Risveglio

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Hermione era immersa in una luce tenue, voleva aprire gli occhi ma non ci riusciva, anche se sentiva tutto quello che le stava accadendo intorno. Si era sentita sollevare da terra, portare da Madame Chips, la voce di Piton che descriveva brevemente l'accaduto, Malfoy(!) che la appoggiava sul lettino dell'infermeria e la medimaga che mandava via tutti. Poi il buio a tratti e a tratti voci dei suoi amici che erano andati a sincerarsi delle sue condizioni e Madame Chips che diceva loro che il giorno successivo gli effetti dello stramonio sarebbero terminati. Era felice, non sapeva quanto tempo era rimasta lì e troppa immobilità era deleteria, voleva tornare il prima possibile ai suoi amati libri e ai suoi amici. Sorrise tra sé, mentre sentiva la porta dell'infermeria aprirsi di nuovo, credendo che fosse Harry o Ginny. Sentì invece una sedia avvicinarsi al suo letto e una voce che non si sarebbe mai aspettata. "Granger. Mi hanno detto che domani passeranno gli effetti dello stramonio e tornerai ad essere l'insopportabile mezzosangue di sempre "- poi una mano calda fece presa sulla sua, trasmettendole una specie di scossa –"Allora ci rivedremo presto" ed Hermione nella voce riconobbe l'ombra di un sorriso, cosa che fece sorridere anche lei. Poi si inserì un chiacchiericcio di fondo, forse i suoi amici che stavano arrivando, la mano che lasciò la sua, la sedia spostata e rimessa a posto e la sensazione di vuoto attorno a lei. Se n'era andato. Perché era venuto? Si sentiva in colpa? Teneva a lei? Ma no, non era possibile! E allora? Era pur vero che se lei non si fosse svegliata, lui avrebbe perso uno dei suoi bersagli preferiti...ma il modo in cui aveva detto "insopportabile mezzosangue" era scevro di qualsiasi cenno di rabbia o disprezzo. Mentre Hermione si arrovellava il cervello, venne interrotta dalla confusione che facevano i suoi amici accanto al suo letto: Harry che discuteva con Ron di Quidditch, Ginny e Luna che parlavano di moda.... Quasi quasi non le mancava tutta quella confusione, avrebbe preferito rimanere da sola a pensare. Si rassegnò ad ascoltare le chiacchiere, così avrebbe stupito tutti raccontando che li aveva sentiti mentre dormiva.

