𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨

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𝓓𝓸𝓹𝓸 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓸 𝓽𝓮𝓶𝓹𝓸

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𝓓𝓸𝓹𝓸 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓸 𝓽𝓮𝓶𝓹𝓸

Materializzarsi davanti alla Tana fu peggio di quanto Alice si aspettasse.
Il profumo familiare, la luce troppo luminosa e la velocità dell'arrivo la colpirono allo stesso momento, insieme alla consapevolezza che stava per vederlo. Stava per rivederlo, dopo tutto quel tempo.
Il solo pensiero le faceva girare la testa.

Alice si divincolò, prendendo un respiro profondo e reggendosi alla spalla di Harry, che scambiò uno sguardo preoccupato con Draco.
Quest'ultimo gli sfiorò il braccio e guardò attentamente l'amica, mentre la sua pelle diventava pallida. Percorse con gli occhi le vene azzurre e violacee appena visibili sulle palpebre di Alice e sospirò, avvicinandosi. Stava sempre peggio.

"Stai bene?" le chiese comunque, a bassa voce.

"No."

"Nausea?"

"Sì."

"Vuoi sdraiarti?"

"No."

"Un po' d'acqua?"

"No."

"Sei sicura?"

"Draco -."

"D'accordo," mormorò lui, alzando le mani.

"Va tutto bene," la rassicurò Remus, stringendole la mano.

Sirius si limitò a sfiorarle la spalla, pensieroso. Alice gli ricordava sé stesso poco dopo essere scappato di casa - solo molto peggio. C'era qualcosa che nascondeva, ne era sicuro. Il suo istinto glielo urlava ogni volta che incontrava gli occhi della figlia.

"Possiamo aspettare a farci vedere?" gli chiese Alice con la voce che le tremava, "Ho bisogno di un momento."

"Certo" le rispose lui, spostandole i capelli dalla fronte, "Tutto il tempo che vuoi."

"Ho pensato..."

"Sì?"

"Loro non sono protetti come noi."

"No..."

"Vorrei sistemare questa cosa."

"Potremmo ospitarli, certo."

"Non intendevo questo."

La sua famiglia le rivolse uno sguardo confuso ed Alice sospirò. Non aveva voglia di spiegare.

"State indietro, per favore" disse, stanca, "Mi serve spazio."

La ascoltarono, scambiandosi occhiate circospette. Nessuno aveva la minima idea di cosa avesse in mente ma, se stava chiedendo spazio, probabilmente intendeva usare i suoi poteri - e capitare in mezzo al trambusto per errore non era nell'interesse di nessuno.

Si inginocchiò a terra e prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Il terreno fu come attraversato da un leggero tremolio e, all'improvviso, dei piccoli arbusti di agrifoglio cominciarono a crescere attorno alla proprietà, circondandola, prima apparendo come germogli e poi come cespugli rigogliosi. Alice, con le mani premute sul terreno, sussurrava delle parole a voce troppo bassa perché gli altri potessero capirla.
Poi il terreno tremò di nuovo ed una cascata di sangue cominciò ad uscirle a fiotti dal naso, bagnando l'erba sotto di lei e scendendole lungo il collo, innaturalmente piegato all'indietro.

La sua famiglia la fissava, attonita.
Spalancavano gli occhi, tentati di raggiungerla e salvarla da qualsiasi cosa stesse facendo a sé stessa. Non sembrava nemmeno lei.

Draco, francamente, era convinto che sarebbe svenuta. Non usava i suoi poteri da troppo e aveva iniziato con qualcosa di troppo grande per lei. Avrebbe voluto dirle di fare attenzione, ma non poteva deconcentrarla. Non in quel momento. Non importava quanto fosse preoccupato.

Poi Alice smise di bisbigliare parole sconosciute e la terra cessò di tremare. E lei cadde in avanti, sostenendosi a malapena.

Harry si precipitò verso di lei, togliendosi la felpa celeste e premendogliela sul naso per assorbire il sangue. Diventò scarlatta in pochi secondi, facendolo impallidire.

Draco pensò che, forse, sarebbe stato lui a svenire.

"Che ti sta succedendo, Alice?!" chiedeva Remus, inginocchiato di fianco a sua figlia, "Che genere di incantesimo era?"

Lei scosse la testa e sputò il sangue che le era colato in bocca, sul punto di dare di stomaco.
"Dio..." tossì, ansimando, "Che schifo."

"Tieni," disse Sirius con urgenza, porgendole una fiaschetta.

Remus lo guardò, incredulo, ed il suo amato fece spallucce, esasperato.

Dopo una lunga pausa, Alice storse il naso e rifiutò la fiaschetta con un gesto.
"Grazie mille per il pensiero" mormorò, alzandosi a fatica, "Ma passo."

"Allora?" chiese di nuovo Remus, aiutandola, "Che incantesimo era?"

Lei esitò. Non era sicura che a suo padre avrebbe fatto piacere sentire la risposta.
"È un incantesimo di protezione abbastanza potente da respingere chiunque abbia cattive intenzioni... È legato a me."

Gli occhi di Harry si fecero scuri, così come quelli di Remus.
"Legato a te, come?"

Lei distolse lo sguardo, schiarendosi la voce.
"Finché vivo io, vive l'incantesimo."

"Alice..." cominciò Sirius, spalancando gli occhi, "Un incantesimo di questa portata non può farti alcun bene."

"Ha importanza?"

" che ha importanza!" si intromise Remus, alzando la voce, "Sei... Sei appena tornata, non puoi metterti costantemente in pericolo!"

Alice aggrottò le sopracciglia. Era la prima volta che suo padre si arrabbiava con lei. Fece per dire qualcosa ma, in lontananza, il suono di una porta cigolante la fece tornare alla realtà delle cose.

E, quando si girò, lo vide.

Fred.

Alice non ricordava con esattezza l'ultima volta in cui era stata felice.
Forse era stato il giorno del suo compleanno? Si ricordava vagamente di essersi svegliata nel proprio letto, accanto a Fred. Si ricordava i baci, ma non la sensazione che aveva provato nel baciarlo. Si ricordava il contatto fisico ma, dopo tutto ciò che aveva passato, non ricordava come potesse farle provare gioia il fidarsi così profondamente di qualcuno. Ricordava perfettamente di amarlo, ma avrebbe voluto ricordare la sensazione di amare senza quel dolore lacerante che le straziava il petto. Non ricordava un tempo in cui non fosse stata assolutamente terrorizzata di perderlo, di esistere in un mondo in cui lui non c'era.
E allora, se soffriva così tanto, perché le sue gambe avevano iniziato a correre verso di lui? Perché il suo cuore batteva all'impazzata nel vedere il viso di Fred sferzato dal vento e dalle lacrime mentre le andava incontro? Perché le sue braccia erano aperte e pronte ad accoglierlo?

Non capiva.

Iniziò a capire quando l'impatto dei loro corpi la fece sobbalzare, quasi fossero percorsi da elettricità. O quando Fred la strinse forte, girando su sé stesso, ed i singhiozzi cominciarono a scuoterlo.
Forse aveva capito quando anche i suoi occhi cominciarono a traboccare di lacrime, quando le sue dita si intrecciarono ai capelli rossi che amava tanto, quando lo strinse ancora di più.
Aveva decisamente capito quando si staccarono per guardarsi e non c'era davvero bisogno di dire nulla, perché contava solo il fatto che fossero assieme. Aveva capito perché quando le loro labbra si sfiorarono, sulla montagna alle loro spalle, i fulmini spezzarono la pietra e gli specchi d'acqua impazzirono di ardore.
Era impossibile non capire quando i loro cuori battevano all'unisono.

𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐫𝐨𝐰𝐧 𝐎𝐟 𝐓𝐡𝐨𝐫𝐧𝐬 - 𝐒𝐞𝐪𝐮𝐞𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora