Capitolo 11.

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Mercoledì, 14 Ottobre 1964

Ieri e l'altro giorno non ho messo piede fuori dalla mia stanza.
Mi guardo allo specchio, osservando il livido allo zigomo e il taglietto sul labbro inferiore.
Cerco di coprire il colore bluastro sulla guancia con il fondotinta e sussulto quando sento bussare.
«Sono occupata!»
Esclamo senza spostarmi da davanti allo specchio.
«E da quando non fai entrare la tua vecchia balia quando sei occupata?»
Mi fermo e metto giù la spugnetta.
Decido una scusa da raccontare a Tatiana mentre vado ad aprirle la porta e la lascio entrare.
«Scusa.. Non ho molta voglia di vedere qualcuno.»
Le confesso quando mi trova ancora in veste da notte nella camera in disordine; segni evidenti che non sono affatto impegnata.
Gli occhi esperti della donna passano in rassegna la stanza e poi si posano su di me.
«Oh, per i venti del Nord, bambina mia!»
Mi prende il viso tra le mani e mi sfiora il livido con il pollice.
Scommetto che non è preoccupata solo per quello, ma per la mia faccia in generale.
«Cos'è successo?»
Mi passo una mano tra i capelli e le sorrido.
«Una brutta caduta sul ghiaccio.»
Non è convinta e continua a fissarmi, ma io sgattaiolo via e torno nel bagno.
«Rose, sei sparita da Domenica pomeriggio. Dovevi fare rapporto ieri mattina, non è da te saltarlo.»
«Forse non c'è niente da dire nel rapporto.»
Tatiana si affaccia nel bagno e incrocia le braccia al petto con un sospiro paziente che conosco bene.
«Ti conosco da quando sei una bambina e so quando..»
Ripete le stesse frasi da anni, oramai le conosco a memoria e smetto di ascoltarla. So che se le dicessi di Toly, la ferirei troppo. Anche lui per lei è come un figlio, ci sgridava insieme, ci rimproverava insieme, ci ha cresciuti insieme.
I ricordi mi fanno rendere conto di quanto mi ha fatto e mi fa male ciò che è successo l'altra sera.
«… Quindi non cercare di sviarmi, tesoro, sono solo in pensiero per te.»
Il livido non accenna a voler sparire sotto il fondotinta, mi giro verso di lei e cerco comunque di sviare.
«Sai.. Mi andrebbe tanto una delle tue tisane.»
È una cosa che non le dico mai e a lei non sfugge.
«Stai sviando.»
«Lo so.. Ma davvero, ne vorrei tanto una.»
Quando lei acconsente ed esce, ho il tempo di dare una sistemata. Rifaccio il letto, mi pettino e mi vesto. Passo un panno sulla scrivania, finendo con la faccia davanti al vaso di rame con dentro i fiori. Li afferro bruscamente ed apro la finestra per gettarli fuori.

«Eccomi qua. Ti ho fatto quella alle erbe svizzere, ottima per l'umore.»
Tatiana fa il suo ingresso con un vassoio portante due tazze di porcellana decorata sul piattino e dei biscotti.
Si siede con me e attende che mi serva prima io. È un'impostazione che ha da sempre, nella sua educazione si attende che il più alto in grado o l'ospite si serva per primo ed anche se tra noi non c'è esattamente un rapporto simile, tecnicamente io rimango per lei la signorina Karpov e lei la donna di servizio assunta per allevarmi mentre i miei genitori si prodigavano a rendere grande l'Hydra.
Dopo la scomparsa di mia madre, non ha voluto più lasciarmi, anche quando mio padre le ha tolto il salario, che io sono riuscita a ricostituire.
È la mia migliore confidente.
Giro il cucchiaino nella bevanda color ambra e poi faccio per bere il primo sorso.
«Ferma! Se bevi il tè con il cucchiaio nella tazza, non ti sposerai mai!»
Il vapore della tisana mi scalda la faccia.
«Davvero?»
Lei annuisce più convinta che mai.
«È un detto russo vecchio quanto il mare.»
Quindi prendo anche il suo cucchiaio e lo butto nella mia tazza.
«E così sia! Alleluia!»
Entrambe scoppiamo a ridere.

«Allora.. Vuoi dirmi che succede?»
Faccio una piccola smorfia mentre sorseggio.
«Tatiana, sto bene davvero. È stata soltanto una caduta.»
Fa un lieve sospiro.
«Capisco quando mi menti, bambina mia. Fai quella cosa adorabile con gli occhi.»
Metto giù la tazza.
«Quale cosa adorabile?»
«Sbatti le palpebre facendo sfarfallare le tue lunghe ciglia, sapendo che tutti cadranno ai tuoi piedi.»
Fa un sorriso paziente che poi nasconde dietro la porcellana decorata.
«Oh.. Ma non sapevo di..»
«.. Farlo? L'hai preso da tua madre, così che ha ammaliato tuo padre.»
Tiro le labbra in un sorriso forzato, perché questo mi fa pensare alle parole di Toly.
«Tatiana. Tu sai dirmi se davvero si amavano..? Mio padre e mia madre?»
Capisco dalla sua reazione che ho fatto una domanda scomoda.
«L'amore.. È complicato, tesoro. All'inizio ero convinta di sì, avevano molti ideali in comune ed erano felici di poterli realizzare insieme. Poi sei arrivata tu e tua madre.. Beh, ha cominciato ad avere altro per la testa. Si chiedeva se il mondo che stava aiutando a creare potesse essere un buon posto per sua figlia.»
Deglutisco e le parole di Toly mi risuonano in testa.
«Lei.. Non mi avrebbe mai abbandonata, vero?»
Vedo gli occhi di Tatiana luccicare.
«Come ti ho detto, mia cara.. Mariya aveva molto altro per la testa.»

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