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Il lupo dentro Jacob scalpitava, aveva trovato il suo alpha.

I loro occhi non smetterono di scrutarsi come attratti da una forza invisibile.

L'omega non aveva mai visto uomo più bello, doveva avere non più di 30 anni, alto, muscoloso, spalle ampie, capelli ricci, lunghi fino alle spalle e neri come la pece. I suoi lineamenti erano marcati,  da vero alpha.

- Fuori! Urlò l'alpha al beta e alla donna che era rimasta in disparte all'entrata della sala.

I due si allontanarono senza emettere nessun suono.

I loro occhi tornarono normali e Jacob si specchio nelle pozze nere del suo alpha.

Il suo lupo gli urlava di avvicinarsi, ma la sua parte razionale era terrorizzata. Era il suo compagno, il suo alpha, ma era anche un rapitore e uno che schiavizzava gli omega. Come avrebbe mai potuto amarlo? E ancora più importante, sarebbe mai stato davvero amato?

Sentiva i passi del re avvicinarsi e il profumo di chiodi gi garofano farsi sempre più forte, tanto da fargli tremare le gambe.

Erano a pochi centimetri uno dall'altro, d'istinto Jacob abbassò lo sguardo ma il re com una delicatezza che non si aspettava gli sollevò il mento con il dito.

- Sei bellissimo. Gli sussurrò all'orecchio,  provocandogli dei brividi per tutto il corpo.

- Qual'è il tuo nome?

- Jacob. Disse l'omega con un filo di voce.

-  Io sono re Redford, ma tu, solo in alcuni momenti puoi chiamarmi Randy. Sussurò ammiccando, facendo arrossire l'omega.

Jacob non riusciva a capire, in quel momento il re non gli dava l'impressione di essere uno schiavista pronto a rapire omega da altri villaggi. Ma lui è u suoi due amici erano la prova vivente che lo fosse.

A quei pensieri fece qualche passo indietro, mettendosi in posizione difensiva.

- Hai paura di me omega?

Il ragazzo non rispose ma abbassò ancora di più lo sguardo.

Il re in un attimo gli fu ad un centimetro, sentiva il suo respiro tra i capelli e questo gli provocò dei brividi di eccittazzione.

In quel momento, forse per la prima volta odiò la sua natura di omega.

- Donna! Urlò l'alpha allontanandosi.

Nel giro di pochi secondi l'omega che lo aveva lavato comparve nella grande sala.

- Portalo nella sua stanza. Sentenziò.

La donna non sapeva in quale camera di preciso sarebbe stato, ma aveva timore a chiederlo.

- Nella vostra camera, Sire? Chiese con un filo di voce.

- Non lo voglio nella mia stanza un omega che ha paura di farsi toccare. Mettilo in un'altra qualsiasi.

A quelle parole Jacob ebbe una fitta al petto, neanche lui voleva stare nella sua stessa camera, ma il re era il suo alpha e al suo omega suonavano come un rifiuto.

Il ragazzo seguì la donna continuando a guardare il pavimento, delle lacrime calde iniziarono a bagnargli le guance.
Quello che si raccontava sui mate adesso gli sembrarono solo delle favole senza fondamento. Quell'uomo non sarebbe mai potuto essere la sua anima gemella.

Il re era seduto sul trono, l'odore di caramello dell'omega impregnava tutta l'aria, si sentì eccitato e confuso.
Non aveva mai né cercato né voluto una compagna o un compagno, ma adesso era evidente che il destino avesse già scelto al suo posto.

Dopo aver visto il rapporto malsano, fatto di odio, risentimento e urli dei suoi genitori si era ripromesso che non avrebbe mai fatto la loro fine. L'amore per lui non esisteva, al limite c'era solo il sesso, un semplice sfogo carnale dei propri impulsi.

Dopo che due anni prima, i suoi genitori erano morti in un incidente, lasciandogli le redini troppo presto di un piccolo impero, si era ritrovato a dover fronteggiare delle situazioni e dei problemi che fino al giorno prima neanche pensava esistessero.
Il padre non era cattivo ma le sue ideologie erano basate sulla retrograda convinzione che fosse giusta l'esistenza  di classi sociali, basate sul denaro, la discendenza e la categoria di appartenenza. Per lui gli omega indipendentemente se maschi o femmine facevano parte dell'ultimo gradino della classe sociale e di conseguenza tutti i nobili e anche la stragrande maggioranza del suo popolo la pensavano come lui.

A Redford non era mai importato se le persone fossero ricche o povere, belle o brutte, alpha o omega, per lui contava solo l'anima di coloro che per un motivo o per un altro facevano parte, anche se brevemente della sua vita. Ma dopo la morte dei suoi era stato costretto a fingere di essere qualcun altro, ad indossare una maschera che col tempo, purtroppo, non riusviva più a togliersi.

Per far cambiare il modo di pensare delle persone ci voleva del tempo, voleva rendere tutto graduale, piano piano avrebbe introdotto delle leggi che avrebbero permesso una maggiore uguaglianza, rendendo il cambiamento meno drastico e più tollerato, o almeno così pensava, ma ultimamente quando si guardava allo specchio l'unica immagine che riusviva a vedere era quella del padre che tanto disprezzava, ormai erano uguali.

L'omegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora