Capitolo 125 - Una cosa sola

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L'indomani mi svegliai piuttosto sconsolata, speravo di ottenere qualcosa dalla mamma di Draco, pensavo che potesse dirmi di più e ci rimasi parecchio male della disfatta della sera prima, tanto da essere totalmente svogliata di fare anche la minima cosa; oltretutto, la discussione con Lumacorno peggiorava le cose, mi dispiaceva essere apparsa ai suoi occhi come una sporca approfittatrice, quando in realtà, cercavo solo di aiutare Harry.

«Moon» mi richiamò la voce di Pansy «Attenta!»

Non fece in tempo a dire, l'intero contenuto del calderone era già interamente riversato sulla mia uniforme, il liquido verdastro, che per errore avevo rovesciato, stava già impregnando la stoffa della mia camicia quando, terrorizzata, alzai la mano.

«Professore, posso andare in bagno?» chiesi senza il coraggio di guardarlo in faccia.
Un flebile "si" accompagnò la sua voce pacata e appena lo sentii corsi in bagno per riparare al danno; strofinai così forte la mano contro la stoffa da consumarla, ma niente, non veniva via.

«Sta ferma, così ti romperai una mano» mi rimproverò una voce alle mie spalle.

«Esci! È il bagno delle ragazze Draco» lo sgridai di rimando, sperando che uscisse e mi lasciasse a rimediare al mio guaio.

«Per cominciare, io sto dove voglio» disse avvicinandosi «E poi...»
Si interruppe per puntare la bacchetta contro i miei vestiti e far uscire qualche scintilla, la quale portò il tessuto a ricomporsi come fosse nuovo. Lui ghignò soddisfatto e io sbuffai esausta.

«Complimenti» gli dissi ironica.

«Mi aspetto che ora tu faccia qualcosa per ringraziarmi» ridacchiò divertito. Contenta del fatto che almeno uno dei due lo fosse, purtroppo per lui, era l'unico.

«Draco, non ho voglia di nessuna tua provocazione» sbuffai
Feci per andarmene ma fu lui stesso a trattenermi per il braccio e bloccarmi.

«Dove credi di andare?» mi domandò severamente.

«Non è giornata» gli risposi guardandolo negli occhi, pregandolo con essi di lasciarmi in pace.

La sua iride brillava più del solito ma il suo color ghiaccio era ridotto a una piccolissima riga, dato che la pupilla era quasi completamente dilatata.
Mi avvicinò ancora di più per poi baciarmi e quando le sue labbra soffici iniziarono a premere contro le mie, improvvisamente i problemi sembravano spariti e accanto a lui era tutto più leggero; avvolse i miei fianchi tra le sue braccia fino a far toccare il suo petto contro il mio, fino a diventare una cosa sola, enormi, immensi.

Mi spinse contro la parete del bagno e dopo poco, cercò di avvicinarmi a una delle cabine che circondavano i water.

«Che stai-» chiesi mentre venni interrotta dalle sue labbra.

«Shh, fidati di me»
Entrammo nello spazio chiuso, lo vidi abbassarsi e scendere all'altezza della mia gonna, per poi alzarla e iniziare a rilassare i miei muscoli nel migliore dei modi; infilai le mani tra i suoi capelli chiarissimi e presi a tirarli leggermente, appoggiai la testa contro il muro mentre lui con le mani accarezzava le mie gambe che facevano fatica a stare dritte, che tremavano sotto il calore della sua lingua.

«D-Draco» lo richiamai a fatica.

Lui non smise di fare niente, quindi cercai concentrazione e con un po' di forza gli presi la testa facendogli capire che doveva fermarsi; mi guardò confuso.

«Ho bisogno di te» ansimai guardandolo negli occhi.

Mi sorrise e non esitò ad accontentarmi e si abbassò i pantaloni, lo vidi togliersi ogni cosa tranne la camicia, e fu allora che realizzai...

