Capitolo 34.

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Sono seduta ad un tavolo della caffetteria mentre rigiro il cucchiaino nella tazza mezza vuota.
La vergogna che ho provato in università quest'oggi mi perseguita tra i corridoi della base e non ho il coraggio di guardare in faccia nessuno. Non so perché l'ho fatto.
Non so perché io mi sia sentita obbligata a farlo.

Mi alzo dal mio posto per andarmene, ma una mano mi spinge nuovamente sulla sedia.

«Dove vai così di fretta? Non hai impegni adesso, no?»

Toly si siede davanti a me con una tazza fumante di latte caldo e brandy.

«Devo andare agli allenamenti.»

Rispondo brusca, abbassando lo sguardo sulla mia tazza.

«Oh. Va bene. Ci vediamo stasera.»

Stringo le mani attorno alle maniche del mio maglione.

«Non credo proprio.»

Posso percepire i suoi occhi fulminarmi senza bisogno di guardare.

«Che hai detto?»

Sbatto i pugni sul tavolo.

«Ho detto che per oggi ho fatto abbastanza e non voglio più vederti.»

Mi alzo e mi affretto ad andarmene dalla caffetteria. Ho il terrore che lui possa seguirmi, quasi corro per i corridoi, finendo quasi per sbattere addosso a qualcuno.

«Ma guarda che sorpresa, cercavo proprio te.»

Günter.
È Günter che mi afferra e mi riporta in equilibrio.

Faccio per rispondergli quando l'attenzione del tedesco si sposta dietro di me. Mi giro e vedo Toly fermo in fondo al corridoio.

Günter si mette a ridere.

«Il patetico amico deluso in amore, eh?»

La nausea mi sale quando Toly si avvicina fino a sfiorarmi un braccio.

«Questo nazista ti disturba, Rose?»

Quella mano. Così delicata, eppure così dolorosa.
Günter mi guarda, più serio.

«Madame HYDRA vuole vederti. Mi dispiace rovinare questo allegro ritrovamento.»

Annuisco immediatamente e mi stacco da Toly per precedere Günter. Allenamenti o Yngrid, qualsiasi cosa è meglio che restare a portata di Anatoliy. Persino andare con il crucco.

Tutti e due sembrano sorpresi della mia decisione.

«Vengo con te.»

Sbuffa Toly, ma Günter lo ferma prima ancora di lasciargli fare un passo.

«Negativo. Non sei invitato alla festa, Petrova.»

Faccio un sospiro di sollievo.

«E chi saresti tu per darmi ordini?»

Günter fa un passo avanti.

«La prigione ti ha deviato le funzioni cerebrali, per caso?»

«Io vengo.»

Sento il tedesco fare un ghigno divertito.

«Bene, allora.»

Yngrid non è nel suo studio come al solito, stavolta mi ha chiesto di raggiungerla direttamente nelle sue stanze.
Due guardie all'ingresso parlano con Günter in tedesco e poi bussano alla porta, annunciando il mio nome.

«Avanti!»

Un soldato apre la porta e mi fa cenno di entrare. La camera di Madame HYDRA è un tripudio di cristalli di sete dai colori chiari. Sembra di entrare in una nuvola. Incensi orientali profumano l'aria tiepida, la donna che mi ha convocato è avvolta da quei fumi grigiastri, circondata da un manipolo di donne vestite elegantemente.

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