8.What are you doing to me?

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Harry corse via da Aubrey nel perfetto modo in cui le voleva che lui non facesse. Ma lo fece, e lei rimase li. Ferma, piena di domande.

Harry si fermò poco vicino ai tappetini per gli esercizi, pensò a come Aubrey gli stava distruggendo la corazza di forza e di durezza che si era fatto negli anni, si sentì deluso da se stesso, pensò al modo in cui in pochi giorni le cose fossero cambiate e a come si era reso un “rammollito” davanti agli occhi di tutti, non sapeva perché quelle idee stavano passando nella sua mente quando poco prima aveva fatto un succhiotto ad Aubrey, e gli era piaciuto.
Forse si sentiva troppo infatuato da quella ragazza, e aveva deciso di lasciarla perdere. Forse, perché sapeva che i suoi sentimenti stavano per tornare vivi, e non voleva, per paura che una ragazzetta qualunque avrebbe potuto distruggerli.
Aubrey si avvicinò ad Harry e appoggiò la mano sulla sua spalla, notò come i muscoli si muovevano affaticati sotto la pelle tatuata, Harry si girò e la fissò per un po’, osservò il modo in cui lei lo guardava, e decise di starle lontano, di nuovo. Non volendo, prese questa decisione.

“Cosa vuoi Stivens?” sputò cercando di apparire distaccato, Aubrey deglutì e serrò le labbra in una linea dritta, sentì i suoi muscoli contrarsi ma decise di affrontare Harry.

“Perché sei scappato in quel modo?” chiese decisa, Harry cercò una misera scusa che potesse rispondere alla ragazza di cui lui era infatuato e che voleva dimenticare.

“Perché sarei dovuto restare?” sorridendo beffardo ferì i sentimenti di Aubrey che annuì e sospirò.

“Perché beh, perché si dai è normale marcare una persona e scappare lasciandola piena di dubbi.” Aubrey alzò un po’ la voce senza rendersene conto, il che fece arrabbiare Harry.

“Aubrey non sono la persona che tu vorresti. –la fissò duramente- devi stare lontana da me.” Disse in modo rude, Aubrey sentì un pizzico allo stomaco ma non si arrese.

“Va bene, tanto lo sapevo già.” Rise, sentiva il nodo in gola esser sempre più grande, gli occhi le pizzicavano a causa delle lacrime che minacciavano di scendere.

Harry si sentì in colpa, non trovava un preciso senso al suo comportamento ma non smise.

“Ciao Aubrey.” Mormorò Harry le accarezzò i capelli e scappò via, e quel ‘ciao’ ad Aubrey suonò più come un addio.

Dopo un po’ Harry raggiunse casa sua, sentì un freddo invadergli il cuore, corse sulle scale di legno e raggiunse la sua camera, sbatté la porta e sbuffò.

‘coglione’ ripeteva a se stesso.

Se c’era qualcosa che faceva parte della persona di Harry era la bipolarità.

Afferrò il suo album da disegni, e iniziò a disegnare un pugile e una ragazza, si addormentò in quel modo sognando il sorriso di Aubrey e nello stesso tempo cercando di dimenticarla.

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Aubrey raggiunse casa sua singhiozzando, in questi giorni piangeva sempre. Un senso di vuoto la invase quando ricordò le braccia di Harry che l’avvolgevano, seppur i due si erano visti in pochi giorni non riuscivano a stare distanti. Toccò il punto dolente sotto la mascella e desiderò la bocca di Harry su di lei, di nuovo.

Si sedette e pensò allo stupido modo in cui si ci fida della gente.

Pensi che ci tiene a te, poi va via, ti rimane nella solitudine nella mancanza, e nemmeno trovi una spiegazione.

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Il mattino seguente i due si svegliarono con un’angoscia che accarezzava i loro cuori.

Aubrey si alzò e andò a scuola, fortunatamente le brutte voci su di lei erano finite, camminò un po’ e si scontrò con una ragazza, i suoi libri caddero a terra facendo un casino enore.

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