Capitolo 22

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Non c'erano galli a cantare in città. Non c'era i grilli che riempivano il vuoto del suono. Il sole non brillava altrettanto perché i grattacieli altissimi bloccavano la sua luce. La casa era tranquilla. Non c'era Halmeoni che dava da mangiare alle galline in cortile e Namjoon non ti aveva trovata a fare colazione in cucina mentre lo salutavi contenta. Invece di trovare te, trovò l'attrice appoggiata all'isola della cucina con i suoi capelli castani dorati che le ricadevano sulla schiena, come una cascata frantumante. Teneva il telefono stretto all'orecchio, e sul volto aveva un sorriso nascosto sulle labbra dipinte.

Namjoon mise a fuoco i suoi occhi. Anche quando era venuto a prenderlo la scorsa settimana, non sembrava così tanto felice. Divenne evidente e straziate per Namjoon che chiunque fosse dall'altra parte del cellulare di lei fosse più importante di lui. Quando vide quel sorriso quel giorno in cui lei era andato a prenderlo, si fece credere che era normale così, che quel sorriso fosse normale. Pensava anche che fosse normale per lei non tenergli la mano o dirgli che le era mancato o che lo amava. Che era normale che non condividessero una conversazione quando erano da soli nella loro casa. Pensava che era sempre stato il loro modo di vivere anche quando non condividevano nemmeno lo stesso letto. Non sapeva nemmeno come si sentisse nel tenere le sue mani. In un certo senso, ne era contento perché non avrebbe voluto che la mano di nessun altro si soffermasse sulla sua tranne che la tua. Scosse la testa,era sbagliato pensarla in quel modo, il suo cuore avrebbe dovuto essere lì, per Hye Soo.

I suoi occhi tornarono su di lei e si accorse che quel sorriso non era destinato a lui. Si chiese se gli avesse mai sorriso in quel modo, o se avesse mai provato qualcosa nei suoi confronti. Questo non era amore, lo sapeva, perché sapeva lui sapeva cos'era l'amore. Eri tu. Qualcosa nelle sue viscere gli diceva di nascondersi, di origliare la sua conversazione. Stava ridendo, e stava facendo del suo meglio per mantenere la voce al minimo per non svegliare il suo fidanzato.

"No, non venire stasera, vengo io da te," sussurrò lei. Poi annuì a ciò che l'altra voce dall'altra parte della linea gli diceva e sorrideva raggiante, con i capelli che ricadevano sulle spalle in modo che Namjoon non potesse vedere il suo viso. Ma poteva ipotizzare che aveva il viso raggiante di felicità. "Anche tu mi manchi... non posso ancora rompere con lui... sai che devo aspettare il suo prossimo contratto per il libro in modo da poter essere scelta per il ruolo principale... sì, i suoi genitori credono ancora che stiamo bene insieme, ma sono sicura che capiranno perché romperò con lui... Sii paziente baby, lo sai che non lo amo."

Namjoon non reagì, non ebbe auto la connessione emotiva con Hye Soo per sentirsi triste dopo quello che le aveva sentito dire. Ciò che lo rendeva triste era il fatto che questa avrebbe dovuto essere la persona a cui apparteneva il suo cuore, la persona con cui aveva sentito per 'primo', l'amore. Non riusciva ancora a ricordare molte cose, ma immaginò che lei fosse stata l'unica persona che voleva prima dell'incidente, perché era così che avrebbe dovuto formarsi quella relazione. Non lo so, rabbrividì lui, non so assolutamente niente adesso.

Hye Soo posò il telefono sul bancone e si voltò, sobbalzò quando vide Namjoon ma nascose la sua paura con il suo sorriso pluripremiato. "Buongiorno baby, come ti senti?" chiese lei.

C'era una differenza di tono quando lei lo aveva chiamato 'baby' rispetto a come aveva chiamato con quel nomignolo la persona al telefono. "Sto bene," rispose lui. "Stai andando da qualche parte?" Era vestita con una camicia bianca soffice e dei jeans attillati, mentre alle orecchie portava degli orecchini.

"Ho un incontro con la mia agenzia per il mio prossimo progetto."

Namjoon si morse il labbro, "È per la parte del mio prossimo libro?"

I suoi occhi si illuminarono. Per la prima volta dal suo arrivo, Hye Soo sembrava contenta di essere lì. "Ricordi qualcosa?"

"Un po," mentì lui. "Penso che saresti perfetto per la protagonista."

Lei sorrise vittoriosamente, "Grazie baby. Assicurati di dirlo al tuo agente." Prima di andarsene, gli baciò la guancia e lui si sentì solo più freddo. Quando la porta si chiuse, sentì quasi di poter respirare di nuovo. Si sentiva soffocare da quando era ritornato lì. La prima notte di ritorno, i suoi genitori gli erano stati accanto per spiegarli il giorno della sua scomparsa. Apparentemente, era in uno dei suoi viaggi per ottenere ispirazione per la sua scrittura, ma non erano riusciti a spiegarsi del perché non avesse portato con sé dei pezzi di identificazione su di lui. Forse aveva lasciato perdere perché era talmente felice da averseli dimenticati, almeno era questo quello che pensava.

Il giorno in cui i suoi genitori lo avevano riportato a casa era stata anche l'ultima volta che li aveva visti. Avevano inventato innumerevoli scuse sul perché non avrebbero potuto vederlo spesso a causa de duro lavoro. Namjoon lo sapeva bene, non era il finale da favola di cui aveva letto nei libri. Non avevano quel tipo di relazione e lui era d'accordo perché quella in fondo era la sua vita e nulla era perfetto. Parlando di libri, stare da solo in casa gli aveva dato tutta la libertà del mondo per leggere le sue opere. Sfogliando libri e vendendo le parole che aveva scritto, aveva capito una parte fondamentale della sua vita, la odiava. Non era qualcosa di rassicurante quello che aveva scritto, ma conosceva se stesso abbastanza da leggere tra le righe e l'isolamento in cui costringeva i suoi personaggi a vivere.

La sua carriera era iniziata con un romanzo rosa perché a quanto pare era quello che il mondo amava di più. Tipiche storie d'amore su strani incontri e destini. Alla fine, si era guadagnato la libertà di esplorare questioni più oscure come la sua mente, i suoi pensieri e aveva scritto sulla narrativa moderna, uno spazio in cui non doveva fingere che tutto andava bene. Anche se sembrava che il suo segreto fosse stato svelato perché aveva smesso di scrivere ormai da un anno. Non riusciva ad accedere al suo computer perché non ricordava la password e per qualche ragione i suoi genitori aveva insistito perché si tenesse lontano ancora per un po da quel mondo. Nascosto. Non aveva idea di chi doveva essere.

Ma lui sapeva chi voleva essere. Quella persona era al tuo fianco fino a una settimana prima. Voleva rimare,e voleva tornare indietro. Sfortunatamente, eri stata tu quella che l'aveva lasciato andare per primo, quindi, non aveva il diritto di tornate in un mondo a cui non apparteneva. Continuò perciò a sfogliare le pagine dei suoi libri cercando di concentrarsi sulle parole per distrarlo dai ricordi di te.

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ʀᴇғʟᴇᴄᴛɪᴏɴ - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora