Capitolo 31.

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Convincere Bucky a lasciarci andare alla festa è stato un lavoro di squadra molto più difficile dell'intera operazione.
Dopo una trasfusione di sangue e degli antidolorifici, Alek è tornato a camminare e si è allontanato per parlare con Sascha finché non abbiamo sgomberato tutto.

Non ho molta voglia di festeggiare, ma credo che possa fare bene a tutti e Diana non fa che parlarne da stamattina assieme a Yuri e Daniel.
Il sole galleggia nel suo tramonto rosato quando arriviamo a Dudinka e non appena la vedo, sono contenta di aver insistito tanto per venire.
Festoni colorati e lanterne accese sono appese su fili che passano da un tetto all'altro sopra le strade. C'è gente per le vie, attorno alle bancarelle fumanti e bambini che corrono con syrniki e zefir tra le mani.

«Che mi venisse un colpo, Rose! Ci sono gli zefir! Non li mangio da quando andavo a trovare mia nonna!»

Diana mi strattona per il cappotto quando li vede, strappandomi una risata. È il primo momento di leggerezza che c'è in auto da quando siamo partiti, tra noi, Alek, Sascha e Bucky. La via che porta alla cittadina è coperta di sale grosso per evitare le gelate, l'aria è rigida e mi fa stringere nelle braccia.

Diana, Yuri e Daniel sembrano totalmente a loro agio in mezzo alla gente, ma non posso non notare le facce dei cittadini quando vedono Alek, Sascha, Bucky e gli altri in fila come se stessero per entrare in un campo minato.
Faccio un lieve sospiro e prendo James per mano, trascinandolo nella folla.

«Sono venuta tre volte qui, ma ogni anno la festa è più grande. Dudinka è una cittadina in crescita, ci sono molte case nuove. Gli abitanti lavorano sul fiume e nei campi, non sono molto ricchi, ma stanno facendo delle belle cose, eh?»

Non mi arriva una risposta, sento solo di dover tirare Bucky sempre più forte mentre mi getto nella folla. Gli odori dei dolci caldi mi delizia il naso, le fragranze danzano nell'aria come qualche fiocco di neve. Le donne indossano abiti tradizionali, rosse gonne lunghe e large e baschi di lana fatti a mano colorati. Hanno le guance arrossate per il freddo e i capelli legati in trecce, agghindate con nastrini.
I bambini si sfidano in giochi di strada e fanno inveire i vecchi indisponenti accasciati sui loro sgabelli, all'ingresso dei negozietti.
È tutto così lontano dalla base, dall'HYDRA, dalla morte che ci ha sfiorato quel pomeriggio stesso.

«Vuoi provare uno di quei cosi, Buck?»

La sua mano mi sfugge via dalla presa e io mi giro per osservarlo. Spicca sopra agli altri come un totem di ghiaccio nei fiori di primavera. Mi faccio preoccupata alla sua espressione rigida e restia.

«Qualcosa non va?»

Provo a sfiorargli il braccio, ma nonostante le mie dita tocchino la sua pelle, è come se lui non le sentisse.

«Io.. Raggiungo Sascha e gli altri.»

Metto giù la mano, la ritraggo fin dietro la schiena.

«Come..?»

La folla ci schiaccia l'uno contro l'altra, devo appoggiare le mani sul suo petto e alzare il viso per continuare a guardarlo, ma i suoi occhi mi evitano. Guardano altrove.

«Bucky.»

Lui fa un passo indietro e scuote la testa.

«Ci vediamo dopo.»

Lo vedo sparire tra la gente, spintonando e aprendosi un varco come un muro d'acciaio solido e poi scompare alla mia vista. Rimango immobile come un'idiota per qualche momento, mi stringo nelle braccia e poi mi allontano, verso la piazza principale.

Inizio a pensare che sia colpa mia, che non dovevo trascinarlo nel rumore e nella confusione. Ma ho così tanto bisogno di svagarmi, di non pensare a Dimitri che mette le mani addosso ad Alek, o alla voragine aperta nella sua testa. Voglio fare qualcosa di maledettamente normale.
Solo che.. Volevo farla con lui.
Camminando come una furia, finisco con il travolgere una ragazza con le braccia piene di pacchetti che rovinano a terra e la sento imprecare.

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