XXIV

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Oscurità, freddo e gelo. Quel sottilissimo filo tra la vita e la morte era così. Mi ci aggrappai con tutte le mie forze sperando per ogni secondo che non si spezzasse. Quando il Barone gridò e il siero si insinuò nel mio cuore, quel filo divenne più piccolo, si ritirò, sempre più vicino al mio corpo, scomparendo solo quando fui travolta dal dolore. 

Iniziai a tossire, le ali mi uscirono come molle e una scarica di poteri mi mosse i capelli donandomi subito un colorito rosato al viso. 

< le fenici possono diventare tigri > ringhiai con un ghigno 

< Lilith tu appartieni a me, non sarai mai in grado di liberarti > i suoi occhi si colorarono di nero, il mio non fu uno scacco matto come pensai, ma solo la prima mossa, che fu seguita dalla sua abbattendomi una pedina. Fissò i suoi occhi neri nei miei viola e, facendo sparire il mio ghigno, evocò da delle ombre, che ronzavano lungo tutto il suo corpo, delle ali, simili alle mie ma rosse come il sangue, sottili come un velo da cui passava la poca luce rivelando tutte le vene pulsanti e degli artigli che le contornarono. Sapevo che non fosse umano, ma non pensavo fossimo così simili. 

" i simili uccidono i simili " ricordai le parole di Strange. Il Barone mi poteva uccidere, poteva farmi davvero del male, con lui la mia immortalità era inutile.

Stavo per entrare nel panico, era il suo scacco matto, aveva lui l'ultima mossa. 

< prova solo ad evocare le ali e sarò contento di tagliartele > sorrise con le mani in tasca. 

< mi interessa solo il tuo primo genito, non te. > strizzò gli occhi e capii il suo piano. Mi avrebbe usata solo per produrre dei bambini-soldato formati dall'unione di entrambi, delle divinità che avrebbero sterminato interi eserciti e territori, che avrebbero potuto distruggere gli Avengers per far regnare Strucker su tutto il mondo. 

In quel momento pensai solo al siero blu e al mio corpo che mi chiedeva sempre più potere. Potere, era ciò che mi serviva, avrei potuto sconfiggerlo se solo avessi avuto il cento per cento dei miei poteri. Il barone aveva ormai posato le mania sulle mie gambe nude e un mio ringhio basso fece tremare il lettino provocandogli però una risatina bassa che mi fece salire una sensazione di puro terrore. Ero inerme, stesa su quel lettino con busto, gambe e braccia legate saldamente e le sue mani che erano ormai arrivate nella parte più alta delle cosce. Chiusi gli occhi e il mio unico pensiero era ancora soltanto il siero blu, era la mia unica speranza, la mia unica salvezza. 

Come un soffio di vento, il mio corpo iniziò a dissolversi diventando solo un ombra, un fumo. Guardai il Barone e lo sentii gridare nel disperato tentativo di fermarmi, di riprendermi. Divenni parte dell'aria, potevo sentire il mio respiro accellerato, ma ogni volta che cercavo di guardarmi le mani vedevo solo fumo. Alla velocità di un respiro mi ritrovai nella sala delle provette dove trovai una ventina di fiale blu, il mio corpo riprese le fattezze mammano umane, mi accorsi solo in quel momento di aver trasmutato. 

Trasmutare. La prima volta che sentii questa parola fu durante una delle sere a New York con Loki. Eravamo su uno dei palazzi più alti ad ammirare le stelle stesi su un telo e io tenevo la testa appoggiata sulla pancia del Dio mentre mi accarezzava pigramente la testa. 

< dici sempre di sapere tutto, di aver scoperto qualsiasi specie di essere vivente e di sapere l'esistenza dei poteri più antichi e dimenticati, ma non è hai mai parlato > dissi mentre mi alzavo con i gomiti fissando la stella più luminosa,

< di solito non interessa > sospirò 

< a me si > dissi sorridendogli e lui mi accarezzò la schiena, 

< vuoi sentire una leggenda ormai dimenticata di Asgard? > chiese con la sua voce gentile e io annuì distogliendo lo sguardo da quella stella luminosa per guardare il le sue stelle color smeraldo

Lilith || Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora