Capitolo 8

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Guardasti dalla porta il paziente smarrito mentre allungava leggermente il braccio verso la finestra. Doveva mancargli il calore del sole. "Quindi, cosa facciamo ora?"

"Immagino di doverlo tenere qui. Finchè non ricorderà qualcosa." Rispose Taehyung. Non avevano molte opzioni, sia con la perdita di memoria di Joon che con la mancanza di apparecchi che potessero usarle per identificarlo. Per il mondo, era una persona sconosciuta. "So che hai molto altro lavoro da fare, ma posso contare su di te per passarci un po di tempo insieme?"

"Io?"

Il dottore annuì, "Sembra essere molto attaccato a te, da quello che ho potuto vedere prima. Penso che se continui a parlargli e ad interagire con lui, lo aiuterà a recuperare qualcosa, almeno credo."

"Ok, va bene." Accettasti tu. "Voglio che lui ricordi così che possa tornare presto con la sua famiglia. Nessuno dovrebbe rimanere separato troppo tempo dai propri cari." Taehyung ti guardò per vedere il tuo volto, non una ruga di tristezza. Pensò alla morte dei tuoi genitori e si chiese quanto avessi pianto quel giorno perché tutto ti sembrasse così normale ora. Aveva le viscere a pezzi, non voleva immaginarlo. Essere separati da coloro che amavi era doloroso e non aveva mai voluto pensare alla possibilità di perdere Yoongi. Da quando aveva lasciato la città, Yoongi era stato l'unico pilastro della sua vita, e anche te, come la sua impiegata preferita.

"Ma mi chiedo che tipo di persona sia per non avere niente addosso. Non un portafoglio ne un cellulare." Il dottore si accigliò, "Pensi che sia un serial killer? O un ladro? O forse è una spia del governo ed era in missione per scoprire una grossa truffa aziendale ma poi si è perso qui. O forse c'è un segreto da scoprire in questa città!" esclamò lui.

"Sicuro," mormorasti tu. Taehyung sarebbe stato un grande romanziere perché alla fine la faccenda del dottore non funzionava. "Ma se è un serial killer, vuoi ancora che mi occupi di lui?"

"Beh, certo."

"Sei terribile."

"Credo che tu gli farai cambiare idea e la direzione del suo cuore." Professò lui. Un pizzico di romanticismo nel suo cuore, Taehyung credeva che tutto fosse possibile finchè potevi sognarlo, questo era il tipo di persona che era lui.

"Bene, se muoio, portami i pancake di Halmeoni alla tomba ogni giorno, altrimenti ti perseguitrò per il resto della tua vita."

"Affare fatto, ora vai prima che inizi a preoccuparsi."

Non appena la porta si aprì, lui girò la testa verso di te e tirò un sospiro di sollievo. "Mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo."

Lui scosse la testa per farti sapere che stava bene. Sospirasti, chiedendoti come avresti potuto farlo parlare. La brezza soffiava attraverso le tende, dandoti un'idea. "So che probabilmente sei molto confuso in questo momento e questo ti impedisce di parlare. Non ti darò pressione su questa cosa. Ma solo per comodità, ti va bene se continuo a chiamarti Joon?"

Sentirti dire il suo nome gli fece battere il cuore. Era grato che tu fossi così comprensiva, ma allo stesso tempo voleva usare la voce. Per quanto riguardava il nome, non aveva motivo di rifiutare una simile richiesta, e inoltre, gli piaceva il modo in cui lo dicevi, quindi annuì. Ti diede un po di rassicurazione sul fatto che non capiva la situazione ma che avrebbe collaborato lo stesso.

"Okay, grazie. Vuoi uscire? L'aria fresca sarebbe un buon inizio per il recupero delle forze fisiche." I suoi occhi si illuminarono e un piccolo sorriso apparve sul suo volto mentre annuiva. Quasi sussultasti quando apparsero le sue fossette. Erano come piccoli bottoni, o crateri di luna. Speravi che non fosse un serial killer perché era troppo dannatamente bello, ma ti ripetesti, che quella era un'arma perfetta. Doveva attirare con il suo volto uomini e donne in un luogo appartato per ucciderli e poiché possedeva delle fossette così innocenti, se la sarebbe cavata alla grande. Taehyung doveva averti dato alla testa. Lui sbattè le palpebre, chiedendosi del perché te ne stessi li impalata. "Ohm uh, scusa, vado a prendere la sedia a rotelle."

Lui annuì ancora una volta, desiderando di poterti dire di smetterla di scusarti. Ti guardò mentre facevi rotolare la sedia a rotelle e arrossì quando avvolsi le braccia attorno al suo corpo per aiutarlo a sedersi sulla sedia. Era gentile, come il tocco di una madre, pensò lui. Questo lo ricordava. I corridoio avevano una tonalità di vernice simile a quella della sua stanza. Le pareti erano adornate con mosaici colorati e strani pezzi d'arte. Chi aveva decorato quel luogo doveva essere un amante dell'arte. Guardarli gli dava una strana sensazione di conforto. Gli dava in qualche modo una speranza. "A Taehyung piace molto il colore," spiegasti tu. "Mi aveva detto di essersi innamorato del verde delle colline e dell'azzurro del cielo quando era venuto a stare qui e aveva in mente di proiettarlo in questo ospedale così i pazienti non sarebbero sentiti bloccati nella loro attesa qui dentro."

Che persona interessante, pensò lui. Non avrebbe mai pensato che il ragazzo che aveva incontrato prima fosse un dottore, ed era incredibile che fosse capace di tali pensieri ed empatie. Joon si chiedeva che tipo di persona fosse stato. Era gentile? Premuroso? Genuino? Passarono alcune infermiere che ridacchiarono salutandolo. C'è qualcosa sulla mia faccia? A pensarla bene, non aveva ancora visto che aspetto avesse.

Una volta fuori nel cortile, lo mettesti all'ombra sotto un grande albero di canfora. Lui fece un respiro profondo, annusando ogni sorta di odore di cereali e il del mare vicino. Ti sedesti sulla panchina accanto a lui. "Sono così felice che tu sia sveglio, ma penso che dobbiamo affrontare la cosa più cruciale ora." Capì cos'era quella cosa e ascoltò attentamente. "Hai avuto un incidente e hai perso la memoria. Non sappiamo se sia permanente o quando inizierai a ricordare le cose. Non sappiamo chi sei perché non c'era niente su di te o in macchina che potesse darci un indizio sulla tua identità." Non fu uno shock per lui alla parte della perdita della memoria, ma non riusciva a capire perché non aveva con se alcun pezzo di identificazione. Per la persona che era prima gli sembrava giusto averlo fatto in qualche modo.

Vidi che stava pensando intensamente, al tal punto che stava iniziando a fargli male. La tua mano si alzò per toccare la sua, dandogli sicurezza. "Prenditi il tuo tempo per ricordare, non c'è fretta e non ti diamo pressione. Ti prometto che faremo del nostro meglio per farti riunire alla tua famiglia. Ma per adesso puoi contare su di me."

Lui annuì con tutto il cuore, il gesto ti fece ricordare un piccolo cucciolo smarrito. Ti fece ridacchiare. Lui voleva chiederti perché lo stessi facendo, ma era troppo impegnato a cogliere il tuo sorriso.

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ʀᴇғʟᴇᴄᴛɪᴏɴ - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora