XXIV

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Non c'era molta gente alla mostra di lanterne artigianali, forse perché era tardi, o forse perché non era stata tanto sponsorizzata. A differenza delle vie centrali del quartiere si respirava pace e tranquillità, l'atmosfera ideale per un'esposizione di lanterne, oggetti così delicati, così silenziosi da richiedere la giusta contemplazione. Mikey e Izumi attraversarono i viali illuminati, camminando lentamente per ammirare la qualità dei prodotti. Ce n'erano di tutti i tipi: tonde, ovali, trasparenti, opache, con forme di animali, di qualsiasi colore. Non erano abbastanza concentrati per apprezzarne la bellezza ma fecero del loro meglio facendo, di tanto in tanto, qualche commento.

Non venne menzionato l'episodio appena vissuto. E, piano piano, l'imbarazzo scemò via.

Una goccia cadde sul naso di Izumi, attirando la sua attenzione.

<<Oh! Ho sentito una goccia>> disse ad alta voce.

<<Anche io>> rispose Mikey.

In effetti stava cominciando a piovere. Una pioggia leggera, più un fastidio che altro, ma loro non avevano ombrelli con sé.

<<Cavolo siamo lontani! Poteva aspettare ancora un po'! Il meteo non dava pioggia stasera!>> si lamentò Izumi.

Mikey sorrise, per nulla allarmato dalla situazione: <<Non durerà molto. Aspettiamo che smetta sotto quell'acero>>. Aveva passato di peggio in fatto di serate sotto la pioggia. Fosse stato per lui avrebbe continuato a camminare.

Izumi accolse la proposta e corse sotto l'albero indicato appoggiandosi al suo tronco.

<<Che palle, il mio kimono nuovo! Spero non si rovini! L'ho pagato una fortuna!>> si lamentò, tastando il tessuto appena bagnato.

Mikey la raggiunse in tutta calma: <<Ma no, sta' tranquilla. È solo pioggia>>.

<<Fanculo comunque! Tu piuttosto, sbrigati a venire qui sotto>>.

<<Mmm, ma stai calma, è solo pioggia!>> ripeté Mikey. Si riparò sotto l'acero, che era più stretto di quel che pensava e dovette avvicinarsi a Izumi, che si schiacciò contro il tronco. Il suo profumo le inondò le narici impedendole di scacciarlo via, oltre al fatto che non poteva essere così egoista da spingerlo sotto la pioggia.

Distrattamente Mikey allungò un braccio e poggiò una mano sul tronco dell'albero, accanto alla testa di Izumi, e guardò il parco che si svuotava lentamente a causa di quella pioggia guastafeste. Gli espositori delle lanterne facevano a gara a chi ritirava per primo i prodotti, che rischiavano grosso trattandosi di oggetti in carta. Il parco precipitò nel silenzio, rotto solo dal picchiettare della pioggia sulla terra.

Izumi era paralizzata, le mani strette sotto la gola e il respiro ridotto al minimo. Mikey stava invadendo tutto il suo spazio vitale, costretto dall'esiguo riparo che offriva la chioma di quell'albero e lei non poteva fare nulla per impedirlo se non risultando sgarbata. La vicinanza fisica era un limite che ancora non aveva superato, e quel quasi contatto stava accadendo a distanza troppo ravvicinata dal suo nome pronunciato dalle proprie labbra. Immobile e bloccata dal suo corpo, lo fissava in volto imponendosi calma, perché non le stava facendo nulla di male ed era stupido avere quella reazione impaurita. Scelse di concentrarsi sui dettagli del suo viso e scoprì che i suoi occhi fossero più profondi di quel che credeva. E che i suoi capelli sembrassero morbidi, più belli dei suoi, dannazione.

<<È una pioggia del cazzo, smetterà a breve>> confermò Mikey dopo un po'. Si voltò, ed ebbe un piccolo scatto a ritrovarsi Izumi a pochi centimetri da lui, come se si fosse accorto solo in quel momento della loro vicinanza e che lei fosse sempre stata lì, ad osservarlo, con occhi spalancati e spaventati come un cerbiatto in autostrada. Rimase così, a fissarla a sua volta e meravigliandosi di riuscire a scorgere il sangue che scorreva sotto la pallida pelle delle guance.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora