Piccola Mezzosangue 4 || Draco Malfoy

Capitolo 131 - Rabbia

«Madama Chips la prego, devo vedere come sta» chiesi supplicante alla donna davanti a me.
Niente, non si mosse di un millimetro.

«Signorina Potter faccia la brava, le ho detto che il suo compagno non può ricevere visite, ora deve riposare» mi rispose la donna irremovibile.

Erano ore che supplicavo l'infermiera di farmi entrare ma sembrava non esserci verso, nella stanza c'era solo lui tra i pazienti ed ero certa non avesse ancora ripreso i sensi, altrimenti sentendomi scalpitare per fargli visita non sarebbe di certo rimasto in silenzio.

«Moon, andiamo a farci un giro, che ne dici?» mi propose Pansy. Alzai lo sguardo e vidi che dietro di lei erano ancora immobili Theodore e Blaise, avevano provato ad entrare anche loro, ma nulla da fare.

La guardai non molto convinta, non mi sentivo sicura ad andarmene.
«Ma si dai, ci prendiamo una Burrobirra e allentiamo la tensione» mi sorrise dolcemente Theo.

«Io..io voglio essere qui al suo risveglio, non voglio che pensi che me ne sono andata..» confessai con la voce tremante. Ero così preoccupata per la sua salute e sopratutto temevo che potesse essere arrabbiato con me.

«Ci faremo avvertire da qualcuno e correremo qui, te lo prometto» disse ancora Theo prendendomi le mani tra le sue «Draco è in ottime mani, questo lo sai vero?»

«Ma certo, lo so! È solo che...temo possa avercela con me» confessai a denti stretti.

Li vidi sbarrare gli occhi tutti e tre contemporaneamente, e fu Blaise a prendere parola per la prima volta in quella conversazione.
«Perché dovrebbe scusa?» domandò.

«Vi siete dimenticati forse che è stato mio fratello a ridurlo in quello stato? L'ha quasi ucciso!» dissi alterandomi.
Sentivo i brividi di rabbia lungo la schiena al solo pensiero di ciò che era accaduto il giorno precedente, provavo per Harry un'ira che per lui non avevo mai sentito prima.

«Moon sai che l'ultima cosa al mondo che vorrei e prendere le parti di Harry Potter, ma sai benissimo anche tu che si sono sempre odiati e che se tu non contassi così tanto per Draco, probabilmente sarebbe stato lui ad uccidere tuo fratello» constatò Pansy.

Non aveva tutti i torti, ero consapevole che fosse così, infatti non pretendevo fossero amici, la mia richiesta era un'altra.
«Già ma sai qual è il problema? Che Draco ha capito che facendo la guerra ad Harry mi mette in difficoltà e ha smesso, mentre mio fratello continua imperterrito, fregandosene di come io vivo questa situazione e non riuscendo a rispettare una sola cosa che gli ho chiesto» sbottai.

«Moon, forse a volte dimentichi però che Draco si comporta così perché sa che sei sua sorella e, come dici tu non vuole metterti in difficoltà. Potter non sa niente, non immagina quanto lui conti per te» mi fece notare Blaise.

Rimasi in silenzio e guardai verso il basso, incapace di dire qualcosa.
«Sentite facciamo così» dissi io «Andate voi, io vi prometto che non resterò qui a litigare con Madama Chips, andrò a farmi un giro ma non sono dell'umore per le gite fuori porta»

«D'accordo» si arrese la mora «Ma per qualsiasi cosa avvertici, siamo ai Tre Manici Di Scopa» concluse accarezzandomi i capelli.
Li vidi scomparire nel buio dei corridoi, che presto iniziai a percorrere anch'io.

Proseguii dritta fino ai piani superiori con l'intento di raggiungere la Torre di Astronomia e poter stare un po' in santa pace.
«Moon» mi richiamò una voce 

«Ei Herm» abbozzai un sorriso «Allora, come va con Ron?» iniziai subito per evitare il discorso che temevo volesse prendere lei.

«Oh beh, non si ricorda niente perciò, tutto esattamente come prima» rispose leggermente amareggiata .

«Almeno niente più Lavanda» le sorrisi.
Lo dissi principalmente per farla sentire un po' meglio, a dirla tutta personalmente non avevo nulla contro la Brown, anzi, suscitava in me una certa tenerezza, alla fine lei lo amava davvero.

«Già ma tanto ora come ora abbiamo altri mille problemi, Harry mi ha detto quello che è successo, so che tu non condividi ma sta portando a termine il suo piano con Lumacorno; ha preso la Felix Felicis e ora spera di poter ottenere da lui altre-» la interruppi

«Hermione davvero, apprezzo tu voglia rendermi partecipe ma io davvero non voglio sapere nulla di questa storia, sono stata contro sin dal primo giorno e se Harry vuole continuare a ingannare Lumacorno faccia pure, ma io mi rifiuto di essere sua complice» le spiegai in maniera molto diretta.
Speravo capissero tutti una volta per tutte quanto detestassi quello stupido piano.

«Oh, va bene non preoccuparti» rispose incerta.
Le sorrisi sperando di rassicurarla leggermente, non volevo pensasse che io ce l'avessi con lei o con Ronald, appoggiavano mio fratello, lo capivo.

«Se non ti dispiace vado a prendere aria, inizia a girarmi la testa» le dissi allontanandomi di qualche passo.

«Moon» venni richiamata.
Mi voltai nella sua direzione per ascoltare cosa avesse da dirmi e la vidi tornare indietro per recuperare quei passi che mi avevano allontanata da lei.

«Harry ha sbagliato, ma voleva solo proteggerti» mi disse con tono dolce.
Fu in quel momento che sentì di nuovo quella rabbia, ebbi ancora una volta la sensazione che nessuno capisse come stavano davvero le cose.

«Hermione ti prego, sei molto più intelligente di così, e sai benissimo che le cose stanno diversamente» risi amaramente
«Harry ha fatto quel che ha fatto per ferire Draco, punto, non aveva niente a che vedere con me»

«Tu e Malfoy siete amici ora, anzi, siete molto di più ma lui per tua fortuna non lo sa, Harry teme che lui sia un Mangiamorte, ha tutte le ragioni per volerti lontana da lui, se lo fosse davvero?» mi disse in tono di rimprovero .

«E allora?» le risposi con nonchalance «Se pensi che questo mi allontanerebbe da lui, ti consiglio di rivedere bene le idee che ti sei fatta su di me. Buona serata» conclusi andandomene

Quanto avrei voluto Draco accanto in quel momento, avrei tanto voluto qualcuno che mi capisse e che non stesse sempre lì a giudicare le mie azioni sperando di insegnarmi chi era il bravo e chi il cattivo della storia.
Sentivo il mondo pesante come un macigno e vivevo nella consapevolezza che niente sarebbe migliorato, anzi, che il peggio doveva ancora arrivare.