Per tutti quei mesi aveva evitato con me ogni possibilità di un rapporto intimo, avevo pensato ai tradimenti, ad altre mille ipotesi, ma avevo appena capito, che semplicemente non voleva, e non poteva, mostrarmi il marchio; feci mente locale e mi resi conto che effettivamente erano mesi che non lo vedevo a petto nudo, così pensai di metterlo alla prova, per capire se i miei sospetti fossero perlomeno veritieri.

«Togliti la camicia» ordinai.

«Mi dispiace piccola, non potrai godere dello spettacolo, per il momento» rispose riprendendo a baciarmi il collo.
Non disse altro, era troppo impegnato persino per darmi uno straccio di scusa un po' più decente.

«Ma così non posso graffiarti la schiena» sussurrai con voce sensuale al suo orecchio.

Ghignò malizioso, come era solito a fare nei nostri momenti. Ma non avrebbe ceduto, non poteva e io lo conoscevo fin troppo bene ormai.

«Me la sbottono allora, così puoi mettere le mani dentro»

Incredibile, riusciva sempre a girare tutto a suo favore.
Senza troppe lamentele lo accontentai, decisi di non fare altre inutili polemiche, ma solamente perché ero a conoscenza del vero motivo per cui non volesse toglierla.

Finalmente eravamo di nuovo io e lui, uniti, legati, da qualcosa che poteva sembrare banale, ma la scena più pietosa e disgustosa che sarebbe potuta apparire a chiunque sarebbe entrato li, due studenti che facevano sesso nel bagno di una scuola, per noi era un momento di rinascita, era di nuovo dentro di me ed era l'espressione massima del nostro amore, e non potevo desiderare di meglio.

Quando finimmo Draco mi riempì di baci e non potei fare a meno di notare che da quando era diventato, beh, uno di loro, sembrava essere uscito un lato di lui che non pensavo di conoscere, sapevo che nascondesse una parte tenera e dolce, ma non avrei mai immaginato così tanto, facevo anche fatica a spiegarmi il perché delle volte.

Al rientro nell'aula la lezione era terminata ormai, perciò ci dirigemmo in Sala Grande per il pranzo e procedemmo la giornata nell'armonia di tutti i giorni, l'aria che si respirava tra le serpi era serena, scherzosa e trascorrevo il tempo insieme ai nostri soliti amici, Pansy, Blaise e Theo, purtroppo non si poteva parlare della stessa armonia per quanto riguardava un tratto del tavolo dei grifoni; Hermione mangiava sconsolata il suo purè mentre rigirava un libro tra le mani, Ron si rimpinzava di cibo senza guardare in faccia nessuno, mio fratello invece era seduto di fronte a lui ma il suo sguardo spesso correva nella mia direzione, sicuramente intristito per la discussione avvenuta la sera prima.

La sera calò in fretta sul Castello, ma il sonno non riusciva ad arrivare, la nausea non diminuiva e in più percepivo un caldo assurdo, nonostante fossimo in pieno inverno; così senza pensarci troppo, e senza svegliare la mia amica, mi alzai dal letto e infilai le prime cose poggiate sulla sedia per poi uscire a fare un giro in cortile, nella speranza di sentirmi un po' meglio.

Camminai per un tempo indecifrabile e mi accorsi di essere ormai, quasi sulle sponde del Lago Nero; il posto non era il massimo la notte, la foresta brulicava di creature sospette perciò pensai saggiamente di tornare indietro, fu allora che vidi una sagoma nera tra gli alberi.

«C'è nessuno?» chiesi invano.

Sfoderai la bacchetta e la puntai contro l'ombra nera, capii subito che non era una visione, c'era realmente qualcosa.

«Chi sei?» gridai
La figura rimase immobile per qualche istante, subito dopo la vidi muoversi: stava venendo verso di me.

Piccola Mezzosangue 4 || Draco Malfoy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora