Mi alzai a fatica dal letto, presi una delle mie felpe XL e, lasciandomi i pantaloni grigi del pigiama, mi diressi titubante al piano di sotto,
< buongiorno Lil > mi disse un bambino,
< smamma Charlie non sono in vena > mi allontanai con la mia tazza fredda di latte,
< sei in ritardo > incontrai una delle responsabili dell'orfanotrofio all'angolo del corridoio, Isabella, mi metteva i brividi e mi ricordava un po' troppo la mamma dell'anime The promised neverland, aveva anche lo stesso nome
aaaa disgustoso;
< lo so lo so ora vado > sbuffai lasciandole la tazza in mano e con tutta la lentezza di sto mondo mi infilaii le mie adorate Converse.Non sono tipa da autobus, troppe persone, d'inverno chiedo a qualcuno di accompagnarmi, avrei l'età giusta per guidare ma non ho voglia di fare quegli stupidissimi esami di guida, mentre d'estate prendo la mia bici e mi dirigo verso l'inferno: LA SCUOLA.
Un posto orribile, pieno di persone orribili e puzzolenti che non tiene mai le mani a posto;
come in ogni scuola ci sono i vari gruppetti:
- le snob
- i popolari
- gli sportivi
- i secchioni
- quelli lgbt
e tanti altri e poi ci sono io, la ragazza strana, orfana e con del potenziale in fatto di ragazzx ma che odia la gente.Lasciai la bici attaccata a un palo, come al solito ero arrivata tardi e fortunatamente non c'era nessuno tranne il mio bidello di fiducia,
< ciao John > lo salutai con la mano e lui ricambiò sorridendo.
Camminai a passi pesanti fino ad arrivare all'aula 43 e senza bussare entrai,
< scusi il ritardo > dissi l'unica frase che dicevo in classe,
< sembri intrappolata in un loop signorina > mi riprese la prof e io le risposi con un sorrisetto infastidito.L'ultimo posto rimasto era vicino a Flash, un ragazzo odioso ma non più degli sportivi popolari, cercai di non incrociare il suo sguardo per non avere problemi ma lui fu più veloce,
< mi ricordi il tuo cognome? > mi sorrise,
< a giusto non c'è l'hai > iniziò a ridere con il suo gruppetto di " amici ",
è da quando sono piccola che vengo presa in giro per questo, sono stata abbandonata in quell'orfanotrofio senza nome nè cognome nel bel mezzo della notte sotto la sola luce della luna e così che hanno deciso di chiamarmi Lilith;
mi limitai a spegnerlo come al mio solito, cibandomi della vergogna nei suoi occhi e dello sguardo basso dei suoi " amici ".La mattina passò molto velocemente dato che passai le prime tre ore a dormire, non avevo bisogno della scuola né di imparare qualcosa che già sapevo, ma dopo pranzo la situazione iniziò a peggiorare:
Durante l'ora di matematica entrò in aula il preside invitando tutta la classe a dirigersi in palestra; confusi ci alzammo dalle sedie e appena arrivammo a destinazione le mie uniche sensazioni furono disgusto e totale noia.
Vidi tutti attorno a me gridare dalla contentezza e saltellare da una parte all'altra, vidi le ragazze fare le gatte morte mentre correvano verso coloro che chiamavano divinità, io ero l'unica ferma, seduta ad un angolo che leggeva uno dei suoi libri mentre tutti davano fama e successo agli Avengers.< vi ho riuniti qui per farvi conoscere i nostri salvatori, coloro che ci hanno salvati durante la battaglia contro gli alieni anni fa e che continuano a proteggerci....> iniziò a parlare il preside seduto su un tavolo con a fianco Tony Stark, Thor, Occhio di Falco, la vedova nera, Falcon, Bruce Banner, il soldato d'inverno, Scarlett Witch, Visione e il pompato Captain America, davanti alle scalinate dove eravamo seduti tutti noi alunni.
< .... oggi avremo la possibilità di chiedere dei consigli per essere migliori e di ringraziarli. UN APPLAUSO AI NOSTRI EROI > concluse
e tutti i presenti iniziarono ad applaudire,
sentii poi alcune ragazze fare domande del tipo
" dov'è Spider-man? " o
" chi si nasconde dietro la sua maschera? " o ancora
" è figo come voi Spider-man? "e l'unica risposta che ricevettero fu un occhiolino da parte del glorioso Tony Stark.Dopo un ora straziante in cui sentii solo le voci di quei clown e gli strilli insopportabili delle ragazze che mi
rimbombavano nelle orecchie mi decisi ad andare in bagno; i bagni della palestra erano bagni in comune usati solo per le emergenze infatti venivano usati come infermeria con tanto di barella ed erano sempre vuoti ideali per far passare il mal di testa.Mentre ero seduta sul lettino a leggere il mio libro sentii dei passi provenire da fuori alla porta, andai nel panico sentendo di chi si trattava,
erano le voci di Max, Josh e Alex, i tre più popolari della scuola, famosi per le loro vittorie sul campo da baseball e per essersi fatti quasi tutte le ragazze della scuola; mi alzai di scatto dal lettino avvicinandomi alla porta sperando di poter uscire, ma appena toccai la maniglia la porta si spalancò facendomi trovare davanti ai tre ragazzi alti quasi due metri.Indietreggiai lentamente cercando di capire cosa volessero da me,
< che ci fai qui piccola > si lanciarono un occhiata
< i cazzi tuoi? > mi incamminai a testa alta verso l'uscita ma prima che potessi oltrepassare la porta uno di loro si mise davanti a me prendendomi le spalle,
< anche con quei vestiti enormi non sembri male anzi > sorrise Alex avvicinandosi a me, non risposi, nessuno era mai stato così vicino a me, mi sentii in trappola.Con un muovimento veloce mi sfilò la felpa lasciandomi in reggiseno, mi veniva da vomitare, cercai di coprirmi ma la rabbia dentro di me scoppiò quando uno di loro iniziò a fare apprezzamenti sul mio corpo, Josh si avvicinò a sua volta e allungò il braccio mentre Alex chiudeva la porta,
persi del tutto la testa e serrai i pugni talmente forte che vidi il sangue scendere lungo le nocche, alzai lentamente lo sguardo incrociando quello di Josh e sorrisi, un sorriso nuovo per me, quasi malvagio e perverso, poi sentii un boato, come un esplosione.
Il sangue di Josh era su tutte le pareti e su tutta la mia faccia mentre colava lungo il mio collo fino ad arrivare alla pancia; il sorriso sparì e al suo posto comparve un espressione terrorizzata, vidi il corpo senza testa di Josh cadere a terra e la presa dell'amico lasciarmi per scappare.
Attorno a me c'era solo rosso e l'odore pungente di ferro, mani, faccia, capelli e corpo erano coperti di sangue.sentii le grida provenire dalle scale,
"forse i due avevano raccontato tutto"
pensai.Avevo appena ucciso una persona, un ragazzo della mia età,
Sentii una presenza dietro di me, mi girai terrorizzata trovandomi gli avengers davanti alla porta,
i miei occhi trasmettevano solo terrore, paura,
forse se ne accorsero;
Black Widow si avvicinò lentamente a me e così anche Captain america, mi presero le braccia e mi condussero all'uscita, non opposi resistenza, il mio sguardo era vuoto e le orecchie ovattate.
Scossi la testa quando mi accorsi degli sguardi terrorizzati che mi stavano fissando," cosa mi sarebbe successo "
" dove sarei finita? "queste domande mi ronzavano in loop in testa; mi portarono davanti ad una macchina dove la strega mi porse una maglietta pulita, le mani di Black widow e del capitano mi lasciano permettendomi di indossare la maglietta,
quello era il momento giusto.Feci uno scatto e iniziai a correre fino alla bici, vidi tutti gli avengers dietro di me,
erano troppo veloci,
lasciai perdere l'idea della bici e usai le scorciatoie che conoscevo grazie alle passeggiate che facevo per scaricare la rabbia ogni volta che finivo scuola, erano come dei labirinti quelle stradine e per qualche minuto pensai, o meglio speraii di averli seminati,ma non fu così.
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Lilith || Loki Laufeyson
Fiksi PenggemarLilith una ragazza Newyorchese, orfana, a cui è stato nascosto il suo passato, i suoi genitori e la verità su sé stessa. Una ragazza solitaria, narcisista e introversa che odia tutti e non si fida pressoché di nessuno, si troverà davanti all'opportu...