Dopo l'avvenimento di quel giorno le cose tra me e Lawan si erano fatte strane.
Nessuno dei due aveva più aperto bocca riguardo all'accaduto e il viaggio di ritorno in macchina quella sera si era svolto in un silenzio imbarazzante e si era concluso con un suo accenno di saluto, prima di tornare al suo appartamento, cosa che di solito faceva raramente, quindi bastava solo quello per capire che qualcosa non andasse.
Negli ultimi giorni in ufficio le cose sembravano andare meglio: avevamo ricominciato a parlare e a scherzare come sempre e speravo che quella sera si sarebbe fermato a casa mia, cosa che dopo la festa non aveva più fatto e che odiavo ammetterlo a me stesso, ma mi mancava da morire.Avevo capito che era inutile negarlo: Lawan mi piaceva molto e il fatto che l'avessi scelto inconsciamente in mezzo a tutte quelle persone alla festa la diceva lunga.
Però sapevo anche che era un sentimento senza via di uscita che non mi avrebbe portato da nessuna parte, 1 perché lui non mi ricambiava e gli importava solo di divertirsi e 2 perché tra 8 mesi se ne sarebbe dovuto tornare in Thailandia e un eventuale relazione sarebbe stata impossibile.
Quindi l'unica cosa che potevo fare,era impormi di vederlo come un amico e godermi gli ultimi mesi che ci restavano insieme. Sapevo che indubbiamente avrei sofferto per la sua lontananza, ma almeno avrei tenuto per sempre nel mio cuore questa bella amicizia che avevamo costruito. E questo poteva succedere a patto che io non mi innamorassi di lui.
Ed era facile no? Ce ne voleva prima che un po' di piacere si trasformasse in amore, non è così?
Dovevo solo impegnarmi a farmelo piacere di meno, era un gioco da ragazzi o almeno così pensavo.Quella stessa mattina avevamo fatto il tragitto insieme per andare a lavoro e lui aveva cominciato a fare battute e a prendermi in giro ancora prima di entrare in ufficio e questo mi rendeva felice, perché sembrava che le cose stessero tornando alla normalità.
Ma verso le 4 del pomeriggio, Lawan ha ricevuto una strana telefonata e da quel momento il suo umore è cambiato: si è chiuso in un religioso silenzioso, nonostante io cercassi ripetutamente di parlargli e non appena abbiamo finito il turno si è fiondato fuori dall'ufficio senza salutare ne dire una parola con un espressione a dir poco furiosa dipinta sul volto.Avevo trascorso il pomeriggio in ansia, continuando a guardare inutilmente il telefono, sperando che lui si facesse vivo ma nulla.
Ero andato in palestra ad allenarmi, avevo fatto la spesa per poi ritrovarmi a mangiare un insalata e qualche fetta di melone e infine avevo anche provato ad ammazzare il tempo chattando un po' con Gabriel, il ragazzo che avevo conosciuto alla festa e che speravo presto di rivedere, perché volevo davvero approfondire la nostra amicizia.
A dispetto di tutto era un ragazzo davvero simpatico e divertente.
Erano ormai le 23 e cercavo inutilmente di guardare qualcosa in TV, ma la mia mente ritornava su Lawan, su dove si trovasse in quel momento, su come stesse e su cosa gli fosse successo per scomparire in quel modo.
Ero seriamente preoccupato per lui e non sapevo più cosa fare.
Sospirai per l'ennesima volta guardando il cellulare, quando qualcuno bussò alla porta.Mi fiondai letteralmente ad aprire sperando che fosse il mio amico e in effetti era così, ma il mio entusiasmo svanì quando vidi in che condizioni si trovava: era ubriaco perso tanto da non reggersi in piedi, la sua camicia era aperta e sul petto liscio si intravedevano una serie di succhiotti, mentre sul suo collo e sulle sue labbra c'erano segni inequivocabili di rossetto.
Un dolore bruciante mi invase le viscere, ma cercai prontamente di ignoralo, perché in quel momento lui aveva bisogno di un amico e non di un ragazzo geloso che non aveva neanche il diritto di esserlo.
-Steven, sei tu-urla il mio nome, prima di buttarsi tra le mie braccia e cominciare a piangere disperatamente.
Lo stringo ancora più forte a me, accarezzandogli dolcemente la schiena e cercando di calmarlo, ma a quel gesto lui comincia a singhiozzare ancora più forte e il mio cuore si colma di tristezza.
Mi fa così male vederlo così, lui che è sempre stato così forte e spavaldo, adesso sta crollando tra le mie braccia e io vorrei uccidere chiunque l'abbia ridotto così.
Se potessi, mi prenderei tutto il suo dolore in modo che possa essere di nuovo felice e spensierato come era prima. Ma purtroppo so che non è possibile e mi limito a cercare di dargli tutto il conforto possibile.
Lo lascio sfogare per quelle che sono secondi, minuti o addirittura ore, non lo so neanche io con esattezza.
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Don't leave me alone
RomanceSteven McCain da quando ne ha memoria si è sempre sentito solo: si è sentito solo quando i suoi genitori lo ignoravano, trattandolo come un trofeo da sfoggiare, si è sentito solo quando si è accorto di essersi circondato solo di amicizie false e anc...