Capitolo 20.

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Capitolino un po' più lungo con lo spiegone, gente.
Ci ho messo parecchio per decidere che piega far prendere alla storia, alla fine ho seguito un po' le idee iniziali che avevo accantonato. Mi sono messa le cuffiette con la mia playlist Winter Soldier e ho scritto, non sono responsabile di cosa uscirà.

Per coloro che come me si sfasciano a guardare Tiktok, nel caso non lo abbiate già visto, correte a vedere questo perché è.. Ecco.. Beh..
Sconsiglio la visione in pubblico.

https://vm.tiktok.com/ZMRGHQTVt/

Bucky's pov

La cosa buffa a cui ho pensato mentre acceleravo lungo la strada coperta di sale anti gelata era che tre giorni mi bastavano a stento soltanto per raggiungere Hohenzollern in moto.

Fantastico. Vero?

Ma ho ricevuto delle istruzioni e per quanto restrittive e difficili da rispettare siano, io agirò secondo quelle direttive.
Sono stato addestrato per questo.

Quindi ho deviato verso l'aeroporto di Novosibirsk, l'unico in Siberia. 
Ho parcheggiato la BMW e sono entrato dalla porta principale come un fottuto turista.

Al vecchio Vlad viene quasi un colpo quando mi vede entrare nel suo lurido studio. Ha paura di me perché sa chi sono e stavolta non ha ricevuto notizie del mio arrivo.
Più o meno mi vede come la cupa mietitrice dell'Hydra, dove passo io per conto loro c'è sempre una scia di cadaveri.

«N-non ho.. Non s-sono s-s-stato informato del t-tuo..»

Vlad è il direttore di quella specie di garage per aeroplani che chiamano aeroporto. Il suo ruolo è procurare veivoli civili e permessiidi volo per passare inosservati. Per questo sono da lui.

«C-cosa ti serve?»

Sposto lo sguardo sulla vetrata che affaccia sulla rimessa e avanzo con qualche passo sicuro mentre cerco ciò che mi serve.
Non sferro bocca, lascio che l'uomo alle mie spalle rimanga a tremolare spaventato.

Alla fine, alzo una mano per indicare un elicottero verde militare.

«Lo faccio p-prepare subito.»

Ecco come sono arrivato al castello di Hohenzollern in meno di una giornata.
Ma stavolta non entro dall'ingresso principale.
Dopo aver studiato la fortezza per qualche ora, mi lascio scivolare dentro una delle grandi bifore dai vetri colorati aperta e atterro sul pavimento senza emettere un suono se non un lieve tonfo delle suole morbide contro le piastre di marmo lucidato.

Eliminare la sicurezza è praticamente elementare: non sono uomini dell'Hydra, sono semplicemente degli energumeni pagati per piantonare le porte. Degli imbecilli.

Mi muovo nelle ombre e nel silenzio, la mia mano si incolla alle loro vie respiratorie e stringo. Un gesto secco e veloce del braccio e sento il macabro scricchiolio delle ossa del collo spezzarsi.
Ogni uomo rovina a terra

Non incontro nessuno oltre a loro.
A dire la verità non ho nemmeno idea di chi sto cercando.
Nessuna foto segnaletica, nessuna descrizione: soltanto un nome.

Quando mi avvicino al salone principale, si ode della musica provenire dal piano di sotto. Nell'aria, odori diversi si capeggiano per essere la fragranza portante; fiori, arrosto, profumi da donna, stoffa nuova.
Sull'ultima sono un po' insicuro, ma non mi restano dubbi, c'è una sorta di ricevimento proprio sotto di me.

Passo accanto ad uno dei tanti salottini arricchiti da quadri, statue marmoree e divani di epoca vittoriana e anziché trovarlo vuoto come gli altri, vedo la figura di una donna, una signora in uno sgargiante abito verde che borbotta delle parole ripetitive mentre versa il contenuto di una fialetta di vetro in un calice d'argento.

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