Hunter

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Il mio nome è Hunter Jacob e ho 29 anni. Jacob però non è il cognome di mio padre ma è quello della famiglia di mia madre. La mia scelta non è stata fatta a caso ma ho dovuto farla... non mi sono mai sentito parte della famiglia in cui sono nato e nessuno ha mai cercato di cambiare la cosa

Sono nato in una ricca famiglia londinese. Mio padre, Jake Knight, con l'aiuto delle ingenti finanze della sua famiglia decise di fondare un'azienda attiva nella sicurezza. Le Knight Industries si occupano di molte cose e tra queste fornisce servizi come agenzia per l'assunzione di guardie del corpo. Mia madre, Mary, è nata invece in una famiglia semplice e proprio per questo mi sono sempre sentito a mio agio più con quel lato della mia famiglia anche se lo stesso non vale per gli altri. I Jacob sono sempre stati snobbati e di conseguenza anche io visto che preferivo la loro compagnia a quella dei Knight.

Tornando a me adesso lavoro come bodyguard per l'azienda di mio padre ma di certo non era il mio lavoro da sogno...

Appena ho ottenuto la libertà dalla custodia dei miei genitori ho deciso di arruolarmi nell'esercito britannico. Sono stato bene lì e ho anche fatto molte amicizie.
Sono sempre stato molto chiuso in me stesso, soprattutto dopo quello che ho passato da ragazzino, ma durante l'addestramento ho incontrato Andi e Mave. Abbiamo legato sin da subito e siamo praticamente diventati fratelli.

Da ragazzino la mia vita non è stata facile perché ero emarginato dai miei stessi genitori. Al centro dell'attenzione c'è sempre stato mio fratello maggiore Albert. È il figlio perfetto mentre io sono sempre stato in grado di metterli in imbarazzo. Ammetto che ero difficile e molto vivace ma mia nonna materna mi voleva bene e per qualche tempo mi sono sentito amato. Le cose però non sono durate a lungo perché nonna è morta molto giovane lasciandomi solo al mondo. I miei genitori mi ritenevano ingestibile e su suggerimento della famiglia di mio padre mi hanno spedito in un orrendo collegio sulle Alpi Svizzere.
Lì era come un inferno, era talmente dura la disciplina che stare nell'esercito era un'allegra scampagnata.

Tornando a me, io ero un cecchino dell'esercito fino a quel fatidico giorno di due anni fa. Durante quella che doveva essere una giornata di routine un'intera batteria di proiettili è stata scaricata addosso a me e ai due miei amici. Da lì ne sono uscito vivo per miracolo ma Andi e Mave non sono stati tanto fortunati come me. La squadra che è venuta in nostro soccorso è arrivata quasi subito ma per loro due non c'era più nulla da fare. Io ero quasi privo di sensi perché un proiettile mi aveva perforato il giubbotto e il colpo mi ha fatto letteralmente franare a terra. Quando mi trasportarono nell'ospedale militare i medici continuavano a ripetermi quanto fossi stato fortunato per il fatto che il proiettile era stato bloccato da una costola. L'unica cosa che sentivo però era sfortuna... avrei dovuto morire io e non loro. Andi aveva una fidanzata che lo aspettava a casa mentre Mave viveva ancora con i suoi genitori che però erano le persone più amorevoli che io abbia mai conosciuto. La loro è stata sfortuna non la mia fortuna perché non sarebbe dovuto succedere.

Il medico mi aveva consigliato di tornarmene a casa dalla mia famiglia che nel frattempo era stata avvisata. Ma la verità era che io non avevo più una famiglia visto che era morta lì davanti ai miei occhi. Da quella vera, avvisata dal mio comandante, in due mesi che ho passato a guarire in un ospedale da campo, non ho ricevuto nemmeno una telefonata. Da chi sarei mai dovuto tornare?

Il destino, però mi ha giocato un brutto scherzo e infatti qualche mese dopo ero appostato per un normale pattugliamento quando in lontananza vidi quei tre che avevano strappato la vita ai miei fratelli mentre tentavano di rapire delle ragazzine, bambine credo che bambine sia il temine più adatto, non ci pensai due volte e di loro tre non rimase che una lapide sbiadita dal tempo senza nome. Forse non avrei ucciso quei tre se non li avessi riconosciuti però comunque quello che stavano facendo era orribile.
Il solo pensiero di quello che avrebbero potuto fare a quelle bambine mi fa venire la pelle d'oca.

Ovviamente mi obbligarono a congedarmi ma non credo che mi pentirò mai di quello che ho fatto: non solo ho vendicato i miei fratelli ma ho anche salvato la vita a delle bambine

Tornato a Londra sono tornato dai miei genitori. Se l'ho fatto è stato solo per mia madre perché so che in fondo lei non mi odia e anche se non ci vediamo da qualche anno so che ogni tanto mi pensa. Ogni anno mi mandava una lettera in corrispondenza dell'anniversario della morte della nonna.
Il ritorno è stato molto traumatico e non c'è notte che non combatto con i demoni che mi perseguitano.

Mio padre per pura pietà e dopo essersi lasciato convincere da mia madre mi ha offerto un lavoro come bodyguard nella sua azienda. Non che fosse il massimo della mia aspirazione ma mi permette di guadagnare abbastanza bene e distrarmi dai demoni che mi rincorrono ogni volta che chiudo gli occhi.

La verità è che ho perso ogni speranza quel maledetto giorno.

Presto però qualcosa cambierà e perforerà la mia armatura che mi sono costruito intorno, colpendomi in pieno petto per non lasciarmi più via di scampo...

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