Capitolo 33.

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Mentre Bucky è chiuso in quella camera gelida quattro piani sotto di me, qui sopra si è scatenata la totale rivoluzione.

E il motivo, che ovviamente non sorprende nessuno, sono io.

Io, che non voglio più Diana nella squadra. E mio padre non sembra essere d'accordo.

«Abbiamo speso risorse e tempo per Gorbatjov, non la toglierò dall'unità.»

Vasily Karpov sbatte la cartellina che gli ho presentato sul tavolo, davanti alla mia faccia e butta la penna accanto ad essa.

«Ma non è un elemento di cui ci si può fidare! Io non mi fido, non la voglio in questa squadra.»

«E allora fammi la cortesia di mostrarmi le prove che ti hanno spinto ad avanzare questa richiesta.»

Abbasso lo sguardo.
Non ho intenzione di dirgli che è perché la voglio lontana da Bucky almeno centocinquanta metri.

«È una questione personale.»

Mio padre sospira e si siede davanti a me, dall'altra parte della scrivania.

«Rozaliya, le questioni personali non possono interferire con il nostro lavoro. Te l'ho sempre spiegato molto bene, piccola.»

«Ma se Diana non può essere fedele nella vita, come può esserlo nel lavoro? Anche questo me lo hai insegnato tu, padre. Tu non hai mai tradito un tuo compagno, né a lavoro, né fuori. È una questione di rispetto.»

Mio padre si passa una mano sulla faccia. È combattuto tra i capricci della sua unica figlia e il dover essere anche il mio superiore.

«Se ha agito contro di te, personalmente, devi risolverlo tu. Non mettere in mezzo gli affari degli HYDRA. Anche perché li hai già rovinati abbastanza.»

Mi raddrizzo sulla sedia.

«Che vuoi dire?»

Lui mi guarda per un attimo e poi inizia a tirare fuori una lista piuttosto densa di avvenimenti.

«Vediamo; da quando hai ottenuto il tuo primo lavoro, un medico ricercatore di fama internazionale nella nostra organizzazione è morto, il Soldato d'Inverno ha provato a spararti, il miglior studente della facoltà di Fisica Nucleare è in carcere, uno dei soldati più promettenti di questo progetto di supersoldati è morto. Uno scienziato oramai in pensione, emerito membro del nostro corpo di ricerca è stato misteriosamente assassinato, per non parlare del fatto che Madame HYDRA ha esternato un evidente interesse verso di te.»

Il silenzio che resta dopo è più eloquente delle parole.

«E la cosa formidabile, figlia mia, è che tu sei ancora viva e vegeta davanti a me. Ora dimmi.. Cos'ha fatto Diana, al confronto con tutti questi altri, da renderti così nervosa?»

Serro le mani sotto il tavolo. Per me, Diana, ha fatto qualcosa di molto peggio che provare ad uccidermi. Ma dichiararlo di fronte a mio padre sarebbe come darmi la zappa sui piedi, anche se sono convinta che ormai sappia tutto.
Riprendo la mia cartellina e mi alzo.

«Lei.. Ha fatto una cosa che non doveva fare.»

Come se mio padre abbia afferrato al volo, lo vedo annuire.

«E allora faglielo capire.»

Non appena esco dallo studio, mi rendo conto che in fondo non è Diana il problema più serio. Ad aspettarmi nel corridoio, infatti, trovo Anatoliy.

«Rose, possiamo parlare?»

Mi pietrifico come una tomba e mi sbrigo a sorpassarlo per andarmene.

«Hey, aspetta! Andiamo, non puoi tenermi il muso per sempre.»

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