Secondo anno

246 7 0
                                    

Settembre 1988- agosto 1989
Monica era in treno, verso Hogwarts. Nello scompartimento c'erano Lauro e Jeff che si battibeccavano su quale casa era migliore tra serpeverde e grifondoro e poi c'era Marcus Flint e un corvonero di cui Monica ne ignorava il nome. Nonostante Flint cercasse di avere una conversazione con Monica, vantandosi del fatto di essere entrato a far parte della squadra di Quiddich, Monica stava pensando totalmente ad altro. Iniziava a collegare i pezzi di un puzzle contorto. Non era riuscita a ricavare una sola informazione sui Black. Aveva solo capito che Sirius era innominabile quasi quanto Voldemort, che i due fossero collegati?
Poteva essere dato che erano dei purosangue, ma Regulus? Sembrava che non fosse mai esistito. L'unico passo avanti che aveva fatto l'anno scorso è stato quello di conoscere una tipa strana del settimo anno, Tonks, che le aveva detto di essere una sua lontana parente, ma non volle aggiungere nulla oltre al fatto che sua madre era una cugina di Monica.
C'era qualcosa che tutti sapevano ma che nessuno voleva dire e che avrebbe scoperto a qualunque costo. Era pur sempre la sua famiglia e voleva saperlo, ne aveva tutto il diritto!
L'anno iniziò egregiamente, Monica eccelleva soprattutto in Difesa contro le arti oscure e in cura delle creature magiche, aveva sempre avuto un forte legame con gli animali, soprattutto con i rettili, sapeva di essere una rettilofona come tutti i De Angelis, ma aveva una particolare connessione con le creature magiche, la quale la portò ad una stima reciproca con Hagrid, il quale trovó Monica al limite della foresta a parlare amichevolmente con un centauro e si meravigliò di quanto fosse diversa dagli altri serpeverde e ogni settimana si ritrovarono a bere il the a casa sua. Monica eccelleva anche in pozioni, anzi soprattutto in pozioni, ma Snape non la lodava mai, la trattava con sprezzo e sufficienza come l'anno precedente.
Monica era troppo intelligente per non notare che sotto ci fosse qualcosa, d'altronde non aveva mai fatto nulla di male o di sbagliato. Azzardò il pensiero che il tutto fosse collegato al suo cognome, e si diede mentalmente della stupida per non aver chiesto prima al professor Snape se conoscesse la storia dei Black e che fine avessero fatto, sicura che il professore non si sarebbe rifiutato di umiliarla se la storia non fosse molto piacevole e Monica di questo ne era sicura, vedeva troppa paura negli occhi delle persone a cui aveva chiesto, ma non aveva mai avuto il coraggio di leggere loro la mente per paura di scoprire qualcosa di spaventoso. Ma ora era pronta, pronta a sentire la verità sui Black. Aspettò la lezione di pozioni con ansia e alla fine della lezione si trattenne più degli altri di proposito, per restare da sola con Snape, facendo cenno a Lauro di andare via. Una volta soli, Monica si schiarì la voce e con tutto il coraggio che aveva chiese schiettamente al professore se egli conoscesse i Black e cosa era successo loro negli ultimi anni dato che nessuno aveva il coraggio di dirglielo.
Snape ghignò e con aria glaciale e tetra le rispose che era meglio non vantarsi di essere la parente di un traditore assassino come Sirius e che se voleva andarlo a trovare poteva andare ad Azkaban, mentre il resto erano tutti morti o spariti
Monica rimase di sasso, interdetta, pietrificata e fu quando Snape finí di parlare che sentì di nuovo una presenza che tentava violentemente di entrare nella sua testa. Con altrettanta violenza lo cacciò fuori e vide Snape quasi meravigliato. "Da quanto pratica l'occlumanzia, signorina Black e soprattutto chi gliel'ha insegnata" sbottó Snape.
"Questo non le riguarda, e credo che non sia suo compito nemmeno curiosare nei miei ricordi, se c'è qualcosa che vuole sapere lo chieda e basta"
Snape non rispose, ma mise Monica in punizione, facendole pulire la classe che i suoi compagni avevano appena lasciato. Nel frattempo Monica ne approfittó per digerire le informazioni appena incassate.
Tutti morti o scomparsi.
Sirius al Azkaban
Sirius era un assassino. Era sola. Era orfana. Lauro.
No non era sola, aveva Lauro. Uscì dall'aula e andò in sala comune, dove lo trovò e lo abbracciò, cosa che non aveva mai fatto da dopo l'abuso. Piansero, Monica gli raccontò tutto e il loro legame si rafforzò ancora di più se era possibile. Divennero una sola persona, l'uno l'ombra dell'altro.
Il tempo passava e passarono i mesi fino ad arrivare a dicembre.
A dicembre una parte di Monica e Lauro morí. Erano a cena, Lauro e Monica stavano pensando al buon cibo italiano mentre martoriavano con la forchetta il cibo inglese, non trovando il coraggio di mangiarlo, quando ad un tratto Morfeo e Sissi, i gufi dei due ragazzi entrarono in sala grande puntando su di loro, lasciando ad entrambi una lettera. Quella non era giornata di posta, soprattutto non era orario di posta, cosa che fece insospettire i due e i professori. Monica aprì la busta, riconobbe nelle parole italiane la grafia di Luca, che le aveva scritto che stava tornando in Italia con Andrea poiché i genitori gli avevano scritto che Marilù aveva incontrato il padre che l'aveva seguita fino a casa e l'aveva uccisa e invogliava anche lei e Lauro a tornare al più presto.
Monica in quel momento si sentì morire. Lauro la chiamava, lei continuava a leggere la lettera inondata da copiose lacrime che traboccavano dai suoi occhi, Lauro la prese per le braccia e la smosse, Monica iniziò solo a piangere, mentre Lauro, anche lui immerso nelle sue lacrime tentava di portarla fuori. I professori accorsero, li portarono fuori dal castello per farli respirare e calmare, chiedendo spiegazioni, ma nessuno dei due sembrava riuscire a spiaccicare parole diverse da "Marilù" e qualche parola in italiano. Snape aveva in mano le due lettere, le tradusse e le lesse insieme a Silente, ordinando un permesso speciale per far tornare prima i due ragazzi a casa. Il mattino seguente, all'alba i due partirono per Roma trovando una disperazione immensa nel corpo senza vita di Marilù e del fidanzato. A quanto pare il padre non aveva avuto pietà di nessuno.
Monica fu accecata dalla rabbia e dalla sete di vendicare la sua amica, quella che era stata una sorella, una madre per lei. Uscí ignorando le voci dei presenti. Si diresse a casa del padre di Marilù, bussò impossessata da una calma e una freddezza allucinante, il mostro aprì, ritrovandosi due occhi di fuoco che lo spinsero in casa, l'uomo non ebbe il tempo di mettere mano alla bacchetta che la ritrovò spezzata in mano alla ragazza. Il padre di Marilú allora la aggredí, buttandole le mani alla gola per strangolarla. Lottarono, ma seppur Monica fosse molto forte per la sua età, quell'uomo era una bestia. La riconobbe e la immobilizzò, le strappò i vestiti e sussurando disgustose parole si insinuò di nuovo tra le gambe di Monica, tenendola sempre per la gola. La ragazza era bloccata, disgustata, stava morendo dal dolore, ma in uno sprezzo di lucidità si trasformò nel suo animagus. L'uomo indietreggió, fece per smaterializzarsi, ma una pantera fu più veloce, lo azzannò al collo e in un attimo l'uomo si trovó a terra in un lago di sangue, ansimante e chiedendo pietà. Monica ritornò nella sua forma umana ed estrasse la sua bacchetta. Stava per scagliare un incantesimo che aveva solo letto e che sapeva fosse proibito, ma bramava di  vendetta, ma si fermò, corse in cucina per prendere un coltello e glielo infilzò tra le costole, l'uomo era svenuto, ma non morto. Monica lo svegliò solo per ucciderlo definitivamente, facendo evanescere il corpo e pulendo tutto. Uscì da quella casa. Una parte di essa aveva ricominciato a vivere, mentre una parte della sua anima era morta per sempre.
Passarono le vacanze di Natale, Lauro Luca e Andrea erano a conoscenza di quello che aveva fatto Monica e non avevano trovato nulla da ridire. Se lo meritava, soprattutto avrebbe potuto rovinare altre bambine e ragazze. I quattro seppur agli occhi del mondo risultavano essere più freddi  e scontrosi che mai, erano sempre più uniti tra loro. Monica e Lauro cambiarono casa, lasciando la tenuta in cui erano cresciuti per trasferirsi dall'altra parte di Roma in un'altra casa dei De Angelis. A gennaio tornarono ad Hogwarts evitando ed ignorando tutti, facendo vita a parte e frequentando con gli altri solo le lezioni e rifiutando tutti gli aiuti i che professori e che il preside stesso offriva loro. Anche Snape li lasciava in pace quando ad esempio li trovava fuori dal castello oltre il coprifuoco o quando vedeva Monica addentrarsi nella foresta. L'anno passò così, l'estate fu spenta, ma insieme i quattro ragazzi riuscirono ad andare avanti e a trovare uno scopo per vivere. Grazie a Luca e Andrea erano entrati in contatto con alcuni ragazzi francesi e in contatto grazie a Monica con il ministero italiano ed erano stati addestrati e arruolati come una sorta di auror/agenti segreti che operavano sul territorio europeo e che avevano il compito di uccidere tutti coloro che venivano indicati dal ministero. L'addestramento era duro e impiegarono tutta l'estate, ma alla fine erano pronti e per le missioni durante l'anno scolastico dei permessi per le scuole se ne sarebbe occupato direttamente il ministero del paese. Erano gli agenti più giovani mai arruolati, ma la loro grinta e il loro talento li rendeva all'altezza degli altri. Anche se a volte i sensi di colpa di facevano sentire, si stimolavano l'un l'altro a vicenda per salvare il mondo da persone del genere.
Arrivò la fine di agosto e il quartetto si divise per recarsi chi a Londra e chi in Provenza.

Black&SnapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora