XXXIV

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Anche quella sera, come tanti mesi prima, la stanzetta dei fumatori delimitata da pareti di vetro era quasi vuota. Izumi entrò e si appoggiò al muro, mantenendosi vicina all'ingresso. Mikey sostò poco distante da lei, sulla soglia. Un ritratto quasi preciso della loro seconda conversazione. Il silenzio riempì i vuoti per una buona manciata di secondi.

<<La prima volta che siamo stati qui dentro mi hai offerto da bere>> Izumi parlò ponendo fine a quell'odiosa parentesi di indifferenza reciproca e lo fece senza usare un tono collerico ma senza guardare Mikey in faccia, gli occhi rivolti alla strada oltre il vetro, le mani unite dietro la schiena.

Mikey guardò altrove a sua volta, le mani in tasca: <<Hai una buona memoria per i dettagli>> bofonchiò. Odiava doverlo ammettere ma gli era mancata la sua voce.

<<Perché sei qui? Non è serata di spettacolo per la Libellula>> tagliò corto Izumi.

<<Non mi sembra di essere mai venuto per la Libellula>>.

Izumi tacque, cercò di ascoltarsi. Le sembrava così strano che non fosse ancora scoppiato un litigio.

Mikey iniziava a sentire addosso una certa agitazione.

<<Ti va di uscire a parlare?>>.

Parlare. Significava o rimettere le cose a posto o sancire la rottura definitiva. Qualunque fosse la risposta, occorreva un dialogo, e questo era chiaro a entrambi.

Izumi annuì, sempre senza guardarlo. Uscirono dalla sala fumatori e gli chiese dove avesse parcheggiato. Mikey rispose: <<Nella via qua dietro>>. Era stato furbo: la parte di strada più vicina all'uscita di sicurezza del retro. Izumi lo scortò fino all'accesso per soli membri dello staff e, attenta a non destare l'attenzione di Yaguchi, aprì la porta e lasciarono il Night.

La moto di Mikey era di fronte all'uscita di sicurezza, in una posizione così strategica che Izumi si chiese inevitabilmente se in fondo non avesse previsto quello scenario. Poteva anche darsi. In ogni caso non importava. Si diresse verso la moto perché era oggettivamente l'unica cosa da fare per allontanarsi dal Night.

Mikey richiuse la porta dietro di sé, affrettò il passo per raggiungere Izumi e le afferrò il polso proprio quando era a pochi centimetri dalla moto. Non ebbe bisogno di farla voltare perché lei lo fece spontaneamente, tuffando le mani nei suoi capelli mentre lui la prendeva per la vita e la baciava aprendole la bocca senza troppi sforzi. La pressione del corpo di Mikey la sospinse verso la moto e Izumi vi si appoggiò, ondate di piacere che le increspavano la pelle e le rimescolavano le interiora come se tutto fosse stato cancellato, come se nulla fosse mai accaduto. I respiri cozzarono come le lingue, le dita si cercavano con l'urgenza di placare una fame profonda e irrazionale, la stessa primitiva fame che li aveva spinti lì, quella sera, nel medesimo istante come sillabe di un testo già scritto, ancora incazzati, ancora rivali ma vittime del comune, viscerale, spasmodico bisogno di assaporarsi un'ultima volta per scoprire, semplicemente, che le cellule dei loro corpi non si erano dimenticate della sensazione elettrizzante del contatto reciproco e ancora ebbero il coraggio di danzare, nonostante la lite e nonostante la rabbia, tremule farfalle impazzite attorno alla luce di un lampione.

Non ebbero fretta di far finire il bacio, chiusi nella loro bolla di piacere fino a quando una piccola parte di quella fame non venne messa a tacere e allora, storditi e con il fiato corto, si separarono guardandosi negli occhi allagati di desiderio.

<<Andiamo via da 'sto posto?>> chiese Mikey con voce incrinata.

<<Mm>> fu il solo assenso di Izumi.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora