Capitolo 29.

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Diana

Non sono mai stata il tipo da neve e montagna.
Quei goffi e brutti giacconi che dobbiamo infilarci per non morire di freddo non fanno decisamente per me.

È mentre mi infilo il costume da piscina che lo realizzo.
Le mie forme riempiono il cotone elastico rosso a meraviglia, è esattamente l'indumento che mi valorizza.
Non mi preoccupo nemmeno di mettermi l'accappatoio quando esco dagli spogliatoi; non mi danno fastidio gli sguardi dei miei compagni di squadra, anzi li bramo.

Adoro essere venerata e non ho problemi ad ammettere che sono di gran lunga una delle più belle qui dentro.

Sascha e Alek se ne stanno seduti sulla panchina di legno a bordo vasca a rimirare uno gli addominali dell'altro, quando mi avvicino faccio loro un fischio.

«Non vorrete mettervi a scopare davanti a tutti.»

Sascha mi lancia uno sguardo tagliente, Alek ridacchia.

«Vorresti assistere, biondina?»

Gli sorrido e gli riservo un occhiolino.

«Al primo posto, bel maschione.»

Una mano batte su un tavolo e il suono secco riecheggia nell'ampia palestra vuota.
L'intero locale è percorso da vasche di acqua limpida in un fondo blu.
Le luci bianche luccicano sulla superficie e sono pronta a scommettere sia gelida come neve.

Il Sergente Barnes è dietro una cattedra in un angolo, intento a scribacchiare su dei fogli mentre ci conta uno ad uno.

Indossa una canottiera abbastanza larga da non avere aderenze, ma le mie pupille si dilatano indolenti sulle linee dei suoi pettorali appena visibili sotto la stoffa e sulle sue spalle.
Il suo nuovo braccio è lucido, di un colore grigio più scuro e persino più grosso dell'ultimo, riuscendo a formare una linea simmetrica con l'altro.

Mi mordo il labbro mentre lo osservo e una bruciante nebbia di gelosia mi riempie lo stomaco.
Non sono mai stata una traditrice. Ogni volta che mi ritrovo a pensare a Barnes, la mia testa mi ricorda Rose e quanto siamo diventate più unite nelle ultime settimane.
Non le farei mai un torto simile, ma..
Ma il mio cuore palpita imperterrito ogni volta che quelle iridi azzurre e glaciali si posano su di me.

Ogni volta che le immagino e le contemplo mentre sono sola nel mio letto.
Fingendo e pregando che la mia mano sia la sua.

Deglutisco quel boccone vuoto che mi resta in gola.

«Dov'è Rose?»

Alek mi risponde mentre si stira le braccia in vista dell'allenamento in acqua.

«Oh, oggi non viene. Il suo docente le ha fatto il culo quando se n'è andata l'altro giorno, poco prima dell'esame. Se salta un'altra lezione ha minacciato di cacciarla dal corso.»

Annuisco e incrocio a stento lo sguardo indagatore di Sascha che segue con troppa precisione il mio, seguendone il filo fino ad arrivare al mio obiettivo.
Faccio un passo avanti e lui sibila.

«Diana.. Non ci provare.»

A volte dimentico perché Sascha sia qui e perché sia uno dei migliori.

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