13. Mai una gioia?

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Cal's pov

Mi era mai capitato di sentirmi bruciare dal freddo tanto da credere di essere morta? La risposta era no.

Era così che mi ero sentita mentre attraversavo la barriera. Mille scariche gelide si erano impossessate del mio corpo, per poi sparire due secondi dopo.

Poi...tutto normale, nessun sentimento negativo o voglia di uccidere come invece avrei dovuto. Solo un leggero brivido di freddo che mi accompagnò per qualche minuto in più.

Mi girai lentamente verso la barriera e aspettai che uno dei tre ragazzi la attraversasse. Magari era rotta e non correvamo nessun pericolo.

Jo mi raggiunse in poco tempo, le sue mani erano la prima cosa che vidi, seguite dalle gambe e infine, dal resto del corpo. Si esaminò come se avesse una qualche strana malattia.

-Sbaglio o non ho voglia di ucciderti?- chiese sconcertata.

Annuì, stranita dalla stessa identica cosa.

Ed ecco che Ty attraversò la barriera, seguito immediatamente da Hunter. Quest'ultimo aveva un'espressione corrucciata e soltanto dopo un po' si accorse della nostra esistenza.

C'era qualcosa di strano in lui, sembrava preoccupato e non cercava di nasconderlo come faceva solitamente. La sua fronte era solcata da profonde rughe che lo resero più maturo di quanto lo fosse.

Mi avvicinai, appoggiandogli una mano sulla spalla e quella sensazione di gelido continuò a percorrere tutto il mio corpo, come se fosse il mio sangue. O nel mio sangue.

-Hunt, stai bene?- chiesi allarmata.

-Cal...non credo sia una buona idea- mi disse cauto Ty.

Stavo per dirgli che andava tutto bene e che non si doveva preoccupare, ma un movimento repentino mi tolse il fiato di colpo. Hunter afferrò la mia mano con violenza e la torse, facendomi gridare dal dolore.

-Cal!- urlò Jo, cercando di raggiungermi. Ty però, la intercettò e iniziò a sputargli addosso insulti che non mi sarei mai immaginata da uno come lui.

Era l'effetto della Diathesite.

-Hunter, che diavolo fai?- domandai al ragazzo che continuava a guardarmi con uno sguardo omicida.

Alla faccia del "Cal non mi ucciderà, vero?".

-Quello che va fatto. Luke non ha bisogno di una come te- disse con una voce non sua.

Non lo credeva davvero.

-Non sei tu a parlare-
Scossi la testa ripetutamente, cercando di convincermi che non fosse veramente Hunt a pensare quelle cose, ma la Diathesite.

-Sì, invece. Non capisci? Non ti sembra strano che le morti siano iniziate da quando sei apparsa tu? Sei tu. Tu ci ucciderai, Calipso- gridò con una rabbia che non gli avevo mai visto o sentito.

Avanzò sempre di più verso di me, e ad ogni suo passo io indietreggiai, massaggiandomi il polso che mi aveva storto. Non poteva essere vero.

Perché mi sentivo come se lo fosse, allora?

-È la Diathesite, non sei tu- ripetei con meno sicurezza della prima volta, trattenendo le lacrime. Reagisci, Calipso.

-Non sei tu, perché l'Hunter che conosco è un codardo e non avrebbe mai il coraggio di dirmi queste cose- dissi, presa dalla collera che mi bruciò in tutto il corpo.

Non era questo che volevo dire.

-L'Hunter che conosco non sarebbe in grado di essere fedele alla sola ragazza che gli piace. Si bacerebbe persino la sua migliore amica- continuai con disprezzo. Stavo alludendo ai 7 minuti in paradiso passati insieme. Era evidente che volesse baciarmi.

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