Gelosia

25 2 0
                                    

"Harry!Harry!" Hermione si fece largo tra la massa di studenti che affollavano il corridoio. "Oh, Herm! Scusa ma non ti avevo sentito!" "Harry puoi venire un attimo con me??" "Certo! Dove si va?" Hermione lo strattonò in un'aula vuota. "Harry, adesso mi spieghi che succede!" "?" "Harry, io sono stata un po' in disparte, è vero, ma voglio sapere cosa è successo con il rospo rosa!" "Hermione scusa, ma preferirei...." "Non accetto scuse! Non puoi tenermi fuori da quello che succede!" "Ok, ok, non ti scaldare così....sei tutta rossa, fai paura! Te lo racconto in breve: quando ho detto che Voldemort era tornato, lei mi ha fatto andare nel suo ufficio e mi ha fatto scrivere su una pergamena Non devo dire bugie ma la penna che ho utilizzato funzionava con...il mio sangue! Ecco perché mi hai visto con la mano fasciata....avevo quelle parole incise nella carne." Harry abbassò lo sguardo "Dobbiamo opporci!" Hermione sventolò un pugno in aria "Sapessi come!" "Fonda un esercito, Harry. Un esercito che sappia almeno difendersi! Lei non vuole insegnarci niente, in caso di attacco di Voldemort, ma noi dobbiamo fare qualcosa! Lo dobbiamo ai nostri amici e a quelli che sono morti per mano sua! Dobbiamo avere coraggio!" Ad Harry si illuminò lo sguardo. "Potremmo usare la Stanza delle Necessità...potrei insegnare l'Expelliarmus e magari anche l'Expecto Patronum!" Hermione lo abbracciò al colmo dell'entusiasmo. "Ti voglio bene, Harry! Io sono la tua seconda bacchetta! Decidi dove e quando e diffonderò la voce" "Dobbiamo andare fuori da qui, anche i muri hanno le orecchie...Fai sapere che ci troveremo alla prossima uscita alla Testa di Porco. Spiegheremo la situazione e vedremo su quanti possiamo contare" Hermione saltò di nuovo al collo di Harry "Lo sapevo, lo sapevo, sei mitico Harry- lui le rivolse uno sguardo stranito- ti voglio bene" E lo abbracciò stretto; appena il tempo di uscire sottobraccio dall'aula, che vennero apostrofati con freddezza: "Bene, bene. Lo sfregiato e la mezzosangue. Vedo che non hai perso tempo sanguemarcio, ti sei subito rifatta del periodo di inattività." Draco era tagliente e i suoi occhi fiammeggiavano d'ira. "Ma veramente io..." Hermione arrossì e lui le sventolò un dito davanti alla faccia "NON DIRE NIENTE. NON VOGLIO SENTIRE NIENTE" "Malfoy che vuoi da noi? Sei frustrato perché la Parkinson esce con un altro? Lascia stare Hermione!" Draco ficcò in faccia ad Harry i suoi occhi glaciali "Tu non c'entri niente, sfregiato. Taci o saranno guai! In quanto a te...." Harry sentì la rabbia montargli al cervello e molto babbanamente, lo spintonò. "Vattene Malfoy" Draco fece un passo indietro e sfoderò la bacchetta. "Non oserai!" disse Hermione frapponendosi tra i due. "Mi sembra di aver già detto che non vengono tollerati duelli nei corridoi, sig. Malfoy – fece Piton emergendo dall'ombra- Anche se visti i contendenti potrei chiudere un occhio, non posso per mettere che ci vada di mezzo qualche innocente." Draco ripose la bacchetta. "In quanto a voi... 5 punti in meno a testa a Grifondoro" "Ma perché, professore?" "Per aver fatto alterare il signorino Malfoy. Venga, andiamo via da questa gentaglia" e Malfoy, messo il suo peggior ghigno, se ne andò con Piton, mentre Harry ed Hermione rimanevano impalati nel corridoio; nel cervello della ragazza vorticavano centinaia di motivi per cui Draco l'avesse trattata così e tutti escludevano che l'avesse fatto per gelosia. Avrebbe indagato quella sera stessa. Entrambi i ragazzi, con un segreto in comune e un turbine di emozioni nell'anima tornarono verso la loro torre.

Draco si era stupito di sé stesso. Quando aveva visto Hermione con lo sfregiato aveva perso il lume dagli occhi, per come lo stringeva, per come lo guardava, per come gli sorrideva. L'acido della bile gli era arrivato alla bocca, non avrebbe tollerato oltre quella vista: per quello li aveva apostrofati, per farli smettere di essere in quella bolla felice. Gliela invidiava in quel momento, sì, avrebbe voluto essere al posto del moro; lo sfregiato aveva sempre avuto un certo ascendente sulla riccia e lui aveva paura di ciò che avevano fatto o detto nell'aula vuota; sarebbe stato uno scherzo usare il "Legilimens" se li avesse immobilizzati, ma era stato fermato da Piton. In quel momento era divorato: doveva sapere. Tutto quello che lui aveva fatto in quei mesi per avvicinarla, forse era andato in fumo per colpa di quel...Potter. Più ci pensava e più gli montava una rabbia sorda. Avrebbe buttato giù a calci la torre Grifondoro se avesse potuto. "Ehi, ehi, il nostro principe è nei guai..." "Sta' zitto, Theo!" "Dracuccio è innamoratoooo" gli fece eco Blaise "Lasciatemi stare!" "Oh, oh, siamo gelosi dello sfregiato!" "Theo, stai oltrepassando il limite, ti avverto!" "Ehi dai, Dra, non c'è niente di male ad ammettere di avere una cotta per la Granger... era inevitabile dopo quello che hai fatto per lei..." sottolineò Blaise." "Ma che cotta e cotta...Siamo all'asilo per caso?" "Senti, Dra, o decidi di fare come tutte le persone normali e glielo dici o smetti di essere così lunatico! Sei insopportabile!" Theo prese un cuscino e lo tirò al biondo, che lo schivò con mossa felina "Vuoi la guerra?" "E guerra sia!" urlò Blaise con due cuscini, uno per mano, mentre si gettava nella mischia.

"Lumox Draco" la punta della bacchetta di Hermione si accese, mentre Ginny si nascondeva. La nuvoletta si aprì sulla stanza di Draco, mentre i ragazzi stavano ancora lottando senza sosta: erano tutti scompigliati e sudati, si erano gettati addosso di tutto, dallo shampoo alle pergamene nuove... e molte cose che non erano decifrabili ancora incollate addosso, ma ridevano di gusto e non si erano accorti del loro spettatore. Fu Draco con la coda dell'occhio a vedere in un angolo della stanza la bacchetta illuminata di rosso e cercò con lo sguardo impaurito la nuvoletta con la faccia di Hermione all'interno; quando la vide tentò di ricomporsi passandosi una mano sul torace e togliendo quello che c'era attaccato, che puntualmente gli rimase sulla mano. Per togliersi dall'imbarazzo non ebbe di meglio da dire che "Che vuoi Granger? Lo sai che non si spia..." "Oh- fece lei arrossendo- pensavo fossi solo..." "Quindi?" "Volevo sapere cosa era successo oggi pomeriggio...perché hai avuto quella reazione..." Blaise e Theo si ficcarono di corsa in bagno dopo un'occhiata di sbieco di Draco, ridacchiando ancora. "Devo giustificare il fatto che odio Potter?" Draco ripensò all'episodio e l'ira risalì ancora "No, ma...sembrava che ce l'avessi con me..." "Non si toccano le mie cose, Granger. Potter deve imparare a capirlo." "LE TUE COSE?" Hermione esplose, passando dall'imbarazzo alla rabbia pura "IO sono una TUA cosa? Prima di tutto non sono una COSA, ma una ragazza, ma soprattutto non sono TUA" "Era evidente Granger. Quando mi piace una ragazza me la prendo e basta. Non ho bisogno di correrle dietro" "Draco sei la peggior specie di bastardo sulla faccia del mondo magico! E io che ci avevo creduto" Draco si rese conto di aver detto la più grossa cavolata della sua vita. L'aveva persa. Davvero. Doveva uscire da quella situazione ma non sapeva come. Vide la bacchetta in un angolo. Se avesse chiuso la conversazione, gli sarebbe sfuggito, ma non avrebbe rimesso insieme i pezzi...lei ci aveva creduto, aveva detto. Allora anche lei era innamorata. Allora poteva ancora farcela. La guardò attraverso la nuvoletta e decise di essere un uomo per la prima volta nella sua vita. "Scusami" Hermione rimase interdetta, non si aspettava certo delle scuse da lui, forse giustificazioni, ma non scuse; la sua rabbia svanì come neve al sole. "Non me lo sarei mai aspettata, da te" fece lei abbassando la testa e facendosi scudo con i ricci; Draco avrebbe voluto smaterializzarsi da lei, per prenderle le mani, abbracciarla, baciarla, rassicurarla che la amava come lei amava lui, ma non poteva farlo dentro quella maledetta scuola. "Scusami. E' tutto quello che posso dirti adesso. Non volevo farti del male." Lei lo guardò con gli occhi velati di lacrime e lui ebbe un tuffo al cuore, maledicendosi per ciò che aveva detto. "Basta Draco. Nox Draco" e sparì. Appena fu certa che lui non la vedesse, si lasciò andare in un pianto liberatorio, tra le braccia di Ginny, che aveva sentito tutto; lei le accarezzava la testa e la stringeva come se fosse stata un certo biondino bastardo.

Nel silenzio della notte, un lieve tonfo risuonò nell'ufficio di Silente; il preside aveva appena assistito alla scena tra i due ragazzi e si era lasciato sfuggire un moto di disappunto che aveva scalfito la sua aura di tranquillità. Quel Malfoy era davvero strano: si vedeva lontano un miglio che moriva dietro a quella ragazza e Silente aveva visto nel loro futuro insieme una svolta nel destino del biondo. Ma la sua educazione era talmente rigida che se non fosse andato oltre avrebbe perso ciò che più desiderava e l'avrebbe rimpianto per tutta la vita. Decise per il momento di non intervenire, doveva lasciare loro il tempo per capire i reciproci sentimenti; sospirò, si alzò, sistemò il ponpon del cappello da notte che indossava e andò a letto, pensando che il giorno dopo avrebbe dovuto convocare Minerva e la professoressa Sprite.

La Pazienza del Ragno - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora