Capitolo 16

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Il telefono ti stava vibrando in tasca, ma lo ignorasti. Dopotutto eri ancora a lavoro e nessuno ti avrebbe mai chiamato tranne le chiamate delle telemarketing. Se fosse stata Halemoni o Joon avrebbero chiamato l'ospedale o Taehyung se fosse stata un'emergenza. La sensazione di vibrazione continuò e una volta che entrasti in corridoio, rovistasti nella tasca. Non era sicuramente un numero che ti aspettavi di vedere.

L'ultima volta che ti aveva chiamata era stato qualche mese prima per chiederti dove si trovasse Taehyung, quando lui era andato fuori città per un incontro medico. Aveva finito per piangere per una buona mezz'ora prima di chiamarti perché aveva paura che Taehyung avesse finalmente deciso di lasciarlo. Tu lo avevi rassicurato dicendogli che era andato via solo perché era fuori città la conferenza medica e Taehyung ne aveva già parlato prima con Yoongi, ma era troppo assonnato per prestarle attenzione. Gli sta bene, pensasti. In ogni caso in quel momento sapevi che Taehyung era ancora in ospedale.

"Hey Yoon, che succede? Taehyung è al sicuro, se è questo che ti stai chiedendo."

Yoongi ridacchiò, "Apprezzo per avermi aggiornato su quell'argomento, ma non sto chiamando per Taehyung." Dall'altra parte della linea ci fu un silenzio per alcuni secondi, "Penso che dovresti lasciare il lavoro un po prima oggi."

"Che cosa è successo?"

Yoongi sospirò, guardando i due uomini malconci e contusi nelle celle separate che si fissavano l'un l'altro con rabbia che avrebbe potuto far saltare in aria l'intero paese. "Ne parleremo quando arriverai qui." Poi la linea cadde. Rimasi nel silenzio più assoluto. Camminasti verso l'ufficio di Taehyung, chiedendoti come avresti dovuto dirglielo. Era la prima volta in assoluto che richiedevi di uscire presto e ti lasciò scioccata quando ti disse un semplice okay senza richiedere alcuna spiegazione. Senza un'altra parola, ti avviasti verso la stazione di polizia.

Joon fissò l'orologio, erano passate alcune ore da quando la polizia aveva preso lui e Jimin e li aveva messi nelle celle. Era sopraffatto da tutte le affermazioni che dovevano prendere e si vergognava un po che Yoongi avesse dovuto chiamarti dato che eri la persona responsabile di lui. Cercò di immaginare l'espressione di delusione sul tuo viso quando saresti entrata, quanto triste e strana lo avresti guardato. Gli aveva fatto male al cuore. Ma sapeva che non poteva ritornare indietro, perché l'uomo nell'altra cella se lo meritava.

Le porte della stazione si spalancarono e i suoi occhi ti trovarono con i capelli al vento. Aveva visto un dipinto pieno di colori. Quando i tuoi occhi lo trovarono, pensasti subito ad un film di guerra. Era pieno di lividi e macchie di sangue ch gli dipingevano le guance e le nocche. Il tuo cuore si fermò, ti eri quasi dimenticata dell'altro uomo. Joon balzò in piedi. "T/N, scusam-"

"Risparmia le parole," espirasti tu. Yoongi ti spiegò la situazione con calma e ogni tanto lanciava un'occhiata al ragazzo colpevole, che ti guardava con occhi scintillanti nella speranza che tu lo perdonassi.

"Lo lascerò andare con un avvertimento," disse Yoongi. "Assicurati solo che non lo faccia di nuovo."

"Va bene. Ma cosa accadrà a..lui?"

Yoongi guardò il ragazzo di città, "Lo porterò io stesso fuori da qui. Joon mi ha detto cosa è successo e credo che come ufficiale e tuo amico, dovresti mostrargli un po di cortesia."

"Yoongi, sembri minaccioso."

Lui annuì, "Dovrebbe esserlo. Ora vai a casa prima che sia troppo tardi." Aprì la porta della cella di Joon e lui uscì lentamente. Non potevi sopportare di guardarlo, dopo aver saputo cosa era successo. Quello che era successo era stato per colpa tua e lui era stato una vittima. La bocca di Joon si sentiva secca durante la passeggiata verso casa, i grilli si esibivano in un'orchestra mentre la tua voce non riusciva a riempire l'aria. Non c'era niente da dire, niente da spiegare ulteriormente. Entrambi stavate solo evitando la verità.

Fortunatamente, Halmeoni era andata a letto presto quella sera. Joon si sedette sui gradini mentre tu cercavi il kit del pronto soccorso. Aveva fatto scorrere le frasi nella sua mente su ciò che avrebbe dovuto dirti. Odiava sapere che eri messa in una posizione così scomoda a causa sua. Quando ritornasti da lui, le sue spalle si rianimarono. "T/N, per favore ascoltami," ti implorò lui. "Mi dispiace."

Non potevi ascoltarlo, la tua mente era intrappolata in un oceano di sensi di colpa. Continuasti a pulirgli il viso, asciugando il sangue, toccando i suoi lividi, pregando che andasse via con il tocco di un dito, come se fossi una specie di angelo. Non lo eri. Lui ansimò, cogliendo le lacrime che cadevano dai tuoi occhi. Ti afferrò delicatamente il polso e ti fermò. "T/N, fermati."

"Perché lo hai fatti?" chiesi tu. "Perché mai dovresti litigare con lui?"

"Stai piangendo per questo?"

"Sto piangendo perché ti sei fatto male, pabo." Piansi tu. "Ti sei fatto male a causa mia. Perché lo hai fatto?"

Lui sospirò di sollievo e di immensa felicità nel sapere che tu eri preoccupata per lui. Si chiese se qualcuno avesse mai pianto perché gli volevano tanto bene prima dell'incidente. Non voleva pensari, la sua attenzione era tutta su di te in quel momento. "Farei qualunque cosa per te," confessò lui. "E non esiterei a farlo di nuovo."

"Perché? Non sono degna di tutto questo."

"Non dirlo mai più." Tirò leggermente la tua mano e la premette delicatamente sulle sue labbra. Il sangue corse subito alle tue guance arrossandole. "Ne vali così tanto. Non sarai come ti ha chiamato lui. Sei straordinaria in ogni modo possibile e lui ha perso molto ed è meglio che non si accorga di cosa ha perso."

"Joon,"

"Ma io lo vedo," continuò lui. "Io vedo tutto. Ed è egoista da parte mia dirlo, ma voglio vedere di più di te. Voglio ascoltare la tua storia, viver nella tua ente, esplorare i dettagli che ti compongono. Voglio essere quello che ti protegge dai mostri come lui."

"Grazie per avermi difeso. Ma mi sento malissimo al fatto che tu ti sia fatto male."

"Ma ora ti stai prendendo cura di me, quindi va tutto bene."

Ridacchiasti dolcemente tu, "Non mi merito tutto questo. Non sono davvero eccezionale."

I suoi occhi ti fissavano con la stessa intensità di sempre. "Lascia che decida da solo come sei," implorò lui. "Vieni ad un appuntamento con me."

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ʀᴇғʟᴇᴄᴛɪᴏɴ - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora