[17] Non lo scopriremo mai

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Stiamo in silenzio per i seguenti dieci minuti di tragitto. Io guardo fuori dal finestrino per nascondere la mia agitazione. Provo a concentrarmi su qualsiasi cosa per calmarmi, ma non ci riesco, penso solo a lui, a noi, a come mi fa sentire. Lo guardo di traverso. Osservo le sue gambe muscolose che sono avvolte in un paio di jeans, e ai pettorali sodi che risaltano nella maglietta bianca. Il mio respiro si fa più rapido, ho lo stomaco pieno di farfalle e di colpo mi sento avvampare per la voglia di toccarlo. Metto le mani sotto le cosce per non rischiare di farlo.
Il suo cellulare squilla, non faccio in tempo a leggere chi è che, dal display dell'auto, Can rifiuta la chiamata da un tasto sul volante. Accenna un sorriso poi guarda di nuovo davanti a lui. Il cellulare squilla di nuovo. Questa volta lo leggo: "Vanessa". Poi chiude la chiamata. Una fitta di gelosia mi contorce lo stomaco.

«Puoi anche rispondere se vuoi», mormoro.

«No, la richiamerò».

«Hai paura che possa metterti in imbarazzo?» farfuglio guardando di nuovo fuori dal finestrino.

«No!» risponde tranquillo.

Lo guardo. «Se io fossi la tua ragazza mi arrabbierei se non mi rispondessi».

Punta i suoi occhi dritti nei miei. La sua espressione si fa seria. «Allora, per fortuna che non lo sei».

"Fortuna" stringo i denti irritata,

«Già! Anche perché non saremo una coppia vincente», commento infastidita.

Mi guarda sbattendo le palpebre «Perché?»

«Oh, andiamo! Abbiamo delle cose che entrambi non sopportiamo uno dell'altra».

«Tipo?» mi lancia un'occhiataccia.

Incrocio le braccia al petto e tiro su le spalle, «Non so... delle cose!»

«Voglio saperlo, che cosa ti infastidisce di me?»

Lo guardo e mi sorprendo nel vedere la sua espressione preoccupata. «Il modo in cui ti comporti con me, come se fossi ancora una bambina».

«Non è vero!»

«Credimi, è così! E poi sei così... così...»

«Così come?» chiede impaziente.

"Bello. Fantastico. Unico" «Sei troppo serio!»

Si tocca il petto fingendosi offeso «Per via della musica che ascolto?»

Rido «Anche, ma anche perché sei autoritario.»

«Quindi il problema nella coppia, sarei solo io?»

«Sicuro!» sorrido. «E soprattutto, perché sei prepotente e lunatico...»

«Lunatico? Non è vero!» ripete più convinto.

«Sì lo sei!»

«Bè, allora tu parli troppo!»

Mi sale il nervosismo. «Meglio troppo invece che come te! Potresti sforzarti di parlare di più invece che limitarti a monosillabi».

«Tu parli abbastanza per entrambi!»

«Se non vuoi sentirmi, non offrirti di dare passaggi che nessuno ti ha chiesto!» incrocio le braccia furiosa e guardo fuori dal finestrino.

Lui sogghigna. «E sei anche troppo suscettibile!»

Lo guardo storto. «Da che pulpito!»

Il suo divertimento aumenta. «Sì, lo ammetto, sono permaloso, ma il fatto che lo ammetto è un pregio.»

«Anche la modestia è un pregio?»

Il suo sorriso si allarga, ma non risponde.

Suona di nuovo il cellulare e questa volta preme il pulsante di spegnimento con forza accompagnando il tutto con uno sbuffo nervoso.

«Comunque, come dicevo...» continuo volendo stuzzicarlo, «Sicuramente una coppia come noi non andrebbe per niente d'accordo.»

«Non lo scopriremo mai!» replica con tono piatto.

Forse, se non provassi dei sentimenti per lui non mi sentirei così offesa dalle sue parole,

Cala di nuovo il silenzio, ma questa volta percepisco imbarazzo da entrambe le parti. "Magari Sarah, visto che non la vede come una sorella, potrebbe veramente interessargli" Il nodo che ho nello stomaco si stringe sempre di più. Can svolta a destra e aspetta che il cancello si apra. La mia ansia si fa sempre più intensa sapendo che tra poco ci separeremo. Mi sistemo sul sedile per poterlo guardare meglio. Non voglio tormentarmi ancora, voglio sapere.

«Ti piace Sarah?» domandò tutto d'un fiato

Ti voglio,  ma...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora