9. forget me

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Harry si svegliò prima di quanto pensasse, si trovò appiccicato ad Aubrey, le sue grandi mani stringevano la vita di lei e la sua testa era appoggiata alla schiena di Aubrey. Si alzò di poco, per non darle fastidio. Appoggiò i suoi piedi alla moquette calda e osservò i vestiti a terra. Era il top di Aubrey e i suoi jeans, rivolse poi il suo sguardo alla ragazza sul letto e notò che dormiva con dei pantaloncini maschili da basket e una maglietta bianca maschile, probabilmente di Dan. Quindi si rese conto che si era svegliata. Un battito gli mancò realizzando che Aubrey l’aveva visto dormire. Si precipitò sui vestiti a terra della ragazza, piegandoli al meglio e mettendoli sul letto, Harry era rigorosamente ordinato, se c’era una cosa che odiava era il disordine e il casino. Si avvicinò ad Aubrey e le spostò i capelli dal viso, sorrise e andò verso il bagno, aprì il cassetto e sfilò un paio di boxer nuovi dallo scatolo, si fece una doccia e legò un asciugamano alla vita.

Aubrey si svegliò con la luce del sole che entrava dalle tapparelle della camera, stropicciò gli occhi e passò una mano tra i lunghi capelli biondi prima di ricordare ciò che era accaduto durante la notte, aveva dormito con il ragazzo riccioluto che tanto odiava, e lui non l’aveva nemmeno sfiorata, facendole venire un senso di rifiuto  e un mare di paranoie in testa. Si sedette a gambe incrociate sul letto, notando i vestiti perfettamente piegati sul letto, un piccolo sorriso gli comparve pensando ad Harry mentre li piegava.

Si morse la guancia quando sentì la porta del bagno aprirsi, Harry ne uscì con addosso solo un misero asciugamano, la V formatasi a causa degli addominali scolpiti era ben in evidenza e i ricci di Harry, ormai bagnati, gli ricadevano sulla fronte. Un forte profumo maschile invase la stanza, ed Aubrey lo riconobbe. Era Abercrombie, ricordò quando entrò nella stanza di Harry .

L’acqua contornava i suoi pettorali facendo sembrare la pelle leggermente perlata, l’inchiostro nero sulla pelle di Harry sembrava un disegno perfetto, un’opera d’arte, e le labbra erano più belle che mai.

“Buongiorno.” Harry le sorrise mentre si passava un asciugamano tra i capelli.

“Mi dispiace.” Sbottò Aubrey alzandosi dal letto. Iniziò a camminare avanti e indietro non sapendo come fare in quell’imbarazzante situazione.

“A me no.” Ghignò Harry contento dell’imbarazzo di lei. Aubrey lo fissò e aggrottò le sopracciglia.

“Come scusa?” chiese dopo, lui entrò in bagno ignorandola e lei sbuffò per questo suo orribile atteggiamento.

“Harry, come ti chiami, non si fa così.” Disse irritata.

Harry aprì la porta, vestito completamente di nero.

“Come ti chiami? Bello non sapere il nome della persona alla quale la sera precedente hai pregato di baciarti.”

“Ti ho già detto che mi dispiace okay?” Aubrey lo guardò di traverso, e se gli sguardi potessero uccidere, Harry sarebbe morto.

“A me no.” Ripeté lui con sarcasmo. “Comunque sia- continuò – devi starmi lontana Aubrey. Già te ne ho parlato, non mi frega un cazzo di quello che provi o senti ora, sono cose che succedono alle feste e devi smetterla di prendere le cose in modo sentimentale e sul personale.”

Harry chiuse la porta alle sue spalle ed Aubrey si portò le mani al viso, sentendosi enormemente rifiutata e imbarazzata.

“Aub, ho preparato la colazione se ti va scendi.” Sentì urlare da Dan, annuì a se stessa davanti allo specchio, aggiustandosi i capelli e vestendosi.

Scese velocemente le scale e raggiunse la cucina,  Jey era seduta accanto a Dan erano entrambi vestiti in modo ordinato e pulito.

“Bello non avere i vestiti e sentirsi una schifezza, grazie amici!” Jey rise e la guardò

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