La Sparizione di Harry

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Mancano pochi minuti alla fine della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, e tutti i Grifondoro si fissano tra di loro per un fatto insolito.

Harry Potter non c'è. Non si è presentato a lezione, ma a colazione c'era. Nessuno sa dove sia, neanche Ron o Hermione. Ginny, seduta vicino alla Caposcuola è preoccupata, ogni volta che il suo fidanzato sparisce non è un buon segno. Anche la riccia è agitata perché l'ultima volta che è sparito lei sapeva esattamente dove era, nella foresta proibita a sacrificarsi per il bene superiore. Sa bene, dentro di lei, che non può certamente essere per una cosa così spaventosa la sua assenza, ma non può evitare di ripensare a tutte le volte che ha avuto paura non vedendolo.

-"Bene ragazzi, per la prossima settimana voglio due pergamene dove mi parlate del Patronus. Dovete descrivere cosa provate quando lo evocate, la forma che prende, a cosa serve e tutto ciò che volete aggiungere sarà ben accetto. Andate pure."

Il professore li congeda, la lezione è terminata. I Corvonero scappano a velocità della luce dall'aula, hanno solo dieci minuti per raggiungere il giardino dove si tiene la lezione di Cura delle creature Magiche e hanno un bel po' da correre, i Grifondoro invece hanno tutto il tempo di raggiungere con calma la classe di incantesimi.

-"Appena lo vedo lo ammazzo, io vi ho avvisate!" Sbotta Ron d'un tratto rivolgendosi alla sorella e all'amica.

-"Poteva almeno dirci qualcosa cavolo! Avvisare, sa quanta ansia provo ancora ogni volta che non ho la situazione sotto controllo!"

-"Ginny, tu vuoi le situazioni sotto controllo dalla nascita! Come faccia Harry a sopportarti non lo so!"

-"Stai zitto tu, o ti appendo per le mutande alla torre più alta!"

I battibecchi tra i due fratelli sono quasi all'ordine del giorno, il giovane Weasley si diverte troppo nello stuzzicare la sorella, puntando proprio sui suoi punti deboli, ed Harry è ovviamente uno di quelli.

Hermione ha imparato a non farci nemmeno più caso, una volta prendeva anche le difese di Ginny ma ormai ha imparato a rispondere a tono e ad essere sincera, ogni volta si sbellica dalle risate quando si impegnano nel darsi fastidio. Anche ora lo farebbe se non fosse troppo impegnata a preoccuparsi per il suo migliore amico.

Le ore proseguono, ma di Harry neanche l'ombra. La preoccupazione sale sempre di più, tanto che Ginny ha un momento di sconforto e tra le braccia della sua amica le scappa una lacrima. Potrebbe sembrare esageratamente esagerata come reazione, ma solo chi ha vissuto la guerra e soprattutto ha vissuto ad Hogwarts quando era sotto il dominio dei Carrow, di Piton e quindi di Lord Voldemort può capire veramente. Per mesi la piccola rossa non ha saputo nulla dell'uomo che ama, sperava solo, ogni giorno, di non venire a conoscenza della sua cattura o morte. Pregava ogni giorno che dalla piccola radiolina portata dentro la scuola illegalmente da Seamus, di non sentire mai i nomi di qualche membro della famiglia, di Ron o di Hermione. Chiusa dentro l'enorme castello probabilmente ha passato il tempo in modo peggiore in confronto al trio. Loro almeno sapevano cosa stava accadendo, stavano insieme, avendo la Mappa dei Malandrini sapeva che Harry sapeva sempre dove si trovava, lei no, lei non sapeva nulla. E questa sensazione ancora non si è affievolita del tutto, le basta non aver il controllo di qualcosa per pensare subito al peggio.

Sono le cinque del pomeriggio, ed Hermione è seduta nel suo solito tavolo della Biblioteca assorta nei suoi pensieri, lo sguardo rivolto nel paesaggio fuori la finestra, lontano e triste. 

Il sole inizia ad abbassarsi, colorando di un arancione tenue la distesa di erba verde del grande prato. Le ombre degli alberi rapiscono gli occhi dorati della riccia che senza nemmeno rendersene conto assiste al tramonto più veloce che abbia mai visto.

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