Capitolo 13

94 12 1
                                    

Odiavi il fatto di poter sentire ancora il suo odore. Odiavi il fatto che ogni caratteristica del suo viso fosse radicata nella tua mente in modo così vivido. Volevi che le gomme potessero cancellare per sempre le sue tracce. Ma cosa peggiore, odiavi il fatto che avesse ragione, pensavi ancora a lui ogni tanto. Soprattutto la notte, nella prigione dei tuoi sogni il suo viso fluttuava e sentivi il suo tocco sul tuo braccio o le sue dita tra i tuoi capelli. Era disgustoso, ma allo stesso era stata la prima volta che ti eri permessa di essere ingenua e negligente. Pensavi alla sua voce dolce e le sue parole candite. Rivederlo aveva scatenato le emozioni che ti eri sforzata di dimenticare, volendo essere amata. Era un sogno infruttuoso. Non tutti gli uomini erano uguali, ma in fondo voleva tutti la stessa cosa e quello era raramente amore genuino.

L'acqua continuava schizzare mentre lavavi distrattamente i piatti. Un piatto cadde a terra, facendo risuonare un boato in tutta la casa. C'erano pezzi di argilla sparsi nel lavandino e sul pavimento. Passi veloci si precipitarono in cucina, e tu non avevi ancora registrato cosa fosse successo e lui se ne accorse della tua assenza. Invece di chiederti se stessi bene, si prese la libertà di spostarti in una zona più sicura mentre lui si metteva a pulire il casino che avevi causato. Lo guardavi lavorare in silenzio, osservando i suoi movimenti attenti per non disturbare né te né la fragile atmosfera.

Una volta che Joon ebbe spazzato via tutti i pezzi, ti portò fuori con lui, di nuovo sui gradii. Non disse nulla per alcuni minuti, o per quello che sembravano ore. Ma quando finalmente lo fece, ti sembrò di respirare di nuovo. "Mi dispiace per prima, non stavo pensando bene."

"Va tutto bene, sono contenta che tu l'abbia fatto. Non credo che sarei stata in grado di fare nulla se non ti fossi presentato."

"Stai bene?" chiese lui.

"No,"

"È a causa sua?"

"Si," Eri onesta. Dolorosamente onesta.

"Lo ami ancora?"

"Oh Dio no," sospirasti tu. "Non so cosa provo nei suoi confronti, ma sicuramente non è amore."

"Bene," borbottò Joon.

"Cosa?"

"Niente."

Le tue sopracciglia si corrugarono un po, ma lasciasti andare il suo commento. Scuotendo la testa, alzasti gli occhi verso il cielo. Forse ti aveva letto nel pensiero, in ogni caso non c'era una stella in vista e la luna si era nascosta come una codarda, come te. "Perché non mi chiedi chi è?"

"Posso indovinare," lui scrollò le spalle. Il vento soffiò muovendo i suoi capelli e la sua maglietta bianca. Il colletto era basso, ed esponeva bene le sue clavicole. Distolsi lo sguardo in modo strano. "E non voglio costringerti a parlarmi di una cosa di cui non vuoi parlare."

"È una storia che non ho mai raccontato a nessuno prima, nemmeno ad Halmeoni, o ai miei genitori. Se ne parlassi, sento che le parole prenderanno vita e mi pugnaleranno di nuovo. Ma se non le dico, annegherò nelle parole non dette. In ogni modo, io morirò e lui potrà andare avanti con la sua vita."

Joon annuì, guardando il cielo nero sopra di voi. Era un oceano, un abisso, dove le persone sotto di esso avevano storie da raccontare e nessuna tela su cui dipingere. Non poteva permettere che ti accadesse anche a te. "Puoi dirmelo, e prometto che sarò il tuo scudo."

"E come farai?"

Invece di risponderti, ispirò profondamente e ti prese le mani. Sussultasti in silenzio. Le sue mani erano fredde. Le sue dita sottili erano avvolte alle tue in modo protettivo. Come per magia, il viso di Jimin si stava allontanando dai tuoi pensieri. Lui, non aveva mostri da scacciare, e tenerti per mano portava più luce solare e calore ad entrambi. "Ho letto da qualche parte che tenersi per mano è una delle forme più semplici di conforto," spiegò lui. Quando si voltò, apparvero le sue fossette. "Puoi fidarti di me."

ʀᴇғʟᴇᴄᴛɪᴏɴ - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora