44. America.

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AUBREY'S POV.

Quando scendo dall'aereo so che il mio aspetto non è dei migliori. Ho gli occhi ancora gonfi, nonostante sia passata una settimana ho pianto e passato le notti peggiori di sempre. Non ho chiuso occhio,  i disegni sul comodino erano perfidi e ogni volta mi ricordavano qualche situazione con Harry.  Mi manca come manca l'aria sott'acqua e ora che c'è un oceano a dividerci il dolore mi è entrato sotto la pelle fino a divenire parte di me. Non piango più, l'ultima volta è stato chiaro. Non vuole più vedermi, e inizio a chiedermi se non abbia fatto tutto solo per liberarsi di me, ma inconsciamente scaccio via quel pensiero. Mi ha amata, non quanto l'ho amato io, ma io so che Harry mi amava.

Il taxi ci accompagna fino al nostro appartamento e non oso parlare. Appoggio le valige sull'uscio e vado in camera mia. Non ho voglia di vedere e sentire nessuno. Essere qui fa schifo.

Me ne sono andata, ma solo perché restare li avrebbe fatto troppo male. Il costante rifiuto e la consapevolezza che tutto sarebbe potuto cambiare nel giro di settimane. Ma mi manca, è inevitabile ormai sentire la sua mancanza. Mi manca anche solo vederlo camminare o ridere, e non voglio cercarlo in nessun'altro perché lo voglio vicino a me sempre.

E non riesco nemmeno a guardare i fiori,  nemmeno a muovermi perché la sua mancanza sovrasta ogni altra azione. Non mi permette di fare niente, lo sento continuamente in ogni cosa che faccio. Il suo sorriso, i suoi occhi e il suo tocco appare sempre. Nei miei sogni, nelle mie notti insonni,  quando piango e quando chiudo gli occhi. E in questo dolore c'è un contorto senso di piacere che mi fa sentire stranamente vicina a lui.

Non si può smettere di amare una persona così, si può accantonare. Si può fingere il disinteresse ma non si smette di amare una persona da un giorno all'altro. Soprattutto per due come noi che si amavano anche solo guardandosi negli occhi.

Nonostante i litigi, le brutte parole e le cose che ci hanno tenuti lontani. Io sceglierei Harry per altre cento, mille volte perché sono convinta che per me non ci sia di meglio. Sono convinta che non ci saranno altre braccia che sapranno tenermi su come le sue, nessun paio d'occhi riuscirà a trasmettermi quelle emozioni e nessun'altro mi farà sentire in quel modo. Nel suo malato modo che però mi faceva star bene. Forse per questo funzionava, entrambi avevamo un malato modo di amarci ma era la cura al tempo stesso, e ora che siamo divisi il dolore è nell'aria e l'urgenza di vederlo e di toccarlo non è mai stata tanto forte.

I giorni corrono, e Washington è più calda di Londra ma mi sento un fantasma in mezzo a tutte queste persone. Mio fratello ormai, ha gettato la spugna e sa che un giorno tutto andrà via e starò bene, solo quel giorno non è oggi. Ne domani.

Zayn è venuto a farci visita,  due volte e sono uscita un po' dal mio guscio senza però ottenere molti risultati,  ma è andata meglio di quanto mi aspettassi.

"Quindi resterai in America per sempre?" La domanda suona soffocante ma mi limito ad annuire in risposta.

"Quindi con Harry è finita definitivamente? Ora hai iniziato una nuova vita qui?" Zayn è invadente ma è l'unico amico che ho.

"Sì,  non ripeterlo." Gli lancio un'occhiata omicida e lui si piega nelle spalle.

"Non so cosa ci vedevi in lui, sembrava il tipo da una notte e basta. Non andava bene per te." Si appoggia al divano e incrocia le braccia al petto scoprendo i colorati tatuaggi.

"Io credo che eravamo le persone giuste, al momento giusto nel posto sbagliato." Il mio sguardo resta fisso sul pavimento.

"Comunque sia, devi andare avanti con la tua vita. Non puoi fermarti qui, sai quanti altri ragazzi ti stanno aspettando li fuori? Harry è solo uno dei tanti, una relazione qualunque." Come può essere così superficiale? Alzo lo sguardo e lui è tranquillo mentre lascia fuoriuscire una nuvola di fumo dalla sua bocca.

"Non era una relazione qualunque,  Harry era di più. Era l'unico a sapere cosa volevo, quando lo volevo e a saper tirar fuori la vera me."  Dico.

Sospira. "Forse sì ma non devi essete triste per sempre."

Mi arrendo e decido di star zitta, non ho alcuna voglia di continuare questa discussione è inutile.  Nessuno capirà mai, e io non sono disposta a farlo capire. Qui in America non ho molto da fare, lasciando Harry ho lasciato una casa, un lavoro e il college. Ho lasciato la mia vita,  che non era il massimo ma mi andava bene. Qui non ho niente se non la mia famiglia, o quello che ne è rimasto. Dovrei iniziare a considerare l'idea di trovarmi un lavoro in qualche Cafe.

**
"Harry!" Sussurro.

Lo smoking gli sta perfettamente e il vestito bianco mi calza a pennello.

Cammino lungo la navata, Rick mi tiene ferma e io sento il cuore martellarmi in petto. Quando arrivo sento l'odore di Harry inondarmi e posso vedere i suoi occhi chiari brillare dalla felicità.

Aspettavamo questo giorno da tanto tempo.

Le sue mani si alzano verso il mio viso, la sua espressione si fa rigida. Le manette gli stringono i polsi e io resto da sola.

**

Mi sveglio di soprassalto, sono le sette del mattino e sono tutta sudata. Sogno Harry troppe volte, e l'effetto è sempre questo.

Mi alzo e vado verso la doccia, il getto mi rinfresca e quando esco mi vesto e vado verso il Cafe poco lontano da casa, sono passate due settimane e ho deciso di chiedere a qualcuno se ci fosse del lavoro.

Quando entro una ragazza dai capelli lunghi castani mi sorride,  ha gli occhi verdi ed è minuta.

"Ciao io sono Kayla e sono una cameriera di questo locale, vieni." Mi accompagna verso una stanza.  C'è una scrivania e l'uomo che è seduto dietro di essa sembra avere venticinque anni.  È abbastanza attraente. I lineamenti sono davvero marcati e gli occhi color cioccolato mi ricordano Zayn.

"Ciao io sono Oliver, il tuo capo. Sei in prova questa settimana. Se svolgerai bene i compiti che ti saranno assegnati allora sarai assunta." Mi stringe la mano e dopo un po' di chiacchiere sulle regole e le raccomandazioni mi metto a lavoro.

Kayla è davvero gentile, e il lavoro è stressante ma non quanto pensavo.

Quando giunge l'ora di pranzo mi siedo ad uno dei tavolini. E Kayla si siede di fronte a me.

"Non è così male, visto?" Sorride.

"Già, mi aspettavo di peggio." Sorrido anchio .

"Quanti anni hai ?" Chiede.

"Quasi diciannove e tu?"

"Venti." Sospira.

"Come mai sei qui?" Continuano le domande.

Le racconto la situazione.

"Sembra interessante,  quindi hai lasciato la tua vita a Londra solo per un ragazzo?" Scuote la testa e io annuisco.

"E lui ha mai fatto qualcosa per te? Qualcosa di davvero grande?" Annuisco.

"È venuto in America a riprendermi" arrossisco al ricordo.

"E tu sei scappata via lasciandoti alle spalle tutta una vita? Secondo me dovresti tornare li, dico, lui è venuto fin qui per te. Da come ne hai parlato sembra davvero che abbia fatto tanto per te e lasciare che le cose finiscano così solo perché lui te lo ha chiesto è da stupidi. Dovresti tornare li, lottare per ciò che vuoi. Lui l'ha fatto per te.  Ha attraversato l'oceano ed è venuto a riprenderti. Dovresti tentare ancora. "

Le parole di Kayla mi sorprendono e ora come ora mi sento in un totale stato di confusione.

Tornerei da Harry se lui lo volesse?

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