L'omega

20

Le ostilità erano aperte. Caleb evitava di incrociare Nick e quando capitava, lo guardava in cagnesco senza neanche rivolgergli la parola.

La situazione per Nick era diventata insostenibile, continuava a cercare Enea ma ogni giorno che passava le speranze andavano affievolendosi, e poi c'era Caleb, che lo trattava come fosse l'ultimo dei rifiuti, cosa che lo faceva infuriare, non solo perché voleva bene al ragazzo ma anche perché con il suo comportamento lo stava mettendo in cattiva luce con il resto del vilaggio.

In un altra occasione avrebbe dovuto punire in qualche modo il ragazzo, Nick era un capo equo, che ascoltava il parere e il consiglio di tutti, ma nessuno poteva permettersi di mancargli di rispetto così apertamente. A frenarlo fino ad ora era stata la consapevolezza che Caleb stesse soffrendo, ma adesso doveva fare qualcosa, ne valeva della sua reputazione.

Sapeva benissimo dove trovarlo. Si diresse alla radura e come aveva immaginato lo trovò lì, seduto sotto un albero a sonnecchiare.

- È così che passi il tuo tempo?

Caleb aprì un solo occhio, lo guardò ma non rispose.

Nick lo afferrò per le braccia e lo sollevò come un fuscello sbattendolo contro il tronco dell'albero.

- Hai finito di fare i capricci? Urlò poi dritto al suo orecchio.

Caleb lottò con ogni fibra del suo corpo per non sottomettersi al tono da alpha che Nick aveva usato e lo guardò con aria di sfida.

- Fin'ora ho lasciato correre perché so che stai soffrendo per Enea, ma tu ragazzino stai tirando troppo la corda. Io sono il tuo alpha e pretendo rispetto. Sono stato chiaro?

- Tu non sei proprio niente! Stai qui a fare il boss del vilaggio mentre lui è ancora là fuori e solo la dea sa cosa gli stanno facendo.

Nick ringhiò aumentando ancora di più la presa sul corpo dell'altro.

Caleb questa volta non riuscì a non abbassare la testa in senso di sottomissione.

- Ho fatto e sto facendo di tutto per trovarlo, ma non posso abbandonare un intero vilaggio solo per una persona.
Lo capisci?

- No! Non lo capisco tra qualche giorno farò quattordici anni e andrò a cercarlo da solo!

Nick sorrise e mollò la presa.

- Sei forte lo ammetto. Ma sei ancora troppo piccolo, qualsiasi alpha potrebbe sottometterti.

- E tu invece dovresti essere forte? Ti giuro che un giorno ti sfiderò e prenderò il tuo posto!

- Bene! Fallo! Ma fino ad allora io sarò il tuo alpha e dovrai trattarmi come tale!

Caleb si guardò intorno per qualche secondo cercando una risposta.

- Io ti detesto! Non potrò mai più considerarti il mio alpha.

Nick sbuffò scocciato.

- Sei proprio un moccioso. Fai come ti pare. Parlare con te è inutile.

Dopo quelle parole se ne andò lasciando il più piccolo nella confusione dei suoi pensieri.

Mentre si incamminava verso il villaggio la sua rabbia cresceva a dismisura. Se solo Caleb fosse stato un adulto lo avrebbe preso di certo a pugni. Gli piacevano le persone con delle idee forti, ma quel moccioso era solo infantile e cocciuto. Preso com'era a rimuginare non si accorse nemmeno di essere arrivato al vilaggio, ne tanto meno di Nana che gli stavo andando incontro, non finché non gli sbattè addosso almeno.

- Nick! Attento!

- Scusami Nana, eri sovrappensiero.

- Quale dei due piccoli occupa la tua mente?

Nick fece un sorriso sghembo, quasi irritato.

- Caleb. Ho provato a ignorarlo, ho provato a parlargli, a spiegargli le mie ragioni, ma forse è troppo stupido per capire.

- Non è stupido. È solo un po' immaturo e molto triste per la scomparsa del suo amico. E poi è un alpha, probabilmente si sente in colpa per non essere riuscito a proteggerlo, in questo dovresti riuscire a capirlo, infondo non è anche quello che provi tu?

Nick abbassò lo sguardo colpevole.

- Mi maledico ogni giorno. Dovevo stare più attento.

- Piccolo, la dea ha i suoi progetti per tutti noi. Quando sarà il momento giusto lo troverai ne sono certa.

Nick non sapeva se credere a quelle parole, in quel momento l'unica cosa di cui era certo è che avevo fallito, sia come alpha che come capo.