XXI

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Un cartello stradale segnò l'inizio di Sokovia, era arrivato il mio momento. Fury si fermò quando eravamo ormai davanti a quasi un intero esercito di uomini armati fino ai denti che aspettavano solo me. Scesi lentamente dalla macchina con le mani in alto, come mi aveva consigliato di fare Fury, lui era dietro di me con una valigetta in mano, 

< liberate la città e io vi darò la ragazza > parlò Fury

< non così in fretta, vogliamo prima la ragazza > rispose un uomo con uno strano accento e un sorrisetto da prendere a pugni 

< toglietele i poteri > fece un cenno con la testa a due soldati a fianco a lui, che velocemente si avvicinarono a Fury prendendogli la valigetta.

Da essa ne uscì una siringa con uno strano liquido rosso, chiusi gli occhi per evitare il panico e li riaprii solo quando sentii la siringa uscire fuori dal mio collo. Una guardia mi prese per il braccio e appena feci un passo in avanti sentii le gambe cedere e tutto intorno a me girare. Un'altra guardia mi prese il braccio evitando di farmi cadere, girai la testa nella disperata richiesta di aiuto da parte di Fury ma lui era già sparito per evitare di dare sospetti, tutto stava andando secondo i piani. 

Feci un flebile sorriso appena passai a fianco all'uomo che dedussi fosse il capo e prima che mi misero in uno dei loro furgoni chiusi gli occhi facendo finta di perdere i sensi. Dovevo sembrare indifesa, debole. Aspettavo quel momento, quell'adrenalina da una vita, la stessa adrenalina che mi permise di mentire a tutti, facendolo sembrare come una condanna a morte, un sacrificio, ma in realtà stavo solo esaudendo il sogno di una bambina.

Non avevo paura, una canzone dentro la mia mente mi faceva sentire come in una favola, il pugnale che nascondevo nello stivale si trasformò in una spada ricoperta di cristalli e la tuta che indossavo diventò un'armatura. Quei pensieri mi fecero tornare ad Asgard, il posto che ho sognato da sempre, che mi faceva sentire a casa, al luogo a cui appartenevo, avevo sognato quel posto, quest'avventura in ogni libro che leggevo, la lettura mi faceva entrare in un nuovo universo facendomi sognare tutto ciò di cui avevo bisogno e che ora avrei potuto avere e vivere. 

Feci finta di risvegliarmi, anche se avevo ascoltato tutte le loro conversazioni mentre fingevo di essere svenuta. Il piano era molto semplice, ma alquanto efficace, mi sarei dovuta infiltrare nell'Hydra, fingermi debole, riacquistare i miei poteri somministrandomi il siero blu e al momento giusto uscire allo scoperto per distruggere l'intera struttura vendicando i miei genitori; l'unico problema era il tempo, avrei dovuto aspettare e avrei dovuto contenere tutta l'adrenalina e la vendetta che fluiva nelle mie vene, avrei dovuto subire ciò che aveva ucciso i miei genitori in passato, ma solo per un breve periodo, poi avrei potuto letteralmente uscire gli artigli e fare il culo a strisce a tutti quei bastardi armati, rivendicando il mio cognome ormai perduto da tempo. 

Sentii la macchina fermarsi, i vetri erano blindati quindi non riuscii ad individuarne la posizione. Mi scortarono fino all'entrata, la mia faccia emanava solo terrore, perfetto. La struttura era formata a più piani e ogni piano era molto ampio, era immerso nella campagna impedendomi qualsiasi punto di riferimento. Come previsto mi fecero cambiare i vestiti, riuscii a nascondere comunque il pugnale nella scarpa grazie ai pantaloni lunghi che mi avevano fornito. Mi trasferirono in una cella, naturalmente non come quella in cui mi chiusero gli Avengers, ma bensì molto più sporca, umida e buia. 

Passai i primi giorni ad ambientarmi e a chiedere qualcosa alle guardie accontentandomi delle poche risposte che mi davano e approfittando di ogni spostamento per localizzare la sala in cui si poteva trovare il siero blu. Nei tre giorni a seguire mi creai una scaletta mentale per capire i loro punti deboli e su dove e quando colpire. 

I pasti erano divisi in tre portate con ognuno un cambio di guardia, la mattina avveniva regolarmente e così anche per la sera, mentre per il pomeriggio durante il cambio di guardia rimaneva un buco, un assenza di guardia, per spostare tutta l'attenzione alla sala degli esperimenti che avveniva ogni giorno alle sedici precise. Bucky in oltre mi raccontò delle loro torture e della loro mania di avere tutto sotto controllo, quindi mi bastava scombinare solo un paio delle loro idee per mandare tutto il reparto in totale caos. 

Lilith || Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora