Prologo

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  Anche per quella sera Izumi Shinko, in arte Tonbo, Libellula, si esibiva al Night Panorama per un pubblico che aveva caricato il portafogli con l'intento di lasciare delle cospicue mance. Il locale giocava molto sull'entusiasmo della gente e sfoderava la Libellula una volta a settimana, in un giorno a sorpresa, dando la comunicazione soltanto quattro ore prima dello spettacolo, non un minuto prima, non un minuto dopo. Per assistere alla performance era obbligatorio tenere gli occhi aperti, perché i manifesti spuntavano all'improvviso, così come gli avvisi sulle pagine social. Proprio grazie all'ansia fomentata dal silenzio, non capitava mai che il poco preavviso rendesse un fiasco la serata e il Night Panorama si portava a casa il tutto esaurito, senza troppi complimenti.

Ma perché tutto questo delirio per la Libellula?

Perché, a diciassette anni appena compiuti, era la più giovane performer di pole dance che le strade di Tokyo avessero mai conosciuto. Perché nessuno aveva mai visto il suo viso, un'abile strategia dei suoi datori di lavoro, e saliva sul palco con una maschera diversa ogni volta, non intera ma a metà, a raddoppiare il seducente gioco di immaginazione che si innescava nella fantasia del suo pubblico. Perché quando la Libellula saliva sulla sua pertica sapeva togliere il fiato anche allo spettatore più cieco, sapeva far sospirare di invidia le donne in abiti chic, sapeva interrompere le conversazioni di affari tra gli uomini più facoltosi. Perché era l'attrazione di punta del locale ma non era la sua puttana, perché era di tutti e di nessuno e perché un qualsiasi gesto poco opportuno veniva punito dai gestori del Night con pene così severe che, si vociferava, arrivassero all'amputazione delle mani.

La Libellula non era soltanto la principale fonte di guadagno del locale, ma anche la sua reliquia, il suo dipinto migliore, la sua corona sotto teca.

Tutti conoscevano la Libellula.

Ma nessuno conosceva Izumi Shinko.

Se non le colleghe di lavoro. Surrogati di amiche con paghe inferiori ma con la metà della voglia di impegnarsi.

La strada che Izumi aveva fatto per raggiungere lo status di gemma di Tokyo era lunga, tortuosa, un percorso fatto di scalini, di sassi su cui inciampare, di lividi sulle gambe e di rischi di paralisi. Di allenamenti quotidiani, di sacrifici scolastici. Ma adesso, quando metteva mano alla pertica, semplicemente spiccava il volo. E guardava la società dall'alto del suo seggio, pensando "io non sono come loro. non posso essere come loro".

Sono un essere superiore.



[Nota autrice.

Ebbene, provo a postare questa cosa, più per orgoglio personale del personaggio di Izumi che per altro😂 Due cosine prima di andare avanti:

Ambientare la storia all'interno delle vicende di Tokyo Revengers mi avrebbe fatto perdere anni di vita, tanto più che la serie è in corso e le cose possono modificarsi e via dicendo. Dunque ho deciso di creare una specie di universo alternativo in cui, tanto per dirne una, c'è Baji. I ragazzi sono pressoché tutti maggiorenni, così aumenta la percezione di universo alternativo staccato dai fatti principali. Per ora non riesco ad inserire il pg di Takemichi, dato il suo ruolo, come dire, passatemi il termine, "altalenante". Spero non vi dispiaccia. 

Niente, magari vi ho incuriosito o magari no, io mi sto divertendo a scrivere dei miei pupilli! 

+ la copertina mi fa cagare. Ma questo passa il convento.

FDP]

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