[7] Mi piace stare con te

1.1K 114 12
                                    

Evelyn
«Che ci fai qui?» chiedo, reprimendo un sorriso.

«Secondo te?» mi fa cenno con la mano «Andiamo...»

Storco il naso indecisa.

«C'è l'aria condizionata» dice, con tono invitante.

Sbuffo e mi alzo avvicinandomi all'auto «Che cos'è che non capisci quando dico che non c'è bisogno?» intanto apro lo sportello e salgo in macchina, «Ma se ci tieni tanto...» ridacchio. Poi inspiro il suo profumo mascolino riempiendomi i polmoni.

«Piacevole, eh?» dice accattivante.

Spalanco gli occhi «Che cosa?»

«L'aria fresca» replica lui.

«Ah, sì, molto rinfrescante» Abbasso gli occhi imbarazzata «Perché l'aria fresca rinfresca».
"Che stupida, ma che sto dicendo?"

«Sì, funziona così» risponde divertito.

Can mi prende il borsone e lo mette nei sedili posteriori mentre io mi sistemo sul sedile e allaccio la cintura di sicurezza.

«Okay, possiamo andare» dico un po' tesa.

Lui incurva l'angolo della bocca, accentuando la sua adorabile fossetta sulla guancia. «Agli ordini»

Rimaniamo in silenzio. Io avrei anche argomenti su cui parlare, ma sono troppo nervosa per proferire parola, in più, non vorrei sembrargli banale.

"Maledizione! Perché non ho preso l'autobus?"

«Allora...» la sua voce mi fa trasalire, «Come va con gli allenamenti?»

Fisso lo sguardo sulla strada «Vanno. Anche se sbaglio sempre quel maledetto salto.»

«Sì, ho notato»

Gli rivolgo un occhiata di traverso. «Capisci qualcosa del salto all'ostacolo?»

Lui sorride e scuote la testa, «No,»

«Wow, allora sono proprio una frana se anche tu te ne accorgi, non voglio pensare ai giudici» mi strofino la fronte.

«Non dire così, sono solo un bravo osservatore, è ho visto il punto in cui ti irrigidisci»

«Quello lo so anche io, ma non so come evitarlo. Credo che anche il mio allenatore ormai abbia perso la speranza»

Ridacchia «Sono sicuro che troverai il modo»

Di nuovo cala il silenzio e io fisso un punto qualsiasi davanti a me. Ogni tanto mi azzardo a guardarlo con la coda dell'occhio. Lui è in una postura rilassata. Studio i suoi bracciali che non hanno nulla di prezioso, ma scommetto che ognuno di loro hanno un valore emotivo. Guardo in particolare uno in pelle con una piuma in metallo che tiene unite le due estremità.

«Oggi sei tu quella di poche parole?

Di nuovo sussulto e mi maledico. Mi stringo nelle spalle non sapendo come rispondere.

«Dai che hai? Come mai non mi tormenti di domande?» continua lui.

«Be', sentirsi dire che tormento le persone, non invoglia tanto a fare una conversazione.» rispondo con tono fermo, guardando fuori dal finestrino.

Ridacchia. «Dai su Evy, scherzavo! Mi piace parlare con te»

Mi giro lentamente verso di lui con il cuore in gola. Lui, vedendo la mia espressione confusa, spegne il suo entusiasmo e riporta la sua completa attenzione sulla strada.

Cala un silenzio imbarazzante. Così accendo la radio per riempirlo con la musica. Cambio diverse stazioni, ma non trovo niente di orecchiabile. Mi arrendo e lascio una stazione radio a caso.

Ti voglio,  ma...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora