Capitolo 19

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"Kim Namjoon, questo è il tuo nome." Yoongi si schiarì la gola e ripassò gli appunti che aveva compilato ieri sera durante il suo turno. I pezzi si stavano finalmente mettendo insieme, e sebbene il suo obiettivo fosse quello di mettere il pezzo finale dell'immagine, aveva paura della collisione e delle ricadute alla fine di tutta questa storia. Tu eri seduta fuori sui gradini, il corpo in fremito, mentre Yoongi recitava ogni piccola informazione che sapeva su Namjoon.

"Okay," Joon annuì senza vitalità. I suoi occhi desideravano ardentemente la tua piccola figura fuori, da lì poteva solo vedere la tua schiena e le ciocche dei tuoi capelli che svolazzavano come cotone. "Vai avanti."

"Sei nato a Ilsan il 12 settembre 1994. Vivi a Seoul con la tua ragazza da 3 anni, Yang Hye Soo. Vi siete conosciuti sul set dell'adattamento cinematografico del tuo libro. Si dice che avevate intenzione di sposarvi prima del tuo incidente. Le notizie non hanno riportato molto sulla tua scomparsa, né i tuoi genitori sono stati proattivi nel cercarti."

"Perché pensi che...?"

"Non ne sono sicuro," disse pensieroso Yoongi. "La mia ipotesi è che credessero che fossi partito per un viaggio segreto, a quanto pare è qualcosa che facevi anche quando eri più giovane." Disse leggendo da delle copie stampate quelle che sembravano voci di un diario. "C'è scritto nel blog che è collegato al tuo sito personale."

Lui scansionò rapidamente il contenuto, cercando di assorbire le parole e lasciare che dipingessero le immagini sbiadite nella sua mente. Da quello che gli aveva detto, era un ragazzo avventuroso, attento, goffo e tranquillo. Ma la cosa più importante che gli aveva detto era che il suo cuore apparteneva completamente a qualcun altro. Pensò a quanto fosse assurda l'idea, a come avrebbe potuto innamorarsi di qualcun altro quando il suo cuore era da tutt'altra parte ora. Forse si può avere due anime gemelle nella vita, si convinse lui. Era inutile però, perché tu sapevi tutto e lui non sarebbe stato i grado di dire niente ora.

"Cosa succederà adesso?" Chiese Namjoon. "Posso restare qui?"

Yoongi scosse la sua testa,"Ho già contattato la tua famiglia, saranno qui tra qualche ora per prenderti."

Gli occhi di Namjoon si spalancarono, le sue mani si trasformarono in due pugni. "Cosa?" urlò lui, "Come hai potuto farlo? Chi ti ha detto di fare una cosa del genere?"

"L'ho fatto io," dissi con voce triste e debole alle loro spalle. I due uomini non si erano accorti che eri entrata, ti trovavi appoggiata allo stipite della porta con la coperta avvolta intorno al tuo corpo come uno scudo. "Gli ho detto io di chiamarli."

"Perché?" chiese lui senza fiato.

"Perché hai già una casa da qualche altra parte. Non possiamo tenerti qui," risposi tu, fissando il pavimento. La polvere in casa non si era mai accumulata da quando era arrivato, si assicurava sempre di pulirla via in modo che non starnutisse al mattino. Era un'abitudine che nemmeno tu avevi riconosciuto. La polvere sarebbe tornata domani e non ci sarebbe stato nessuno a fermarla di accumularsi.

Namjoon tornò a guardare il blog che aveva scritto, con le spalle curve. "Quindi sapevi chi eri, me l'ha tenuto nascosto e hai chiamato i miei genitori senza consultarmi?" chiese lui retoricamente. Dalle sue labbra secche sfuggì una risatina ironica, "Immagino di essere stato solo un paziente per te, dopotutto." Mormorò lui.

"Joon," iniziasti tu. Il suo corpo era già alla porta della stanza. Prima di uscire e chiudere completamene la porta alle sue spalle, si girò verso di te facendo vedere solo il suo profilo.

"Non chiamarmi più così, per favore."

Il silenzio strisciava attraverso le pareti, oltre a te anche Yoongi lo trovava disagiante. "Starà bene quando arriveranno. Lui ha solo bisogno di tempo per assimilare tutto."

"Gliel'ho nascosto," sospirasti tu. "Avrei dovuto dirglielo subito in modo che non si arrabbiasse con me."

"Pensi che il motivo per cui è arrabbiato sia che non gliel'hai detto?"

"Naturalmente, che altro ci può essere?"

"Niente," lui scosse la testa, aveva detto un'ovvia bugia poiché non aveva avuto il coraggio di dirtelo. "Non essere arrabbiata con te stessa." Rimaneste a casa fino all'arrivo dei genitori di Namjoon. La porta di Namjoon rimase chiusa per il resto del tempo. Non sapevi se bussare o lasciarlo perdere, l'unica cosa che ti spingeva a farlo era il fatto che non volevi che se ne andasse con un pensiero negativo nei tuoi confronti. Quindi bussasti. "Sono io."

"Cosa vuoi?" borbottò lui.

Rimasi sbalordita dal tono della sua voce, "Mi chiedevo solo se avevi bisogno di aiuto."

"No grazie," rispose lui. "Dimmi solo quando sono qui."

"Okay."

Non c'era bisogno che tu gli dicessi quando sarebbero arrivati perché il motore della macchina bastava a svegliare tutta la città. Halmeoni e Yoongi salutarono gli ospiti all'ingresso. Una coppia, che presumevi fossero i suoi genitori, si inchinò educatamente ad Halmeoni, invece di stringergli la mano. Intuisti subito ch tipo di persone erano ed espiravi al fatto che Namjoon fosse imparentato con loro. Sua madre si avvicinò, il profumo di Chanel gocciolava dal suo corpo e i suoi tacchi mancanti affondavano nella terra del cortile.

"Devi essere T/N, grazie mille per esserti preso cura del nostro Namjoon fino ad ora."

"È stato un piacere, signora Kim," ti inchinasti. Propensa ad essere educata, le offristi la mano per stringere la sua. Il suo viso si contrasse leggermente mentre afferrò la punta delle tue dita per scuoterla. Rivoltante, ecco cosa stava pensando.

"Ora, dov'è nostro figlio?" chiese suo padre, salendo le scale.

"Sono proprio qui," rispose una voce. Namjoon si era già vestito da ragazzo di città, quelle che le aveva dato Taehyung. Le proporzioni del suo corpo nascoste lo facevano sembrare una statua di bronzo, una statua che non era più tua. Sua madre sussultò e corse subito ad abbracciarlo. Sua madre notò subito quanto peso avesse perso. La portiera della macchina sbatté e si sentì avvicinare un'aura intensa. L'attrice, riconobbe subito Yoongi. Simile alla signora Kim, era vestita come se fosse appena uscita da un servizio fotografico. Un vestito bianco aderente con sfumature scure, e anche lei portava dei tacchi che affondavano nel terreno mentre camminava.

Tutto in lei era un ideale, la sua linea corporea, i suoi lineamenti morbidi, il fascino di una donna. Ti aggiustasti i capelli alla svelta, ma era inutile. Nessuno ti stava prestando attenzione, o almeno così pensavi. "Tesoro," chiamò Hye Soo. Namjoon rimase a bocca aperta mentre l'attrice gli metteva un braccio attorno al collo e lo tirava a sé per un bacio. Quello era stato il secondo proiettile che finiva nel tuo cuore, e Yoongi ti bloccò la visuale. Quando ebbe finito di marcare il suo territorio, lo liberò. "Grazie mille per esserti presa cura del mio tesoro. Fammi sapere se ti serve qualcosa, ti darò tutto ciò che vuoi per ripagarti."

"Non ho bisogno di soldi," affermasti tu.

Lei sorrise, "Va bene, ora andiamo." Con un colpo di capelli si girò, tirò il braccio di Namjoon e lo portò alla macchina. Non ti aveva neanche lasciato lo spazio per salutarlo. I suoi genitori parlarono con Yoongi dell'incidente e loro gli avevano riferito che non c'era bisogno di un0indagine. Era al sicuro tra le loro braccia e questo era tutto ciò che contava. La loro macchina si allontanò con la stessa velocità con cui era arrivata. Yoongi tornò a lavoro e Halmeoni andò al mercato. Tu invece ti fermasti a guardare le tracce che avevano lasciato.

La polvere si stava posando ovunque di nuovo. 

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ʀᴇғʟᴇᴄᴛɪᴏɴ - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora