𝐒𝐭𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞𝐳𝐳𝐚

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𝗧𝗥𝗜𝗚𝗚𝗘𝗥 𝗪𝗔𝗥𝗡𝗜𝗡𝗚: 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝘀𝘂𝗶𝗰𝗶𝗱𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗲, 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗿𝘂𝘀𝗶𝘃𝗶, 𝗰𝗿𝗼𝗹𝗹𝗶 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶, 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗻𝗶𝗰𝗼, 𝗺𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼

𝗧𝗥𝗜𝗚𝗚𝗘𝗥 𝗪𝗔𝗥𝗡𝗜𝗡𝗚: 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝘀𝘂𝗶𝗰𝗶𝗱𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗲, 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗿𝘂𝘀𝗶𝘃𝗶, 𝗰𝗿𝗼𝗹𝗹𝗶 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶, 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗻𝗶𝗰𝗼, 𝗺𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼

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𝓢𝓽𝓪𝓷𝓬𝓱𝓮𝔃𝔃𝓪


Alice non era sicura di quanti giorni fossero passati da quando era stata portata al Maniero dei Malfoy. Dopo il suo arrivo disastroso, era stata chiusa in una delle numerose camere per gli ospiti e, da quel momento, aveva perso la cognizione del tempo.
Non dormiva. A malapena parlava. Se veniva toccata, rispondeva con la violenza. Erano passati giorni e non si era alzata dal pavimento a meno che non fosse presa a forza e trascinata nel suntuoso bagno privato. Una volta scatenati rabbia e sangue, i Mangiamorte rinunciavano ed Alice era libera di trascinarsi di nuovo fino all'angolo che aveva scelto fino a un loro nuovo arrivo.
Il suo viso era ancora sporco di sangue e cenere, così come il suo corpo ed i suoi capelli. Su di sé, sentiva ancora la puzza di bruciato e di morte. Ogni tanto piombava in uno stato catatonico o, altrimenti, nella più totale isteria. Si sentiva sempre più debole. Le sembrava quasi di essere un burattino o in uno stato di completa irrealtà: si sentiva quasi come se non avesse controllo sulle proprie azioni o sui propri pensieri, come se fosse distaccata dal presente, come se stesse dimenticando cose molto importanti, come se stesse arrivando alla fine.
Forse, arrivare alla fine non le dispiaceva poi tanto. A volte, si trovava a pensare se valesse davvero la pena di vivere così — ogniqualvolta se lo chiedesse, una voce sommessa che proveniva dagli angoli della sua mente rispondeva di no. A volte lo sussurrava, a volte lo strillava finché Alice non si copriva le orecchie.
Piangeva spesso, silenziosamente. Non era più triste. Era solo stanca.
Mentre la parte più pura di lei guardava con astio il sangue secco, impresso sulle sue mani quasi indelebilmente, quella più disperata, ferita e traumatizzata era convinta che forse, invece, avrebbe dovuto ucciderli tutti. Uno per uno.

Era così esausta e nella sua mente non c'era spazio per altro che non fosse odio puro.
Odiava il fatto di essere in quella situazione.
Odiava il fatto di dover sopportare.
Odiava il fatto di non poter spegnere l'interruttore.
Odiava il fatto di avere il sangue di un mostro che scorreva nelle sue vene. Odiava il fatto che, almeno un pochino, si sentisse come l'essere un mostro fosse genetico.

"Sei come Voldemort", si diceva da sola.

Odiava il fatto di non poter vivere, non a modo suo.
Odiava il fatto di non poter vincere.
Odiava il fatto che qualcuno stesse bussando alla porta.

"Vattene" cominciò a gridare, la voce tremante di rabbia, "Vattene, ho detto!"

Odiava anche la voce nella sua testa che le diceva quanto fosse ridicola, mentre era troppo debole per alzarsi e urlava contro una porta.

Le lacrime le provocarono un gemito di dolore, sfrigolando contro il taglio provocato da Voldemort. Alice non aveva ancora aperto l'occhio, né lo aveva disinfettato o pulito con dell'acqua.
Forse, sperava di rimanere cieca? Forse non le interessava.
Percorse il bordo del taglio con la punta delle dita. La ferita sfregiava la sua pelle da circa due centimetri sopra al sopracciglio sinistro fino a sotto lo zigomo. Quando la vocina le disse che non sarebbe più stata bella come prima, Alice si mise a ridere ad alta voce.

"Che cazzo me ne frega" mormorò, poi lanciò uno sguardo truce alla porta, "Vattene — Vattene, basta bussare!"

"Alice..." pregò la voce di Draco da dietro alla porta, "Ti prego, fammi entrare."

Alice raggelò. Poi lo ripeté di nuovo. "Vattene."

Non era in grado di pensare a Draco in quel momento. Ci provò per qualche secondo e cominciò ad ansimare, incapace di prendere fiato. Dopo qualche misero minuto, andò in iper ventilazione e perse i sensi.

Quando si risvegliò, Alice si trovò sotto un getto d'acqua potente che la fece tossire ripetutamente. Si guardò attorno, confusa, e scoprì di essere sotto la doccia con ancora tutti i vestiti addosso. Il sangue stava finalmente scivolando via dal suo corpo, così come i rimasugli di cenere.
Però... come era arrivata lì?
Alzò lo sguardo di scatto ed incontrò quello di Draco, apprensivo e disperato.
Di nuovo, non seppe come reagire.

"Alice Mary..." sussurrò lui, allungando una mano, "Tu come stai?"

Alice stette in silenzio — piuttosto eloquente. Gli fissò il braccio a lungo e lui abbassò lo sguardo.

"Come hai potuto?" gli chiese in un bisbiglio, "Come hai potuto accettarlo?"

"Io... Io credevo fossi morta," ammise Draco, pieno di vergogna.

"Lo ero" affermò Alice, fredda, "Non giustifica il perché."

Lui alzò gli occhi di scatto, incontrando quelli di lei.
"Com'è possibile?" domandò, incredulo, "Com'è possibile che tu sia tornata?"

"Non lo so" ringhiò Alice, stringendo i pugni, "Non cambiare argomento."

"Mia madre mi ha manipolato e mio padre non serve più a niente, ormai" balbettò Draco, cercando di spiegare, "È da mesi che cercano di farmi diventare uno di loro."

"Perché non ce l'hai detto?" replicò lei, implacabile, "Ti avremmo protetto, lo sai benissimo."

"Non è così facile —," cominciò lui, scuotendo la testa.

"Lo è" ribatté lei, il tono impassibile, rannicchiandosi contro la parete della doccia, "Ora vattene."

"Alice Mary, ti prego" la implorò Draco, "Ho bisogno di parlarti."

"E io..." scandì Alice, tremando di rabbia e cercando di mantenere il controllo, "Ho bisogno di stare da sola."

Lo guardò fare due passi indietro e poi altri tre in avanti.

"I tuoi occhi..." sussurrò lui, impallidendo e stringendo la mascella, "Cosa ti sta succedendo?"

Alice sapeva benissimo cosa stava succedendo. I suoi occhi erano di nuovo come braci ardenti.
Scosse la testa e si voltò di nuovo contro la parete, dandogli le spalle.

"Per favore... Voglio stare da sola."

Sapeva che Draco stava male. Ma non riusciva a preoccuparsi di nessuno in quel momento. Così, rimase ad ascoltare il rumore dei passi finché non fu sicura che Draco fosse uscito.

Decise di fare uno sforzo e si tolse i vestiti, ormai appiccicati alle ferite che minavano la sua pelle, poi cominciò a strofinarsela con più delicatezza possibile, tenendo il viso per ultimo. Non aveva il coraggio di toccare l'occhio, così lasciò semplicemente che l'acqua ci scorresse sopra. Poteva sopportare il semplice bruciore. Si strofinò a lungo i capelli, togliendo i nodi con le dita e, infine, si avvolse in un accappatoio che trovò dentro a un cassetto. Si riavvicinò al letto e lì, appoggiati e piegati perfettamente, trovò dei vestiti di Draco.

Una lacrima le rigò il viso e, senza dire una parola, se li infilò. Sentire il calore ed il profumo famigliare di Draco le provocò un sollievo così grande da trasformarsi in dolore. Infatti, Alice si trovò a singhiozzare, incurvandosi su sé stessa e soffocando i gemiti disperati sul cuscino.
Non ce la faceva più.
E, nonostante fosse già sufficientemente esausta, un'altra visita era prevista per lei.

Ma questa volta, a bussare alla porta, era Voldemort.

SPAZIO AUTRICE
Hey ragazz*! Scusate se questo capitolo è un pochino privo di azione, ma aveva dei TW molto pesanti e volevo darvi la chance di saltarlo senza avere buchi nella trama- infatti, è un capitolo incentrato unicamente sullo stato d'animo di Alice.
Fatemi sapere che ne pensate!

𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐫𝐨𝐰𝐧 𝐎𝐟 𝐓𝐡𝐨𝐫𝐧𝐬 - 𝐒𝐞𝐪𝐮𝐞𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora