17. Flowers and tattoos.

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Mi alzo leggermente col busto dal letto mentre osservo i suoi movimenti, è teso e la sua mascella è rigida. Sembra teso mentre apre una bustina trasparente,  della polvere bianca vi è in essa ed io la riconosco subito,  il mio cuore affonda leggermente.  Mi mordo il labbro per non dire niente di cattivo in questo momento. Mi guarda, i suoi occhi non sono mai stati così verdi, il nero dell'iride è così piccolo in questo momento, affogo in quegli occhi per qualche istante. Porta il labbro superiore tra le labbra e sbuffa prendendo una scatolina rossa, la apre e butta fuori le pasticche.

Okay, devo solo calmarmi.

"So cosa stai pensando, ed è okay perché lo penso anche io.  Penso anche io 'bella merda', ma ci sono dentro e uscirne non è così semplice Aub. " sussurra, sento nella sua voce il timore di essere giudicato. E mi chiedo quanto debole sia Harry in questo momento, gli rivolgo uno sguardo di incoraggiamento per farlo continuare, decido però di non avvicinarmi per non rovinare tutto. Lo conosco e posso già pensare ad una sua possibile reazione.

"È giusto che tu sappia tutto, se le cose devono funzionare davvero stavolta.  E non so da dove iniziare perché è più complicato di quanto pensassi..in questo momento ho tanti pensieri che girano nella mia mente e non so quale di loro prendere." -fa una pausa e si passa le mani tra i capelli- " Hai presente il dolore Aubrey? Credo di si, si tutti lo conoscono più o meno. Io ci stavo dentro, fino al collo. Ogni giorno faceva più male di quello precedente,  ero arrivato ad un punto nella mia vita in cui tutto ciò che volevo fare era sparire. Tutto l'odio represso e la rabbia portata avanti negli anni non riusciva a sparire, rendendomi una persona orribile. Conobbi Dan,  era più piccolo di me. Mi fece conoscere un giro di persone, più grandi di me e lui, loro avevano storie tormentate e distrutte più della mia, ma loro avano trovato la cura, e io ero invidioso. Io volevo quella cura a tutti i costi Aubrey,  io volevo guarire volevo essere sereno e tranquillo. Così Jace, in un pomeriggio di Agosto mi passó queste pasticche, la sera tornai a casa e litigai con lei, la ferii, pianse e il mio cuore si spezzò quando scappò via da me. Lasciandomi solo di nuovo. La pillola scivolò giù per la gola prima di quanto pensassi, e ora è troppo tardi per fermare questo."

Ascolto attentamente ogni singola parola che Harry pronuncia, i suoi occhi sono coperti da una superficie di lacrime salate pronte a scendere e so che sta provando con tutte le sue forze a non farlo. Mi chiedo chi sia la persona che ha avuto il coraggio di lasciare Harry da solo, di spezzargli il cuore in mille pezzi e andare via.

Con la consapevolezza che nessuno sarebbe venuto ad aggiustarli.

Il passato di questo ragazzo mi rende nervosa,  mi fa sentire ancora più inutile di quanto io già sia.

Mi ricorda vagamente la mia di solitudine, alle mie di lacrime, io guarivo in un modo malato , e lui in un altro. Le cose che ci accomunano sono molte di più di quelle che ci rendono diversi.

È così che va no?

Gli prendo la mano e sospiro, sono passati minuti e non so cosa dire precisamente. Vorrei assorbire tutto il nero che ha dentro e farlo star bene.

"Se pensi che io stia per giudicarti, ti sbagli. Io ti capisco, e voglio che tu la smetta. Tu puoi Harry , tu puoi essere sereno anche senza tutta quella roba." Gesticolo indicando il recipiente vuoto, lui scuote la testa e fa un mezzo sorriso.

"Non è così semplice, non chiudi il barattolino e finisce lì. Quando sei triste apri, metti la pasticca sotto la lingua e passa.  È più difficile di quanto si crede. " sbuffa alzandosi dal letto, ma io lo fermo. Il mio gesto lo sorprende infatti si gira per dire qualcosa ma poi vedo i suoi lineamenti addolcirsi. Devo ancora capire il perché di queste reazioni. Ci lavorerò.

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