"Tra i pochi che ne erano a conoscenza, la chiamavano "la Rosa del Soldato d'inverno". E in effetti lei si chiamava proprio così, Rose. Oh, sono tutt'ora convinta che lei lo amasse davvero. Povera bambina mia, se solo lui non avesse ricambiato, tutt...
Dire che sono delusa è dire poco. Eppure non capisco. Perché non sarebbe dovuto venire? Avrebbe potuto dirmi immediatamente di no. Chiudo il grosso libro di semantica che in realtà non sto leggendo e guardo la porta chiusa, ma non a chiave, davanti a me. «Ma dove sei, Buck?» Sospiro e poso il tomo impolverato accanto alla radio per passarmi le mani sul viso. Deve essere successo qualcosa, ne sono convinta. Sto per alzarmi ed andare a controllare, quando un vento gelido si riversa nella camera e mi batte sulle spalle con la ferocia di un lupo, ululando alla stessa maniera. Salto in piedi e mi giro tempestivamente per trovare una figura nera davanti alla finestra. Impiego mezzo secondo a riconoscerlo.
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Apro le braccia e poi le lascio ricadere sui fianchi come riassunto di tutto ciò che vorrei dirgli. Perché il ritardo, cos'è successo, che diamine ci fa davanti alla mia finestra e soprattutto.. «Esistono le porte, perché sei entrato da lì?» Sento un piccolo scatto metallico e il braccio di Bucky si alza per puntarmi contro una pistola. Di primo impatto non credo possa essere davvero un'arma, ma il luccichio della lampada che si riflette sulla canna lucida me lo conferma. Mi immobilizzo come congelata sul posto. «Bucky..?» Questa volta, il mio istinto di conservazione agisce in tempo e non appena vedo il dito dell'uomo scivolare deciso sul grilletto, mi getto a terra e un proiettile fende l'aria. Non c'è detonazione. Ha messo un silenziatore. Spingo la scrivania per ribaltarla a terra e farmi da scudo. Non ho tempo di realizzare cosa stia accadendo che tre fori si aprono nel legno, due vicino al mio fianco ed uno accanto al mio orecchio. La pallottola mi colpisce di striscio, ma sento soltanto calore nel freddo che ha pervaso la mia stanza. Ho pochi secondi per pensare a cosa fare e mi bastano per capire che non ho vie d'uscita. Non posso lottare contro di lui, non posso scappare da lui. E dal quarto colpo che spara, capisco che la sua intenzione è quella di uccidermi. La gente normale non lo sa, ma ci insegnano un criterio ben preciso per scegliere dove sparare in caso di bersaglio nascosto. Ci insegnano le probabili posizioni in cui si metterà, i punti in cui deciderà di nascondersi. Quindi so già dove il Soldato d'Inverno separerà il prossimo colpo e riesco ad evitarlo, appiattendomi sul pavimento e vedendo il proiettile sbucare esattamente dov'era la mia testa, seguito da un'altra raffica che apre un buco bello grosso. È inutile che io rimanga qui. Mi libero delle schegge che mi sono finite in faccia e tasto con una mano il lato sinistro della scrivania dove trovo un'automatica calibro 22 in una fondina attaccata al legno. La stringo tra le dita e la sfilo, portandomela alle labbra. «Fermati, Bucky!» Esclamo mentre mi rannicchio. Le mani che vibrano attorno all'impugnatura. «Fermati!» Ripeto come una supplica, già sapendo che non lo farà. Altri colpi, altri pezzi di legno che volano in aria.
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