Abbiamo raccontato l'accaduto a mamma ed era più schifata che arrabbiata.
"Sei tutta matta, potevi farti male!" continuava a dirmi, poi ha chiamato Fernando per sapere come stava. Gli hanno messo apposto la spalla e dovrà stare fermo per quattro mesi. Io ho chiamato papà al telefono e gli ho detto tutto. Mi aspettavo quasi che mi rimproverasse, invece, è stato molto comprensivo e fiero, poi mi ha passato nonno e anche lui mi ha fatto i complimenti, dicendo che d'ora in poi sarò io ad assisterlo per i prossimi parti.
"Sì, come no!"
Quando chiudo la chiamata mi accorgo che la paura è passata, anche se sento ancora l'adrenalina in circolo. Sono le due del mattino. Mamma va a dormire e io e Can rimaniamo ancora un po' a parlare mentre lui si finisce la sua tazza di caffè.«Ho fatto delle cose assurde nella mia vita, ma queste le batte tutte. Non lo dimenticherò mai!» dice, allegro.
Il solo pensiero che abbiamo una cosa in comune che ricorderemo per sempre, mi emoziona.
Fisso imbarazzata la mia tazza di latte al cioccolato.
"Perché sono così tesa? Se fossi più matura gli direi quello che sento senza nessuna difficoltà"
Per paura che possa percepire la mia tensione e pensare che sia strana, mi porto la mano alla bocca per nascondermi, e camuffo il tutto con uno sbadiglio rumoroso. Can mi guarda attentamente, poi guarda l'orologio e la sua espressione si fa più preoccupata.«Cavolo, scusa, non ho visto che era così tardi! Meglio che vada, ho bisogno di una doccia» si alza e io lo imito.
«A chi lo dici!» ridacchio come una stupita, mi schiarisco la voce per tarmi un tono «Ti accompagno alla porta»
Mi fermo sulla soglia, incrocio le braccia al petto e mi appoggio allo stipite. Lui si mette le mani in tasca, poi mi guarda in un modo che sembra voglia dire qualcosa, ma scuote la testa come avesse deciso che è meglio non farlo.
«Buonanotte... Evelyn» mormora.
Arrossisco nuovamente, così mi fisso i piedi mentre rispondo: «Notte, anche se sono così agitata che non so se riuscirò a dormire»
"Perché l'unica cosa che voglio è stare con te"«Anche io»
Il mio cuore salta un battito, perché sembra che risponda al mio pensiero. Lo guardo tenta di dirgli tutto. L'emozione mi si blocca in gola impedendomi di parlare.
Can calcia un sassolino immaginario. «Allora... notte»Rimango a fissare la sua schiena fino a che ne ho la visuale.
Sospiro pesantemente e chiudo la porta.Quando mi metto a letto, sono ancora troppo sveglia. Mi sento così bene! E non solo perché Can è stato con me, ma perché far nascere quel puledro, mi fatto provare un emozione indescrivibile.
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La mattina, anche se ho dormito poco, mi sveglio di buon'ora, prima ancora di mamma. Ne approfitto un attimo per far visita a Lilly e trovo il piccolo Savaşçı che succhia il latte della mamma. Ritorno a casa di ottimo umore, e, visto che mi sento energetica, decido di preparare la colazione. Sono così impegnata nel tagliare la frutta, che non mi accorgo subito che mamma mi sta guardando sulla soglia della porta con aria stranita.
«Buongiorno, mamma» la saluto raggiante.
«Buongiorno a te...» risponde guardinga «A cosa è dovuta...» da una rapida occhiata a quello che ho preparato «...questa colazione?»
Mi stringo nelle spalle «A niente... volevo solo farti una sorpresa» le metto la tazza di caffè davanti. «Siediti, penso a tutto io»
Lei si siede, sempre tenendomi d'occhio, «L'ultima volta che hai provato a preparare la colazione, avevi bruciato i tost, ti eri tagliata un dito e avevi messo nel caffè il sale al posto dello zucchero»
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Ti voglio, ma...
FanficÈ bastato uno sguardo per fargli battere forte il cuore, un sorriso per fermare il suo respiro, un bacio per perdere la sua anima. Can Yaman non vede la famiglia Cooper da sei anni e quando ritorna a Waco, per ritrovare quella felicità che un tempo...