XLIX

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Izumi trascorse la sua prima settimana al Kabuki e, al termine di quei sette giorni, credeva di aver già capito perfettamente come funzionavano lì le cose.

In primo luogo, là dentro non esistevano colleghi ma rivali. Per quanto ci fossero discipline diverse e campi di specializzazione diversi, era una continua gara a chi realizzava lo spettacolo migliore, nessuno trattava nessuno da amico ma si guardavano dall'alto in basso reciprocamente. Per Izumi quel clima era insopportabile: lei era l'unica ballerina di pole dance e non doveva competere con nessuno per avere il monopolio nella sua sfera di competenza ma tutti i ragazzi che lavoravano con lei la trattavano esattamente come se fosse arrivata lì per rubare il posto a tutti. Cosa che non aveva alcun senso perché, per farsi un'idea del livello della concorrenza, Izumi aveva assistito a quanti più spettacoli era riuscita e aveva subito constatato che fossero tutti tremendamente bravi, chi nella recitazione, chi nel canto e chi nella danza. E il pubblico li apprezzava tutti, dunque non c'era alcun bisogno di vedere in lei un nemico. Eppure era così. Da che era stata assunta non c'era stata una persona che fosse una ad essersi avvicinata per fare due chiacchiere, a farle i complimenti peggio che peggio. Izumi faceva parte di uno staff di una cinquantina di individui ed era più sola che mai.

Un'altra cosa che imparò in fretta fu che i ritmi di lavoro erano decisamente più serrati del Night. Una giornata standard era così strutturata: sveglia alle otto, colazione leggera, allenamenti e lezioni fino all'una, pausa pranzo di un'ora, allenamenti e lezioni fino alle sette, doccia, cena alle otto per chi non aveva uno spettacolo da preparare, altrimenti rapido spuntino e poi via dietro le quinte. Pensare di godersi una serata in città era impensabile perché si arrivava a fine giornata talmente esausti che il dormire era accolto come una manna dal cielo.

Izumi si adoperò per non farsi scoraggiare da questi ritmi e affrontò quel cambio di stile di vita come un'opportunità di crescita. Inoltre, il lavoro continuo le impediva di pensare alla propria situazione e a i propri turbamenti.

Non era semplice, ovviamente. Venne assegnata a un'istruttrice che era più adatta alla carriera militare e che la seguiva giornalmente controllando tutti i suoi addestramenti. Izumi era abituata ad impostarsi da sola i propri allenamenti perché era sempre stata padrona delle proprie coreografie, invece la prima cosa che le venne detta fu di scordarsi completamente tutto il pregresso perché il suo livello era a dir poco penoso e c'era molto su cui lavorare. Izumi era convinta si trattasse di un'esagerazione per non gonfiare il suo ego ma l'istruttrice si comportò esattamente come se lei fosse un rifiuto raccolto dalla strada e la sottopose ad esercizi che misero a dura prova la sua resistenza.

Essere la migliore ballerina di pole dance di tutta Tokyo aveva i suoi vantaggi e le permise di superare con dignità quella prima settimana di addestramenti. Il suo debutto sul palco andò alla grande e fu una bella soddisfazione, ma solo il pubblico espresse il proprio apprezzamento. Fuori dal palco non la attendeva più Yaguchi con una delle sue frasi fatte, ma una giungla di occhiatacce e commenti striminziti da parte della sua istruttrice, che aveva più il compito di sottolineare le imperfezioni che altro. Non vi era alcuno stimolo da parte del corpo docenti, il grosso veniva fatto da Kira.

Kira dirigeva e supervisionava tutto quanto come un avvoltoio in un deserto di carcasse ma, per lo meno, era molto più espansivo ed elogiava sempre le proprie creature. Tuttavia erano complimenti appiccicosi, di circostanza, che suonavano più come un'intimidazione che come un incoraggiamento.

Insomma, dopo una settimana là dentro Izumi realizzò di non essere felice. La mancata autonomia nell'impostazione di un allenamento la irritava e la innervosiva, così come la innervosiva il fatto che ogni sua proposta all'istruttrice veniva accantonata con un seccato: <<Sei forse il maestro tu? No, non lo sei, sono io>>, anche se il suggerimento era buono o utile. Era una ripicca, quella donna non voleva darle alcuna soddisfazione. E la trattava di merda, senza avere pietà per i suoi limiti. Dopo soli cinque giorni che lavoravano assieme le tolse la sbarra e la mise ai cerchi sospesi, una cosa che Izumi non aveva mai fatto ma da cui non poté sottrarsi. Gli allenamenti alla sbarra senza dubbio l'avevano preparata a dovere ma non abbastanza per quel tipo di attrezzi. Cadde molte volte, e ad ogni caduta l'istruttrice le diceva solo di rialzarsi e riprovare.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora