XXXVIII

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Izumi pianse tutta la notte. Dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione e dalla vergogna, senza sapere quale fosse più forte. Nel momento stesso in cui Mikey l'aveva penetrata aveva già capito di aver commesso un errore madornale e che fosse troppo tardi per tornare indietro e cancellare tutto.

Si sentiva stupida. Stupida perché si era lasciata contaminare dalle infide parole delle colleghe e aveva agito senza pensare convinta che si trattasse di una cosa di poco conto e tutto sommato piacevole. Invece ne aveva solo un ricordo doloroso.

Si sentiva sporca. E meschina. Perché era andata con Mikey solo e soltanto per soddisfare un capriccio, spinta unicamente dal desiderio di uniformarsi ad altre ragazze della sua età e poter dire "l'ho fatto anch'io". Per non essere più diversa. Ancora una volta aveva usato Mikey per scopi egoistici, e magari a lui stava bene così ma non era giusto.

Il trauma della prima volta le servì a capire che basarsi sulle opinioni della gente poteva fare male. In fin dei conti era necessario buttarsi a capofitto in quell'esperienza per essere come le altre? Cosa aveva ottenuto? Sperava in un applauso? Era davvero quella l'Izumi che aspirava a diventare?

Chiaramente no.

Il giorno dopo volle vedere Mikey perché non riusciva a digerire il fatto di averlo praticamente indotto a fare sesso con lei per soddisfare le proprie manie di uguaglianza. Nel corso della loro amicizia e frequentazione l'aveva usato molte volte, aveva approfittato della sua disponibilità e non si era pentita ma quello era troppo persino per lei.

Andò a casa sua e lo trovò tranquillo e rilassato. Dato che aveva capito che l'umore di Izumi, la sera prima, non era dei migliori, non aveva raccontato a nessuno quello che era successo ma aveva dormito da Dio e si portava addosso una bella sensazione, come se tutto filasse per il verso giusto. Decisamente l'opposto rispetto alla sua prima volta, quando aveva vomitato in un cestino e passato la notte in bianco a incazzarsi con se stesso e con Izumi. Ma d'altronde era esattamente quello che voleva, e finalmente l'aveva ottenuto. Non aveva nulla di cui lamentarsi.

Si sedettero sul letto e lei si tenne a debita distanza. Mikey notò subito i segni del pianto e iniziò a intuire che stesse per scatenarsi la bufera a scatto ritardato.

<<Come va?>> gli chiese Izumi.

<<Una favola. Tu?>> rispose Mikey serenamente.

<<Insomma...Volevo chiederti scusa per ieri>>.

<<Perché?>>.

<<Non doveva andare in quel modo...Ma in serata ho discusso con le mie colleghe, sul fatto che non avevo ancora fatto niente e...mi hanno dato della sfigata, così mi sono incazzata e...e ho pensato...>> prima di finire la frase, scoppiò a piangere per quanto quel discorso fosse ridicolo. Non staccò gli occhi dalla porta d'ingresso; non aveva mai pianto di fronte a Mikey, se non due lacrime di rabbia in croce, e doveva essere una scena pietosa, molto più da sfigati rispetto al non aver ancora fatto sesso a diciott'anni. Però era talmente esausta e si sentiva talmente in colpa che fu come se tutti i mesi passati a servirsi di Mikey come guida e come spalla umana per qualsiasi cosa si riversassero fuori dal vaso sbattendole in faccia la realtà del suo egoismo.

Mikey sobbalzò appena come Izumi iniziò a singhiozzare e si irrigidì, non sapendo cosa fare né cosa dire, e anche vagamente sorpreso da quella reazione a suo avviso esagerata. Scelse di lasciarla sfogare prima di presentare una qualsiasi risposta.

Izumi se ne stette con una mano davanti alla bocca per un po', piangendo a dirotto, e quando ritrovò la parola lo fece con voce stentorea: <<Scusa, veramente...Mi sono lasciata trasportare da emozioni negative e che non mi appartengono, per essere come tutti gli altri. Non sopporto essere sempre quella diversa e inferiore e pensavo di rifarmi così e invece è stato una porcheria>> tirò su col naso: <<Mi vergogno da morire. Sono stata così infantile, Madonna...>>.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora