XXVI

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< da questa parte Lilth > mi chiamò una voce femminile, 

Strizzai più volte gli occhi, come se mi fossi appena svegliata dopo una lunga e piacevole dormita. Ero come in una sala d'aspetto, le pareti bianche e tante sedie, indossavo vestiti comodi, una felpa e un pantalone della tuta, i capelli puliti come la mia pelle di un rosato primaverile, e una sensazione di libertà e pace. Sorridevo come una bambina a quella sensazione di puro sollievo. Mi toccai le orecchie ancora appuntite e..... le mie ali, le mie amate ali erano lì, dietro le mie spalle, perfette, pulite e lisce. Un grido di felicità mi uscì dalla gola quando riuscii ad alzarmi da terra, sentendomi come una piuma. 

< ciao Lilith > la voce che poco prima mi aveva fatto aprire gli occhi, ora era lì davanti a me 

< tu...> la mia voce tremava appena capii chi fosse. La ragazza a cui avevo sottratto la vita ora mi porgeva la mano 

< tranquilla Lilith, hai fatto la scelta giusta > sorrise inclinando la testa 

< come ti chiami? > chiesi con voce spezzata appena mi accarezzò il volto, ma mi ritrassi indietro appena percepii la freddezza di quel tocco....morto. 

Lei fece spallucce e si girò dandomi le spalle 

< vieni > 

La seguii fino ad una porta,

< ti aspetta la tua famiglia > mi indicò la maniglia sorridendo.

Mi avvicinai lentamente ad essa mentre lei restava dietro di me. Stavo per aprire la porta, quando dalla maniglia vidi il riflesso dei miei occhi, e a fianco alla mia figura Strucker. 

Mi si gelò il sangue, quella sensazione di pace tramutò in rabbia e tolsi la mano dalla maniglia senza girarmi.

< chi c'è oltre la porta? > chiesi a voce bassa

< la tua famiglia > si affrettò a rispondere 

< quale famiglia? > continuai guardando la maniglia dorata e lucida

< i tuoi genitori > 

< come possono essere la mia famiglia se non li ho mai incontrati? > 

< sono sempre la tua famiglia > la risatina che seguì fu molto familiare.

< come ti chiami? > ripetei 

< Rose > esitò il tempo giusto da farmi ricordare cosa fosse successo prima, al mio sacrificio e a quel pavimento a pochi centimetri dalla mia faccia. 

< ciao di nuovo Strucker > sorrisi girandomi lentamente 

< astuta come una volpe > sorrise la ragazza.

Poi mi sentii cadere, nel vuoto, nell'oscurità. Sentii lo schianto e poi prima di riaprire gli occhi, di nuovo la sua voce,

< hai vinto te...... per adesso >.

Mi risvegliai nel mio vero corpo, davanti a quel laboratorio dove, dopo aver lottato fino a farmi spezzare le ali, avevo sacrificato la mia anima. Iniziai a tossire, sempre più forte fino a perdere sangue, il mio corpo sapeva ed era freddo come quello di un morto. Non riuscii a muovermi finchè non sentii la pelle bruciare, diventava sempre più bollente, fino a prendere fuoco. Mentre vedevo il mio corpo diventare polvere e sentivo l'odore pungente della carne bruciare, io ammiravo quelle fiamme, non sentivo dolore. 

Esattamente come una fenice rinasce dalle sue ceneri, io rinacqui dalle mie. Un vento fantasma raccolse tutta quella polvere e dopo un bagliore di luce mi ritrovai di nuovo nel mio corpo. 

Un sorriso si espanse nel mio volto appena notai il colorito della pelle e le mie forme, gli occhi splendenti, i capelli corti, neri e puliti, la tuta aderente nera regalatami da Fury e le mie grandi ali nere, lisce e finalmente non troppo pesanti per il mio corpo che aveva finalmente riacquistato i muscoli. Un movimento del mio orecchio destro mi fece svanire il sorriso sulla mia faccia, corsi verso l'uscita e diventai in pietra quando non vidi il corpo di Strucker. Quel loop non avrebbe mai avuto una fine. 

Setacciai per l'ultima volta il posto, e prima di andarmene feci esplodere l'intero edificio. Mi alzai in volo gridando di gioia, anche se non sapevo dove fosse Strucker, ero libera, sarei potuta tornare dalla mia famiglia, e avere circa un lieto fine. Rimasi in volo per due giorni senza mai dormire o riposarmi, le ossa e i muscoli di tutto il corpo chiedevano pietà ma decisi di non mollare e andare avanti, sempre di più finchè  una grande A segnò un punto nella mia vita, un punto che avrebbe messo fine a quelle sofferenze regalandomi solo pace. 

Ero a casa.

Lilith || Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora