiettivo e lei non lo mancava mai.
In quel momento mi arrabbiai, sentì l'ira scorrere nel mio sangue e il calore divampare in tutto il corpo. Odiavo essere paragonata ad altri, soprattutto se si trattava di mio fratello.

-Giusto, Luke. Il figlio prediletto che esegue i vostri ordini alla perfezione. Non sarò mai alla sua altezza per te e papà, non è così?-

Le parole mi uscirono di bocca senza riuscire a frenarle. Non ero io a controllare, loro controllavano me.

Sierra rimase spiazzata per due soli secondi, poi le sue rughe si distesero. I suoi occhi persero malvagità e le sue labbra si dischiusero leggermente.

Trovai buffo il modo in cui lei fosse la più facile da gestire in quella famiglia. Mio padre mi parlava raramente e le sue richieste erano al di là delle mie possibilità e di sicuro anche quelle di Luke.
Ma per quanto le parole di mia madre mi ferissero, non era niente in confronto all'assenza di quelle di mio padre.

-Stai attenta a quello che dici Mia. Io e tuo padre abbiamo piena fiducia in te, dimostraci che sei degna di questa famiglia- disse gelida, appoggiando una mano sulla mia spalla. Un brivido mi percorse la schiena.

Dimostraci che sei degna di questa famiglia.
Non bastava solo farne parte e questo me lo avrebbe fatto pesare sempre.

Presi un profondo respiro e guardai i suoi occhi azzurri tanto simili ai miei. Sembravano pregarmi, mi chiedevano per una volta di essere una figlia perfetta.
E io ne rimanevo vittima ogni volta.

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