La mezzosangue era in infermeria da quasi un mese e Draco era sfinito. Era combattuto tra il desiderio di dimenticare il suo gesto e il congratularsi con se stesso per averlo fatto. Di notte non dormiva perché sognava di essere responsabile per la sua morte, l'espulsione dalla scuola, la vergogna gettata sulla sua famiglia, suo padre che lo diseredava. Oppure si vedeva portato in trionfo dai Mangiamorte che avevano invaso la sua casa per aver ucciso l'"amichetta" di Potter. L'ultimo sogno, quello che lo sconvolgeva di più, però, era quello di baciare Hermione con un tale trasporto e una tale violenza da morderle le labbra fino a farle sanguinare e vedere e sentire il sapore del suo sangue...rendendosi conto che non era diverso dal suo. Proprio mentre si scuoteva da quest'ultima allucinazione si sentì apostrofare: "Amico, hai una cera pessima stamattina" fece Theo "se non stai bene vai in infermeria, a parte la Granger non c'è nessuno. A proposito, hai sentito che domani finiranno gli effetti della polverina che le hai fatto respirare?" disse il ragazzo con un mezzo sorriso. Se aveva visto giusto, Draco stava male per quello che aveva combinato, in fondo era stato un incidente, non voleva certo uccidere nessuno. Forse vedere la Granger prima che si svegliasse l'avrebbe fatto tornare in sé. "Cosa vuoi che me ne importi di quella mezzosangue?" ribatté il biondo con sprezzo. "Vai, ti copro io con la Sprite. Ci vediamo ad Aritmanzia" fece Theo uscendo dalla stanza, sventolando una mano, senza dargli il tempo di ribattere. Draco si tirò su dal letto e si passò una mano tra i capelli decidendo che in fondo andare in infermeria non gli avrebbe fatto male; si fece vedere da Madame Chips, alla quale spiegò la situazione, che gli diede alcune erbe per cercare di farlo dormire. Poi si fece coraggio e chiese il permesso di vedere la Granger, cosa che fece stupire molto la medimaga, ma che accordò senza problemi. Draco si avvicinò silenziosamente, prese una sedia e la accostò al letto della ragazza. Si prese qualche istante per guardarla. Viso disteso, capelli a raggiera sparsi sul cuscino e quel corpo acerbo che era maturato, diventando quello di una bella ragazza. Draco si scosse da quel pensiero così osceno, per lui che doveva disprezzare gente come lei, vergogna per il mondo magico. Ma a ben vedere, non era certo lui che la pensava veramente così; secoli e secoli di preconcetti sbagliati, di arroganza, di desiderio di dominio assoluto, di potere. Ma cos'era il potere? Ecco cosa aveva ereditato lui: pregiudizi, come fossero una tenuta o un castello da qualche parte nel mondo magico. Il suo cervello cominciò ad elaborare una parola, una sola: SPAZZATURA. Era spazzatura quella che gli avevano infilato in testa fin da ragazzino, negandogli amicizie se non con i suoi pari grado, negandogli frequentazioni di gente diversa, se non per status economico, quanto per convinzioni ( si ricordava ancora di quando suo padre ed Harrys Fawcett litigarono furiosamente nel salone di villa Malfoy, perché suo padre insisteva ad elogiare la superiorità dei purosangue, mentre l'altro raccontava le gesta compiute dai mezzosangue) perfino l'amore, visto che quando era poco più di un bambino aveva preso una cotta per una ragazzina dagli occhi caramello che frequentava le cucine di casa sua. Quando fu scoperto che le portava le rose del giardino di sua madre, la famiglia della ragazzina misteriosamente sparì, fatto giustificato dicendo che la piccola doveva cominciare a frequentare la scuola e oltre agli elfi a nessun altro fu permesso di lavorare nel Manor. A Draco era sempre rimasto il sospetto che l'avessero venduta a qualcun altro e si era sentito in colpa per lungo tempo per aver manifestato i suoi sentimenti, e si era ripromesso di nasconderli per sempre. E fino a quel momento c'era riuscito piuttosto bene, ma aver salvato Hermione e se stesso dalla polvere di stramonio lo aveva scosso nel profondo, più di quanto si pensasse. Le sue labbra erano secche e una goccia di sudore gli imperlò la fronte diafana; quello che stava facendo era la cosa più difficile che avesse fatto in vita sua. Anche se Hermione non era cosciente, a modo suo voleva chiederle scusa: per quello che era successo, per quello che aveva fatto, per come era lui e per la sua incapacità di vedere oltre il suo naso. "Granger. Mi hanno detto che domani passeranno gli effetti dello stramonio e tornerai ad essere l'insopportabile mezzosangue di sempre" Draco usò un tono neutro, privo di ogni disprezzo, di ogni pregiudizio e si stupì di poterlo fare. Poi la sua mano si mosse in modo quasi meccanico e prima di realizzare cosa stesse facendo, prese una mano della ragazza, ricevendo una specie di scossa e sentendo la morbidezza della sua pelle. Avvicinò il viso alla mano di lei, percependo un sottile aroma di vaniglia. "Allora ci rivedremo presto" fece con un sorriso, piccolo ma sincero e pensò di avere le allucinazioni, credendo di aver visto una leggera incurvatura sulle labbra di lei; fu distratto da un insistente chiacchiericcio, si alzò di scatto lasciandole la mano e scostò la sedia in tutta fretta, per evitare di essere sorpreso lì dagli amici della Grifondoro; si infilò dietro una tenda giusto in tempo per vederli entrare e sentirli blaterare, poi tramite un passaggio segreto si trovò in corridoio e si allontanò con calma, dirigendosi nei sotterranei, verso l'aula di Pozioni.

Hermione notò al suo risveglio che gli occhi erano pesanti, come se fossero fatti di pietra e aveva la gola secca, infatti non riusciva ad emettere suono. Madame Chips era vicino a lei e si accorse dei suoi tentativi di svegliarsi. "Signorina Granger, sono qui e mi occuperò di lei. Stia tranquilla per adesso, la aiuterò a svegliarsi poco per volta; se riesce a muovere il pollice della mano destra, sarò sicura che sta comprendendo ciò che le dico" Hermione si concentrò ed alzò debolmente il dito. "Benissimo miss Granger. Abbiamo tutta la giornata davanti a noi per risvegliare il suo corpo. Adesso provi con tutte le dita della mano e poi passeremo alla sinistra."

Hermione alla fine della mattinata aveva fatto notevoli progressi. Tutta la parte superiore del suo corpo era tornata come prima e aveva finalmente aperto gli occhi, dapprima lentamente e poi sempre di più, regalando al mondo di nuovo i suoi splendidi occhi di caramello fuso; a quel punto, un sorriso spuntò dalle sue labbra, anche se per il momento era sveglia solo per metà. Con l'aiuto di Madame Chips finalmente si sedette sul letto e mangiò da sola dopo quasi un mese, anche se le mani le tremavano leggermente. Nel pomeriggio tutti i suoi amici passarono a farle festa e lei si divertì un mondo rivelando che li aveva sentiti tutte le volte che erano andati a trovarla e a riferire tutti gli argomenti di cui avevano discusso, omettendo ovviamente la visita di Draco. Quando fu il momento dei saluti, Hermione non resistette più e trattenne Ginny. "E' venuto anche Malfoy" la rossa si impietrì "Ma sei sicura?" "Sì, ho riconosciuto la sua voce" "E cosa ti ha fatto?" Hermione rifletté se dirle o meno ciò che era successo "Niente Ginny...mi ha detto solo che ci saremmo rivisti presto..." fece la riccia con fare pensoso "Beh- le rispose Ginny- probabilmente si sentiva in colpa e quello è stato un modo per chiederti scusa..." "Hai ragione, rossa!" scoppiò Hermione in una risatina "Ci vediamo domani, riccia!" e Ginny uscì. Hermione ancora col sorriso sulle labbra si addormentò serena.

La Pazienza del Ragno - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora