Giovedì, 8 Ottobre 1964Ore 8:14
La luce del mattino è flebile qui in Siberia, tanto da non risultare fastidiosa quando si posa sugli occhi. Infatti non è il timido sole del nord a svegliarmi, ma il il trambusto di colpi contro la porta.
«Signorina Rose? Signorina, mi senti?»
Pianto le mani a terra e mi sollevo quel poco che basta per non parlare sommersa dalla coperta.
«Sì, Tatiana?»
Finalmente quel bussare finisce.
«Tuo padre ti cerca. Posso entrare?»
Salto immediatamente in piedi.
«Ehm.. Un momento!»
Raccatto coperta e cuscino dal pavimento e li butto sul letto alla svelta prima di rendermi conto che.. Sono sola.
Mi giro per cercare nella stanza e non lo trovo. Quando se n'è andato?
Mi scappa un sospiro deluso e mi siedo sul bordo del materasso.
«Avanti.» Dico tra uno sbadiglio e l'altro.
La porta si apre e la signora Dijatlov entra con un mazzo di.. Fiori. Non vedo dei veri fiori freschi e colorati da quando ho lasciato San Pietroburgo.
«Oh mio Dio..»
Tatiana li sfoggia come una coppa dorata e arrivata al centro della stanza si ferma per leggere un biglietto.
«Cara Rose, non ho avuto modo di ringraziarti per la splendida serata. Spero che questi fiori possano compensare la mia mancanza.»
Il cuore mi salta in gola e mi sveglio del tutto.
«C-chi l'ha scritto? Lo dice?»
Tatiana corruga la fronte e mi lancia uno sguardo storto.
«Con quanti uomini hai passato la serata, signorina?»
Mi alzo e le rubo il biglietto dalle mani, rileggendo quelle righe finché i miei occhi non si fermano sulla firma. Toly.
Le mie spalle si afflosciano e abbandono il foglietto sulla scrivania.
«D'accordo, vado a prendere un.. Non lo so, non credo di avere dei vasi.»
Apprezzo il gesto di Toly, anche se non lo ha mai fatto ed è un po'.. Esagerato per una cena tra amici.
«Rose?»
Tatiana sembra sconvolta mentre mi segue in giro per la stanza sui suoi tacchetti.
«Rozaliya, tu adori i fiori! Ti vedo sempre con quella rosa rinsecchita in mano e adesso ne hai un mazzo intero e sembra che non ti interessi! Dio, non sento questo profumo da troppo tempo.»
Rallento i miei movimenti quando trovo una vecchia anfora che tengo come ricordo e soffio via la polvere.
«Hai ragione, Tatiana. Sono.. Fantastici.»
Raccolgo il bouquet in mano e lo avvicino al mio viso per inalare la dolce fragranza floreale.
«Dovrei ringraziarlo..»
Considero l'opzione alla quale Tatiana annuisce.
«Credo proprio di sì. È sempre stato un ragazzo d'oro, sai? Il mio preferito.»
Ridacchio e infilo i fiori nell'anfora, poi mi dirigo in bagno per aggiungere l'acqua.
Quando sono davanti allo specchio, afferro la spazzola per pettinarmi i capelli e osservo il mio riflesso, lasciando che i ricordi della scorsa notte fluiscano liberamente.
Si fa viva la sensazione delle labbra di Bucky sulle mie, sulla mia pelle, il suo respiro contro il mio ed il mio corpo si riempie di brividi.
«Rose?»
Sussulto all'interruzione e riapro gli occhi: non mi ero accorta di averli chiusi.
«Sebbene io sia parecchio interessata a conoscere il motivo di quei fiori, dovresti davvero raggiungere tuo padre il prima possibile.»Mi precipito per i corridoi e sono dal generale Karpov in meno di cinque minuti.
«Buongiorno, tesoro.»
«Padre. Mi hai fatta chiamare?»
«Vieni, siediti un po' con me. Volevo parlarti dell'esito positivo che il consiglio ha avuto sul nostro progetto.»
Mi accomodo e tirò le labbra in un sorriso stiracchiato.
«Ne sono contenta.»
Mio padre si propina in elenchi di numeri e statistiche in aumento, di come sia importante continuare ad appoggiarsi al KGB per influenzare i suoi membri al fine di guidarli verso la strada voluta.
«..E quindi ho pensato alla creazione di nuovi Soldati d'Inverno.»
Mi irrigidisco mentre mi porge una cartellina.
«Nuovi Soldati d'Inverno?»
«Schwartz sta lavorando sul siero. È qualcosa di nuovo, che non influisce sulla quantità di massa muscolare, ma rende le fibre già presenti più resistenti, reattive ed elastiche.»
Leggo i documenti.
«Devo selezionare questi dieci promettenti soldati, allora.»
«Può farlo il nostro Soldato, tu supervisiona e se non sei d'accordo, faglielo cambiare. Dovranno addestrarsi separatamente e più intensamente.»
Annuisco e chiudo il fascicolo.
«Già. C'è scritto.»
«Bene.. Detto questo, volevo parlarti di una cosa. So che ultimamente stai saltando spesso la cena. E assieme a te, parallelamente, ha iniziato a farlo anche un'altra persona.»
Divento bianca come un cencio e lo guardo, aspettando nel panico. Ci ha scoperti. Lui lo sa, ma certo che lo sa.
«Il Dottor Schwartz.»
Le mie spalle si rilassano e faccio un sospiro di sollievo.
«È più vecchio di me di non so quanti anni. Più vecchio anche di te.»
«Beh, anche io e tua madre avevamo parecchi anni di differenza e lei era un medico.»
Quando nomina mia madre, una lancia sembra trafiggermi il petto. Mi manca davvero tanto.
«Non così tanti.»
Mio padre si appoggia allo schienale e sospira.
«Bene. Perché non mi piace quel crucco.»
Non mi espongo, ma vorrei dirgli che penso la stessa cosa.
«È venuto qui a blaterare della tua inesperienza e indiscrezione in questo lavoro. Ma ho indagato nella tua squadra e ho saputo che hai operato anche senza di lui, che era obbligato ad intervenire. Avresti dovuto fargli un richiamo, noi qui non paghiamo per ottenere delle stupide ripicche.»
«Aspetta, aspetta.. Quali indiscrezioni? E.. Perché non hai chiesto direttamente a me?»
Mio padre mi sorride come si fa ad un bambino.
«Per conoscere la verità, bisogna chiedere a chi non è interessato a nasconderla o tenerla a galla. Ti ho insegnato queste basi, mi pare.»
Il mio stomaco si piega per i nervi, ma qualcosa mi dice che dovevo aspettarmelo: tutti lì erano gli occhi e le orecchie di Vasily Karpov.
«Mi è venuto a dire di una tua infatuazione per il soggetto del nostro esperimento ben riuscito.»
Per fortuna mio padre è impegnato a timbrare documenti e non vede la mia faccia.
«Quante stronzate può inventarsi un uomo per ottenere ciò che vuole. L'ho cacciato dal mio studio.»
Il vuoto. Nella mia testa c'è il completo vuoto.
«Hai fatto bene. Crede di trovarsi ancora nel Terzo Reich e poter spadroneggiare.»
Mio padre sorride con sarcasmo e scuote la testa.
«Tedeschi del cazzo.»
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Winter Roses
Fanfiction"Tra i pochi che ne erano a conoscenza, la chiamavano "la Rosa del Soldato d'inverno". E in effetti lei si chiamava proprio così, Rose. Oh, sono tutt'ora convinta che lei lo amasse davvero. Povera bambina mia, se solo lui non avesse ricambiato, tutt...