III

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 Il giorno dopo, di prima mattina, c'era una riunione al capannone con tutta la squadra per decidere il da farsi con i maledetti provinciali dello sterrato. Mikey e Draken si incontrarono al solito semaforo e imboccarono insieme la strada poco trafficata data l'ora. Passarono di fronte al conbini del quartiere e Mikey decise di fare una sosta perché doveva comprare degli snack.

<<Ok ma fai presto. Ti aspetto fuori>> rispose rassegnato Draken.

L'amico gli fece un cenno con la mano e un sorriso irresistibile.


Izumi osservava i frigoriferi del conbini alla ricerca di uno yogurt con gusti insoliti, lo sguardo critico e le cuffiette nelle orecchie. La mattina successiva allo spettacolo non era assolutamente un momento di riposo perché già iniziava la composizione mentale della coreografia successiva. Izumi ascoltava a ripetizione la canzone che sceglieva per il numero e ci cuciva su un pezzo da provare nel pomeriggio ed era ormai un'azione che sapeva compiere anche facendo altro nel mentre. Tipo scegliere uno yogurt.

Ci mise dieci buoni minuti e, quando scorse stipato in fondo al ripiano un vasetto triste e solo di matcha e mirtillo, l'ultimo rimasto e miracolosamente non scaduto, aprì di scatto lo sportello del frigo, con un po' troppa violenza per la foga di accaparrarsi quel residuo tant'è che lo sbatté sonoramente in faccia a un altro acquirente che aveva scelto di avvicinarsi proprio a quel frigo.

<<Oh merda, scusami>> borbottò togliendosi di fretta le cuffie con una mano e con l'altra reggendo il vasetto.

Mikey mosse il naso per dissipare il dolore: <<Non fa niente, tranquilla>> poi posò gli occhi su di lei. Silenzio. La indicò: <<Tu sei...la Libellula!>> esclamò, un sorriso innocente sul volto, l'espressione di contentezza di chi sa di averci preso.

Lentamente, come l'effetto di un anestetico diluito nelle vene, i tratti di Izumi si distesero, gli occhi si spalancarono, la bocca si schiuse appena, mentre le braccia, inerti, cadevano lungo i fianchi lasciando precipitare il vasetto tanto bramato e penzolare gli auricolari da cui si udiva l'eco della canzone a tutto volume.

Fissò il ragazzo come se davanti avesse un mostro a sette teste.

Chi? Come? Quando l'aveva vista?

<<Sì sì, sei proprio tu! Gran bel numero ieri sera!>> proseguì Mikey allegro. Il tono era alto. Abbastanza perché una coppia si voltasse verso di loro, incuriosita.

Izumi sbiancò. Poi fece la sola cosa che le venne in mente. Afferrò il polso del ragazzo, lo trascinò alla cassa ignorando i suoi "aspetta, che fai?", lanciò dei soldi al commesso lasciando lì il resto.

<<Offro io>> disse. E corse fuori dall'uscita di sicurezza sul retro, sotto gli sguardi costernati dei presenti e dello stesso Mikey.

Stipata contro la parete di mattoni, gettò occhiate all'interno del conbini per verificare che nessuno li avesse seguiti. Teneva ancora il polso del ragazzo, le unghie affondate nel tessuto della giacca. Il cuore le batteva sordo nelle orecchie. Sudore freddo le imperlava la fronte ghiacciandole le vene.

Prima di allora, nessuno oltre le sue colleghe aveva condiviso con lei il segreto della sua identità. E adesso c'era lui. Perché? Com'era possibile? Eppure era sicura di non aver sgarrato, di aver sempre indossato correttamente le maschere, di non essersi lasciata sfuggire nulla con nessuno, di aver fatto attenzione. Di essersi comportata come sempre. Ripercorse rapidamente gli ultimi giorni alla ricerca di una falla nella sua vita fatta di ricorrenze e abitudini. Nessuna crepa.

Se Yaguchi l'avesse saputo l'avrebbe licenziata. E non poteva permetterselo.

Mikey si schiarì la voce e attirò la sua attenzione sulla sua mano saldamente stretta alla sua giacca e Izumi mollò la presa. Lui si tirò la stoffa ed esibì un cipiglio infastidito.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora